Trento. Cannabis, proibire, legalizzare o liberalizzare?

Cosa c’entra l’economia con il consumo di sostanze stupefacenti? Molto più di quanto si possa pensare. Perché il consumo di droga e la prostituzione già da tempo vengono inseriti nel PIL italiano. E perché la repressione e il contrasto costano. Inoltre le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di droga dispongono facilmente di risorse liquide da investire spesso in attività illegali che fanno concorrenza a quelle legali di imprenditori e Stato. Senza dimenticare i possibili risvolti fiscali di una possibile liberalizzazione. Un analista finanziario, un ricercatore del CNR e una statistica-matematica del Partito Radicale ne hanno discusso al Festival dell’Economia. Concludendo che anche in Italia le resistenze proibizionistiche stanno svanendo. È solo questione di tempo.

Pietro David è un ricercatore del CNR e docente di Economia Politica all’Università di Messina. Siciliano, sa bene come le mafie con il traffico della droga arruolino manovalanza, creino – con lo spaccio – una fonte di guadagno per molti giovani dei quartieri degradati, e controllino così ancor meglio il territorio. È convinto, nella sua analisi economica, che i benefici di una liberalizzazione della cannabis siano ben superiori ai costi.

Tra i benefici diretti immediati ci sarebbe, per il nostro paese, un risparmio di circa 570 milioni di euro l’anno oggi spesi per la repressione dei reati connessi con lo stupefacente. In secondo luogo, con un’impostazione fiscale sulla cannabis pari a quella praticata oggi sul tabacco, le casse dello Stato italiano potrebbero introitare tra i 5 e gli 8 milioni di euro all’anno. Ma ci sono anche benefici indiretti: considerando oggi tutte le droghe uguali, si incentivano gli spacciatori a portare i clienti-consumatori all’utilizzo di sostanze più pesanti.

Sul fatto che le sostanze, se liberalizzate, sarebbero anche più controllate, ha insistito la matematica e statistica Carla Rossi, impegnata da 27 anni sul fronte dell’antiproibizionismo con il Partito Radicale. Ha portato alcuni dati elaborati da tossicologi e psichiatri europei che rilevano come il consumo di alcol e tabacco siano oggi più pericolosi per la salute rispetto alla cannabis non trattata con pesticidi. “si ascoltano troppo le ragioni dei proibizionisti, ideologizzati”, ha ammonito la Rossi. In Italia attualmente ci sarebbero oltre 6 milioni di consumatori di cannabis. Il 50% di età superiore ai 24 anni.

Il suo consumo aumenta, mentre il PIL italiano diminuisce. In 8 Stati U.S.A. La cannabis è stata liberalizzata per uso ricreativo. Ha molto influito, in questo caso – ha ricordato il prof. David – l’uso medico che della cannabis è fatto da tempo. Droga e prostituzione, ha aggiunto, non sono criminali, ma illegali. Non comportano l’uso della violenza. Prima liberalizziamo la cannabis, più benefici avremo, ha concluso tra gli applausi della platea. Più prudente e salomonico Marcello Esposito, analista finanziario dell’Università Cattaneo di Castellanza, che ha parlato di “trilemma cannabis”: “Dobbiamo decidere qual è la nostra priorità. Proteggere i consumatori, ridurre i costi del proibizionismo o massimizzare gli introiti fiscali? Far convergere tutti e tre questi elementi è impossibile”.

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