Bene aumento aumento pensioni minime, da rivedere la penalizzazione delle pensioni medie, CNA-SHV Pensionati

Se da una parte CNA-SHV Pensionati valuta positivamente l’attenzione dimostrata dal Governo nei confronti degli anziani con reddito più basso, dall’altra si unisce alle perplessità espresse in queste ore dal CUPLA, Coordinamento Unitario Pensionati Lavoratori Autonomi.  In attesa di conoscere il testo definitivo del Disegno di legge di Bilancio, e quindi di fare una valutazione complessiva della Manovra, il segretario dei Pensionati di CNA Alto Adige, Pino Salvadori prende posizione su quanto emerso finora. Secondo la bozza del provvedimento che è stata diffusa i minimi di pensione verranno rivalutati in una percentuale più alta dell’inflazione calcolata dall’ISTAT. Un segnale sicuramente positivo, ma che sicuramente non basterà a dare sollievo ai molti anziani che si trovano a fare i conti con il caro bollette e con l’inflazione che galoppa a velocità superiore all’11%.  Pur consapevole del difficile quadro economico attuale, infatti, CNA-SHV Pensionati ci tiene a sottolineare come tale aumento suppletivo in realtà è di qualche euro, se si esclude quello consueto della rivalutazione automatica annuale.  A questo va aggiunta una riflessione sulla modifica del sistema di rivalutazione automatica delle pensioni che il Governo intende introdurre per gli anni 2023 e 2024. È inappropriato in questo momento – prosegue Salvadori – accanirsi contro pensioni di importo medio che hanno subito già nel passato rilevanti penalizzazioni. Con l’aggravante che, mentre nel passato, quando alcuni Governi hanno deciso il blocco parziale o totale della rivalutazione, l’inflazione era relativamente bassa, adesso la perdita per le pensioni è assai rilevante e rischia di appiattire i trattamenti, vanificando le contribuzioni in più versate e venendo meno ad un patto con i contribuenti che non prevede solo la liquidazione delle pensioni, ma anche il mantenimento del loro valore reale nel tempo – chiarisce Salvadori.  Il blocco parziale della rivalutazione per pensioni predisposto dal Governo non colpisce solo le pensioni “d’oro”- aggiunge – ma anche quelle di importo modesto, col combinarsi del passaggio al calcolo progressivo, e non per scaglioni, e della diminuzione della percentuale di rivalutazione. Ad esempio, una pensione lorda di 2.500 euro, che equivale ad un netto di circa 1.800 euro, viene a perdere 33 euro mensili nel 2023, vale a dire, per effetto del sovrapporsi delle mancate rivalutazioni per due anni, circa 1.000 euro. Una pensione di 3.500 euro mensili lordi (2.400 netti) perderebbe 98 euro mensili, cioè circa 2.600 euro nei due anni, che poi si trascinerebbero anche per gli anni futuri.
Consideriamo questa norma iniqua – conclude Salvadori – e auspichiamo una modifica in tal senso da parte del Governo”.

Foto: Pino Salvadori, segretario CNA-SHV Pensionati

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