Il Team K chiede alla Giunta provinciale altoatesina misure concrete per la riqualificazione dei lavoratori che decidono di cambiare mestiere nel corso della loro vita professionale, specialmente per i settori in cui c’è carenza di lavoratori qualificati.
Imprenditori e parti sociali hanno chiesto a gran voce l’intervento della Provincia sulla riqualificazione professionale, che ha recentemente presentato il suo documento strategico sulla politica attiva per il mercato del lavoro. Team K ritiene però che il documento vada integrato con misure importanti quali l’ampliamento dei compiti dei centri per l’impiego e il conseguente rafforzamento dei loro team. Inoltre in collaborazione con le associazioni di categoria, è urgente valutare quali profili professionali saranno indispensabili nei prossimi anni e quindi offrire più formazione in questi settori. È poi necessario pensare a nuove tipologie di formazione.Mentre il mondo del lavoro cambia continuamente, i percorsi di formazione rimangono rigidi. Riqualificarsi o cambiare settore professionale è difficile. “In Alto Adige, ci sono poche opportunità di cambiare completamente ambito lavorativo nel corso della propria carriera. Quasi nessuno può permettersi economicamente di prendersi 2-3 anni di pausa dal lavoro per formarsi in una nuova professione. In Alto Adige sono inoltre disponibili borse di studio per studenti fino a un’età massima di 40 anni”, spiega Maria Elisabeth Rieder del Team Kollensperger.
L’offerta di attività formative e di riqualificazione professionale è limitata e si rivolge quasi unicamente a chi ha un’inabilità o riceve un’indennità di disoccupazione. L’inizio di un apprendistato “tradizionale” non è più possibile a partire dai 25 anni di età, un apprendistato di specializzazione professionale è invece possibile fino ai 29 anni. “C’è carenza di lavoratori qualificati in molti settori, per i quali la Provincia dovrebbe avviare nuovi percorsi flessibili di riqualificazione e formazione”, sostiene Rieder. Per esempio, la digitalizzazione offre anche la possibilità di frequentare lezioni in un mix di presenza e online, un’opzione importante anche in termini di conciliazione famiglia/lavoro, in particolare per le donne che vogliono tornare al lavoro dopo la maternità o dopo un periodo di assenza per la cura di congiunti. Attualmente ci sono ancora poche opportunità di formazione e perfezionamento e quasi nessun contributo.„Particolare importanza riveste la formazione nelle professioni sociali e sanitarie. In questo settore una certa formazione extra-lavorativa è già possibile, ma bisognerebbe comunque considerare modelli decentralizzati e flessibili. Soprattutto per la Claudiana, è necessario pensare ad offerte mirate per chi desidera cambiare settore”, dice Rieder.
In foto, Maria Elisabeth Rieder
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