La CMSi scrive all’OMS: “Trasparenza sui dati di mortalità totale per stato vaccinale”

È ripartita puntuale -sebbene senza obblighi- la campagna vaccinale autunnale anti-Covid, sostenuta a gran voce dai media, i quali hanno ripreso a martellare sull’aumento dei positivi al virus e sulla conseguente necessità di ricorrere all’ennesimo richiamo: siamo giunti a sei dosi complessive in due anni e mezzo. Tuttavia permane ancora un’infinità di domande circa l’efficacia e la sicurezza dei prodotti somministrati, ma intorno ad esse le autorità istituzionali e sanitarie sembrano fare orecchi da mercante.

La Commissione medico-scientifica indipendente (CMSi) non smette però di porre quesiti. Il 4 giugno scorso aveva inviato una lettera aperta alla Direzione Generale dell’OMS, al fine di intraprendere una “discussione scientifica sull’insistenza non giustificata dalle prove con cui l’OMS continua a sostenere ripetute vaccinazioni anti-Covid”. L’OMS ha quindi invitato la CMSi, attraverso una missiva, a consultare gli studi che sta raccogliendo in modo sistematico e che proverebbero l’efficacia e la sicurezza dei prodotti vaccinali. La replica della CMSi non si è fatta attendere: “Nonostante un follow-up di pochi mesi, gli studi mostrano come l’efficacia contro l’infezione da SARS-CoV-2 si riduca a zero e talvolta diventi addirittura negativa rispetto ai non vaccinati. Anche la protezione contro la Covid grave diminuisce piuttosto rapidamente e la strategia adottata è stata in pratica solo di anticipare la somministrazione di booster”. Sul rapido decadimento della protezione -che diventa addirittura negativa- e sulle possibili reazioni avverse post-iniezione abbiamo parlato diffusamente con i ricercatori della CMSi il 31 dicembre 2021, il 28 febbraio 2022, il 10 agosto 2022 e il 9 dicembre 2022. Secondo la Commissione, inoltre, i vaccini ‘aggiornati’ non riescono a tenere il passo con la continua proliferazione di varianti (ciò è sostanzialmente confermato da un importante studio ISS). Non solo: “Purtroppo in gran parte del mondo gli studi adottano uno spostamento sistematico dei risultati delle iniezioni vaccinali nei 14 giorni successivi a ciascuna iniezione, trasferiti allo stato vaccinale precedente. Cioè, quanto accade nei 14 (o 7, o 21) giorni successivi alla 1a iniezione è imputato al gruppo dei non vaccinati, e quanto accade nei primi 14 giorni dopo rispettivamente la 2a , 3a , 4a iniezione è (retro)attribuito ai soggetti che erano a dose singola, doppia o tripla…). Questo spostamento provoca un’illusione statistica che può mostrare un’efficacia vaccinale fittizia anche con un vaccino inerte, o può persino mostrare un’efficacia positiva (almeno nei primi mesi) con un vaccino con efficacia negativa…”. Nella revisione dell’OMS non è compresa una ricerca pubblicata recentemente su Lancet e relativa all’immunità della popolazione del Qatar, secondo cui dopo l’emergenza Omicron l’efficacia del vaccino è diminuita, soprattutto nei soggetti con tre dosi. Per quanto riguarda “l’efficacia contro la Covid grave, critica o fatale -si legge nel comunicato della CMSi- non vi è alcun calo della protezione nel caso di infezione precedente in soggetti non vaccinati, mentre c’era un’indicazione di un certo declino nel tempo della efficacia vaccinale da serie primaria vaccinale e da vaccinazioni di richiamo”.

Nella risposta alla CMSi, l’OMS ha sostenuto di aver allentato la tabella di marcia vaccinale. Tuttavia le ‘raccomandazioni’ proseguono: “Le Raccomandazioni OMS (che diverrebbero vincolanti se nel 2024 saranno approvate le modifiche proposte ai Regolamenti Internazionali) sono già state rafforzate da ECDC ed EMA per la campagna vaccinale dell’autunno 2023. Per esempio:“per i bambini sotto i 5 anni senza vaccinazione o pregressa infezione da SARS-CoV-2 è consigliata una serie primaria di…3 dosi appena adattate…””.

La Svizzera ha invece smesso di raccomandare le vaccinazioni anti-Covid, persino nei confronti dei ‘soggetti a rischio particolare’. Vi è poi il capitolo sugli effetti avversi, perennemente tabù. Per la Sanità Svizzera (come sarebbe giusto), “le informazioni devono includere sia i rischi frequenti che quelli rari, se noti e potenzialmente gravi; e va ricordato al paziente che ad oggi non tutti i rischi sono noti (come rischi di possibili danni a lungo termine)”.

La Commissione punta il dito sulla grande controversia relativa all’“entità di reazioni avverse ed eventi avversi a seguito di queste vaccinazioni, documentata da un divario di circa 1000 volte tra la sorveglianza passiva AIFA e le fonti ufficiali di sorveglianza attiva. Per affrontare la controversia in base alle prove, oltre ad attivare una vera sorveglianza attiva (che oggi in Italia non esiste), riteniamo necessario riformare i sistemi di raccolta e comunicazione dei dati, accettando un dibattito scientifico aperto sul tema”. Tema che -come ormai noto- viene regolarmente censurato. “Questo dibattito scientifico dovrebbe avvenire anche in contesti istituzionali, senza imporre dogmi o pregiudiziali aree di esclusione”, scrive la CMSi. Già: dovrebbe.