Votare, partecipare, un diritto-dovere di tutti noi

Mai come oggi la politica entra nelle nostre vite in modo diretto e quotidiano.
Non è un tema distante, confinato ai palazzi del potere ma è ciò che decide il costo dell’energia, la qualità della scuola, la sanità, le regole del lavoro e dell’economia.

Seguire la politica significa comprendere il presente e avere voce e potere decisionale sul futuro.
Eppure, le ultime elezioni sia nazionali sia amministrative hanno mostrato un fenomeno allarmante e pericoloso per le nostre democrazie occidentali: la crescita preoccupante dell’astensionismo.

Quest’ultimo è cresciuto fino a diventare il vero protagonista ogni qualvolta si presenta il tempo delle elezioni.

Sempre più italiani scelgono di non recarsi alle urne, come se la politica fosse un affare che non li riguarda.

Ma dobbiamo ricordarci che la nostra cara e preziosa Costituzione ci ricorda che la sovranità appartiene al popolo, e che il voto è non solo un diritto, ma anche un dovere civico.
Rinunciarvi significa lasciare che altri decidano al nostro posto.

L’astensione non è solo un dato percentuale, ma un silenzio assordante.

È la voce che manca in un coro che dovrebbe essere di tutti, è la rinuncia a decidere sul nostro futuro, proprio mentre le sfide globali che ci attendono richiedono più partecipazione, non meno.
E qui entra in gioco un tema ancora più grande, ovvero le future generazioni.

Ogni scelta politica di oggi, dalla gestione del debito pubblico alla transizione ecologica, dalle politiche educative a quelle sul lavoro, avrà un impatto diretto su chi verrà dopo di noi.

Disinteressarsi significa lasciare ai nostri figli e nipoti un Paese più fragile, con meno diritti garantiti e meno opportunità dallo studio al lavoro, ai diritti civili. La solidarietà di cui parla la Costituzione non riguarda solo i nostri contemporanei, ma anche chi erediterà il mondo che stiamo costruendo.

La fedeltà alla Repubblica, richiamata dall’articolo 54, non è solo rispetto delle leggi ma è impegno a lasciare un Paese migliore di quello che abbiamo trovato.

È responsabilità verso chi non ha ancora voce, ma che subirà le conseguenze delle nostre scelte e delle nostre omissioni odierne.
La democrazia non muore di colpi improvvisi, ma di indifferenza e il silenzio delle urne è il suo sintomo più evidente.

Per questo oggi più che mai interessarsi alla politica non è un gesto opzionale e di piacere, ma un atto di fedeltà al futuro.

Significa non accettare di essere spettatori passivi, ma cittadini consapevoli.
Significa ricordare che la democrazia non è un bene ereditato una volta per tutte, ma un impegno quotidiano che vive solo se ciascuno di noi sceglie di esserci e di partecipare attivamente.

foto, affluenza al voto