La novena di Natale e Nabucco di Verdi, di Antonino Papa

Il Natale è festa universale di speranza e di fiducia, mentre, al contrario, il Natale della politica italiana porta l’annuncio di cattiva novella: la ibrida ed elettorale manovra “del popolo” approvata dal Senato non è né convincente né fornisce azione sufficiente all’economia nazionale. In questi giorni di auguri e di strette di mano non bisogna chiudere gli occhi ma anzi vedere nel buio.  Fermiamo l’attenzione su alcune misure entrate nel maxiemendamento con la consapevolezza della sua complessità di fronte ad avvenimenti e a turbolenze che potrebbero cambiare il volto del Paese. Ad esempio la quota 100, il reddito di cittadinanza, le pensioni, il condono per chi è in difficoltà economica, la web tax, i finanziamenti e l’esercito in campo per l’emergenza buche a Roma e la proroga di 15 anni delle concessioni balneari ecc. ecc. richiamano la situazione economica e la disponibilità delle casse statali e anche…. del volo degli uccelli. Mi spiego meglio. È vero che far sognare è si bello ma i sogni hanno poco a che fare con le esigenze dello Stato e con le necessità dei cittadini. Scusatemi: se così non è perché predisporre le dette “clausole di salvaguardia”? Questa contraddittoria abnormità non meraviglia e non preoccupa?  Se a tutt’oggi la linea dei porti chiusi va avanti e se si crede alle parole bibliche di un predicatore quando dal balcone di Palazzo Chigi strilla che la miseria sarà definitivamente sconfitta entro breve tempo, il cittadino non crederà all’arrivo dell’era dei cartoni per forgiare spade invincibili e specchi magici e legittimare con l’assenso simili “deragliamenti”.
Simili abnormità non ci meravigliano? Nella vita o si pensa o si crede. Mi viene in mente un vecchio proverbio che dice che se un milione di persone crede ad una cosa stupida, la cosa non smette di essere stupida. Non è da lì che deve ripartire il Paese ancora fermo come il camion sul moncone del ponte Morandi a Genova o come l’asta dei titoli immessi sul mercato estero per finanziare il nostro debito e che nessuno vuole comprare. Rimane, quindi, di prendere coscienza sin da subito e nel rispetto dell’indiscusso “primato” che spetta alla novena tradizionale del Santo Natale di cominciare a cantare laicamente il “Va’ pensiero” del Nabucco di Verdi.

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