Il presidente regionale di Trentino Alto Adige di CNA Claudio Corrarati: “Un’impresa bolzanina lavora mezzo anno solo per pagare lo Stato. Sull’altra metà dell’anno ricadono i costi di gestione dell’azienda, dal personale ai fornitori. Se Bolzano quindi da una parte risulta il comune più virtuoso in tema di tasse, dall’altra lo studio della nostra Confederazione attesta ancora una volta come le nostre aziende da nord a sud debbano fare i conti con una tassazione ancora troppo alta.”
Per pagare il “socio” Stato, illustra Corrarati, un’impresa bolzanina deve lavorare fino al 18 giugno, in pratica mezzo anno. Basta questo dato per capire quanto la tassazione sulle pmi (piccole medie imprese), seppur diminuita, resti elevata e richieda misure urgenti. Guardando il resto d’Italia fotografato dall’Osservatorio CNA “Comune che vai fisco che trovi” sulla tassazione sulle piccole imprese illustrato a Roma davanti al viceministro all’Economia Maurizio Leo, la situazione è anche peggiore. Ad Agrigento un’impresa deve lavorare fino al 30 luglio per raggiungere l’ambìto tax free day, ovvero il giorno in cui gli imprenditori e le imprenditrici «terminano» di lavorare per versare tasse e contributi previdenziali allo Stato. E i costi di gestione dell’azienda, dai fornitori al personale? Ricadono tutti sui ricavi della seconda metà dell’anno. L’Osservatorio mostra che l’anno scorso la tassazione media sulle imprese è scesa al 52,7% grazie alla deduzione Imu del 100%, l’eliminazione dell’Irap e la rimodulazione dell’Irpef, tutti interventi sollecitati da anni dalla Confederazione. La pressione fiscale così è scesa di 7,5 punti percentuali e si è ridotta anche la distanza tra i comuni più virtuosi e quelli dove il peso delle tasse è maggiore, da 16 punti a 11,3. Bolzano resta al primo posto con un total tax rate pari al 46,7% mentre all’ultimo posto tra i capoluoghi di provincia c’è Agrigento con il 58%. In vetta alla classifica dei capoluoghi di provincia con un regime più rilassato ci sono anche, in seconda posizione, Trento con il 47,9% e Gorizia con il 48,5%. Fanalino di coda invece, oltre ad Agrigento, Vercelli con il 57,1% e Biella con il 56,9%. Le differenze nella tassazione dipendono dalla Tari e dalle rendite catastali che non sono allineate ai valori commerciali.
“Per le imprese del nostro territorio quanto attestato dall’Osservatorio può essere letto come un’amara consolazione – così il presidente di CNA Trentino Alto Adige Claudio Corrarati commenta i dati. Lo studio mette nero su bianco come gli imprenditori e le imprenditrici italiani debbano fare i conti con un socio silente, lo Stato. Le nostre imprese lavorano mezzo anno per far fronte alle tasse, facendo ricadere il resto dei costi, dalla gestione del personale ai fornitori, sui ricavi dei sei mesi restanti. La tassazione quindi rimane alta, in un momento dove le aziende sono in balìa di liquidità, redditività e mercati instabili. Sia il Governo a livello nazionale che quello locale non devono dimenticare che il 98% delle imprese italiane, e anche altoatesine, è di piccole dimensioni e troppo spesso ci si dimentica di questa realtà. Il rischio è quello di una desertificazione delle micro e piccole imprese”.
Se qualche passo in avanti verso un fisco più sostenibile per le imprese è stato compiuto negli ultimi anni, la strada da percorrere è ancora lunga.
“Tra le proposte CNA – conclude Corrarati – spiccano quella di introdurre un regime premiale nella tassazione dei redditi, ovvero “chi è più efficiente, meno paga”, prevedendo delle riduzioni automatiche all’aumentare del reddito dichiarato rispetto al reddito “normale” che emerge dagli Indicatori Sintetici di Affidabilità (ISA), e quella di introdurre un regime di favore con tassazione agevolata per premiare chi investe nella propria impresa personale”.