Celebrazione d’apertura in occasione del 500esimo anniversario della riforma protestante con il vescovo Muser

Nella giornata odierna si è svolta la celebrazione d’apertura in occasione del 500esimo anniversario della riforma protestante presso la Chiesa evangelica di Cristo a Bolzano. Oltre a membri della comunità evangelica di Merano e di Bolzano hanno partecipato anche numerosi cattolici – tra di loro anche il vescovo Ivo Muser.

Nel corso del suo intervento il vescovo Ivo Muser ha ammesso in modo sincero che le persone della riforma protestante mosse e guidate da grandi aspettative, non sono state comprese fino in fondo dalla Chiesa cattolica del 16° secolo. Poi il vescovo ha proseguito spiegando che per molti secoli si riteneva che, distaccandosi gli uni dagli altri, si mantenesse e si rafforzasse la propria identità. “Dopo Lutero la Chiesa cattolica si è impoverita”, ha affermato mons. Muser che ha proseguito, dicendo: “Una divisione della Chiesa rende sempre più poveri! Pertanto l’impegno per l’unità è anche una speranza di riuscire nuovamente a superare l’impoverimento e le parzialità dovute al contesto storico – e cioè insieme.”

Sono tre le aspettative del vescovo Ivo per questa celebrazione comune dell’anniversario della riforma protestante: in primo luogo la gratitudine, “poiché negli ultimi 50 anni abbiamo riscoperto che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide.” La seconda aspettativa si chiama conversione: “I cattolici e i cristiani evangelici hanno tutti un motivo per chiedere perdono per tutte le incomprensioni, le cattiverie e le ferite che si sono arrecati”, ha affermato il presule. La terza aspettativa è la speranza. “Se insieme ci affidiamo a Cristo, faremo nostro anche il suo desiderio che tutti siano uniti”, ha affermato il vescovo che ha menzionato il suo motto episcopale “Tu es Christus” dal profondo significato ecumenico. “La celebrazione comune dell’anniversario della riforma protestante possa aiutarci a unire le ferite inferte e a perdonarci reciprocamente. Nonostante tutte le differenze che non possiamo e non dobbiamo ignorare o banalizzare, possiamo testimoniare e vivere un’unità che indubbiamente è più grande di ciò che ci divide”, ha concluso il vescovo.

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