Probabile il prolungamento del “lockdown” in salsa altoatesina

In Alto Adige i contagi di Coronavirus ufficialmente segnalati dopo oltre un mese di chiusure progressive iniziano a scendere. Ciò non vale però per le terapie intensive che continuano ad essere sotto stress. Come conferma l’Azienda Sanitaria della provincia di Bolzano nel suo bollettino quotidiano anche oggi i malati afflitti da Covid-19 ricoverati nei reparti di terapia intensiva in provincia sono 43. Vanno aggiunti altri tre sudtirolesi ricoverati in Austria, anche questi gravi e quindi in terapia intensiva. Naturalmente come confermato dall’Assessore alla Sanità di Bolzano ai pazienti Covid si aggiungono anche altri pazienti ricoverati in terapia intensiva per altre patologie, portando il numero dei malati gravi a oltre sessanta. Quindi i famosi 100 letti riservati alla terapia intensiva e annunciati con solennità dall’Assessore non sono ancora occupati, ma ora non se ne parla più. Anzi, sembra che i membri della Giunta provinciale stiano pensando soprattutto a causa delle terapie intensive così sotto pressione di prolungare ulteriormente il “lockdown” oltre 14 marzo, come previsto dall’ultima ordinanza presidenziale. Un “lockdown” che va scritto tra virgolette considerando che tale non sembra assolutamente essere. Scene come certi assembramenti sui prati del Talvera visti e fotografati ieri non sono lontanamente paragonabili ad una chiusura forzata imposta contro la diffusione del contagio di un virus così contagioso e pericoloso.
Giustamente commercianti e ristoratori si chiedono perché proprio loro debbano continuare a tenere chiusi i loro locali rischiando di finire in bancarotta. Non saranno certo i ristori poco consistenti a fornire l’aiuto necessario agli imprenditori le cui associazioni di categoria continuano a lanciare appelli d’aiuto chiedendo di essere sentiti. Purtroppo però senza grande riscontro, come pare. In provincia di Bolzano sembra che manchi una strategia chiara di lotta contro la pandemia. Troppe sono state e continuano ad essere le promesse da parte di chi ha poteri decisionali in merito. Ogni tanto sui giornali spunta qualche immunologo o statistico per dire la sua, ma non si capisce chi in realtà all’interno dell’Azienda Sanitaria consigli i responsabili politici. Un minimo di trasparenza in più sarebbe doverosa; i cittadini vorrebbero sapere chi sono le menti che consigliano le varie chiusure. Questo salvo che in futuro anche Bolzano non voglia adeguarsi pienamente alla linea romana e rinunciare totalmente alle scelte autonome. Difficile! Molto probabilmente ogni recepimento delle disposizioni romane avverrà in salsa bolzanina.

 

 

 

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