Duro e difficile il mestiere dell’Editore

Ho letto un articolo di fondo pubblicato dal quotidiano “l’Adige” di Trento, in cui si analizza il fenomeno dei cosiddetti “Scrittori”, o meglio di quelli che vorrebbero esserlo e che molti sedicenti “Editori”  sia sui quotidiani che nei siti online sollecitano con allettanti offerte di pubblicazione. L’aspetto centrale dell’articolo verte sulla perentoria affermazione che è errore, da parte dell’autore, corrispondere un compenso all’editore.

Va innanzi tutto precisato che editare un libro non è una semplice questione di stampa, altrimenti basterebbe che l’autore si rivolga ad un tipografo per farsi stampare la sua opera.

Perché l’autore non fa questo? Perché occorre un professionista che trasformi il suo manoscritto  in un libro. Va chiarito innanzi tutto che l’autore è colui che ha scritto il testo e che raramente costui è un professionista della scrittura (soprattutto se alla prima opera) la quale, senza voler raggiungere particolari livelli estetici è pur sempre una costruzione linguistica che per essere leggibile ed efficace deve rispettare alcune caratteristiche fondamentali. È l’editore cui spetta il compito, nel pieno e assoluto rispetto dell’autore, di portare il manoscritto a livello di libro e il lavoro da questi compiuto si chiama editing. Un lavoro difficile, delicatissimo, lungo e faticoso.

C’è una iniziale verifica del testo dal punto di vista della organicità dei contenuti che segnala eventuali incongruenze e contraddizioni o la necessità di chiarire meglio un concetto che pare oscuro, verifica che segnala questioni grammaticali, sintattiche, che suggerisce ritocchi stilistici. Ma oltre il controllo meramente linguistico, apparentemente più banale che corrisponde alla normale correzione di bozze, ciò che un editore assolutamente deve fare, è l’editing di contenuto e di stile.

La soglia tra editing rispettoso dell’autore ed editing commerciale può essere talora labile e la differenza è solo tra l’editore che rispetta il suo autore, e quello che lo vuole sfruttare per ragioni commerciali.

Il passaggio dal manoscritto al momento della pubblicazione richiede questo lavoro che necessariamente deve essere pagato. Dall’autore, dagli sponsor, dall’ente pubblico? Se si tiene conto che tutti gli editori italiani, salvo poche eccezioni, sono piccoli editori, che le spese di commercializzazione e diffusione sono altissime appare più che ragionevole che l’autore debba partecipare alle spese vive.

Un vero serio editore prende per mano l’autore e lo accompagna lungo il percorso della realizzazione dell’opera, dal momento in cui legge la prima stesura, all’editing, alla grafica, alla impaginazione, alla scelta di foto e immagini, alle didascalie delle foto, al titolo del libro, alla grafica della copertina!!! Tutto questo richiede lavoro e rischio che è ragionevole sia condiviso anche con l’autore. Le vendite sono di anno in anno sempre più esigue, ed è certo che  ricchi, oggi meno che mai, non si diventa con l’editoria.

Ma è un mondo affascinante, e a chi piace leggere, scrivere e divulgare il sapere si rivolga agli editori, quelli veri.

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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Claudio Calabrese

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