Natalino Bernato fonda un museo del cinema a Bolzano

Natalino Bernato frequenta la scuola elementare cattolica in Belgio dove grazie all’insegnamento di canto, teatro e cinema, nonché sorvegliando il proiettore 16 mm, scopre la propria passione per il cinema, in particolare per i meccanismi della proiezione di film e della sistemazione della sala. Trasferitosi in Italia a Bolzano continua a frequentare i cinema, sia come spettatore che soprattutto come aiuto operatore cinematografico per poi gestirli in prima persona. Sono diversi i cinema che Bernato gestirà nella sua lunga e intensa carriera: cinema parrocchiale “Costellazione”, cinema “Sole” Laives, cinema “Concordia”, nonché il cinema “Odeon” di Merano.  In seguito realizza varie strutture di cinema all’aperto come il “Cine Arena” in via Resia, e in via Claudia Augusta, collaborando anche alla realizzazione della nuova multisala in via Macello di Bolzano, dove 2 sale delle 7 hanno le stesse caratteristiche dell’ex cinema Concordia. Ora l’intraprendente uomo di cinema ha fondato un museo dedicato alla storia del cinema a Bolzano. Curiosi di conoscere l’iniziativa culturale, abbiamo interpellato Natalino Bernato per conoscere più dettagliatamente l’interessante proposta culturale.  

Gentile Natalino, hai avuto un’idea, permettimi il termine, alquanto eccentrica di fondare un museo del cinema a Bolzano. Come ti è venuto in mente?

Questo era un sogno nel cassetto che giaceva da più di 10 anni. Poi, per un motivo, o per altro è stato sempre rinviato. C’è stato un momento in cui sembrava che finalmente venisse realizzato, essendo stato nel progetto della multisala, della quale ero l’ideatore. Per dei fatti spiacevoli abbandonai la conduzione e tutto il resto del cinema. Dopo proposi di farlo nell’ex cinema Concordia, con la piena approvazione del parroco, ma per causa del tira – molla da parte della Provincia, ricevemmo dal dott. Christian Tommasini, assessore alla cultura italiana, un secco no a questo progetto. Poi decisi di andare anche in Comune dall’assessora culturale Trincanato, che rimase entusiasta del progetto, ma purtroppo la questione è tuttora rimasta in sospeso. Tenendoci molto al progetto ho deciso di intraprendere l’avventura da solo. Fortuna vuole che parlando del progetto al Videocation, la titolare Laura Zanini dopo alcune settimane mi richiamò per dirmi che si poteva realizzare nel suo capannone.

Visitando il museo ho scoperto delle realtà per me assolutamente nuove. Ho vissuto e in parte rivissuto un pezzo di storia spesso sottovalutato. Pensi che la popolazione locale sia pronta per questo genere di offerta culturale?

Si, perché è un’offerta non solo culturale, ma anche storica della città e Provincia, sia per la tecnica che per la qualità dei film proposta in varie epoche. Dopo c’è stata un’alternanza della lingua italiana e tedesca. Facendo la visita in questo piccolo museo scopriranno che fino a pochi anni or sono, a Bolzano eravamo l’avanguardia sia nella tecnologia che nel lancio di vari generi di film.

 Il museo si trova in una zona inusuale. Forse un modo per rendere Bolzano interessante al di fuori del centro?

Per quanto riguarda la posizione del museo, lo trovo comunque interessante, poiché è raggiungibile quasi con tutti i mezzi di trasporto. Il capannone, senza volere, rappresenta l’evoluzione della cultura: al piano terra si trova l’officina del teatro, al piano centrale il cine-museum, nonché allestimento per i set cinematografici e al piano superiore il Videocation con tutta la nuova tecnologia dei video proiezioni digitali.

Suppongo che non sia facile ottenere dei sostegni economici. L’ente pubblico ti ha aiutato?

Fino a questo momento non ho ricevuto contributi ne sostegno da parte della Provincia o da parte del Comune; invece tantissima collaborazione da parte di persone amanti del cinema e dai vari media.

Tu sei un esperto del cinema e forse ora grazie a questo museo potranno nascere delle importanti sinergie con istituzioni, scuole, case di produzioni cinematografiche e nostalgici del settore.

La cultura non nasce improvvisamente: bisogna capire il passato per comprendere il presente. Ciò che purtroppo nelle multisale odierne manca completamente e invece c’era nella vecchie monosale, vale a dire l’insegnamento, oltre alle tecniche del mestiere, anche la comunicazione con le persone. Un profilo volto a nuove esperienze, andando oltre le impostazioni delle multinazionali.

   

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Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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Claudio Calabrese

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