Nerone ebbe Seneca, Alessandro Magno Aristotele, Ottaviano Mecenate e relativo circolo, nei secoli hanno cambiato nome, consiglieri, poi consulenti oggi li definiamo spin doctor, ovvero le figure di supporto alle campagne elettorali (e comunicative) dei politici, siano locali o nazionali.
Ma chi è esattamente lo spin doctor?
In primis è persona colta, abile nello scrivere, conoscitrice di almeno cinque o sei materie fondamentali per “far politica”, tra cui economia e storia, linguistica e perfino letteratura. Abile nelle risposte, creativa nella “storia” con cui comunicherà le gesta del politico di turno, o dell’intero partito. L’esperienza nel giornalismo è fondamentale, la conoscenza dei media, dal flusso delle notizie all’impatto, oggi soprattutto sui social è necessario “gestire le crisi” tra consenso e post con riflessione e tattica. Quando in ballo c’è molto, di norma lo “spin” è a capo di uno staff, dal video-maker al grafico, passando per gli specialisti per materia, anche esperti di pubblicità. Silvio Berlusconi fu il precursore (applicò il marketing alla politica) in Italia, poi arrivarono Walter Veltroni (rivoluzionò la Sinistra) e Beppe Grillo che fece da spin doctor al proprio Movimento. Fu poi la volta di Matteo Renzi (comunicazione “americana” per il suo Pd) e ovviamente Matteo Salvini (molto “trumpista”, quasi che appare spontanea ma che in realtà racchiude struttura, studio e molta professionalità). Senza spin doctor ed esperti, anche Obama e Trump avrebbero avuto non poche difficoltà a vincere le elezioni. Oggi lo spin (parola che arriva dal tennis, indica il colpo ad effetto, a sorpresa) collegato o fuso con il social media manager (nei casi di politica locale). Lo “spin” è più d’un consigliere, è un vero e proprio organizzatore d’idee, che comunica con le tecniche giuste. Ad un certo livello (dall’assessore in grandi o medi centri), risulta quasi impossibile non averlo, del resto l’ipermediaticità dei social non permette d’evitare errori, un tempo statisticamente limitati a comizi, interventi od interviste e dichiarazioni riprese dai giornalisti, oggi attivissimi nel virtuale.
La prossima campagna elettorale bolzanina sarà giocata molto sul terreno social, quasi assenti i comizi, rari anche i confronti che sempre più spesso cedono il passo ai colpi di tweet. Politici e partiti scaldano i motori, c’è chi fa da solo (e purtroppo si vede, pressapochismo che affiora), c’è invece chi preferisce una gestione con consulente o spin doctor che dir si voglia, soprattutto chi vuol evitare i clamori (ed i rischi) di confronti reali che spesso è difficile gestire. Certo che nel mondo social lo spin virtuale, se addestrato e preparato, diventa preziosissimo. Può rispondere alle polemiche più svariate con competenza e pazienza, dote fondamentale che evita scivoloni. Sangue freddo e pazienza sono più naturali nello spin doctor, non essendo coinvolto in prima persona può ponderare e valutare risposte più tattiche e consone ad un futuro eletto. Spesso gli spin servono da “pronto soccorso”. I politici sono abilissimi a cacciarsi nei guai con commenti o azioni particolari, oppure incorrono in vecchi post che riaffiorano (la drogatura dei profili è obbligatoria, in politica qualsiasi argomento può implodere e creare danni).
La gestione, di norma, avviene nelle ultime due settimane di campagna, le più complesse. Gli elettori indecisi, infatti, molto spesso, basano il proprio voto su fatti ed uscite inerenti l’ultimo periodo. A volte basta un post, una frase od una polemica sbagliata per rovinare l’intera campagna elettorale. Gli ultimi cinque giorni vanno monitorati moltissimo, uno scandalo nelle ultime 48 ore può far saltare anche la più sicura elezione. Nel frattempo lo spin doctor deve documentarsi, pensare come chi rappresenta e soprattutto “congelare” le proprie idee o convinzioni, perché potrebbero influenzare gli interventi. Spesso negli ultimi giorni di campagna elettorale si dorme qualche ora a notte, tra programmazioni di pagine, comunicati e “consigli d’immagine”. Ormai anche molte aziende s’affidano a questo genere di figura, non necessariamente un giornalista, anche un ghost writer “pensante” come qualcuno in Usa lo ha definito. Le Corporation ormai comunicano con questi sistemi. Ma anche per vincere le elezioni comunicali bisogna saper comunicare, soprattutto sui social dove la figuraccia è dietro l’angolo e spesso inaspettata.
Un lavoro duro quanto oscuro, del resto l’eccellente spin doctor lavora bene quando non si vede la sua mano. Più lavora e meno si vede, il paradosso di una professione al limite.