Presa di posizione riguardante il divieto di benedizione per le coppie omosessuali (Alto Adige/Südtirol)

La pubblicazione del decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo alla benedizione delle coppie omosessuali e delle coppie non sposate, ha suscitato in noi una grande delusione e ci ha spinto a fare una riflessione che esprime il pensiero di moltissime persone, specialmente fedeli, laici e pastori.

Il decreto vaticano, pubblicato col consenso di papa Francesco, che con le sue recenti parole ci aveva fatto intravvedere possibilità altre, impone con autoritarismo più che con autorità, di rinunciare a un gesto semplice di fiducia e di inclusione quale è la benedizione, che viene ridotta a una “certificazione di qualità”, riservato ai buoni, ai puri.

Viene in questo modo sottolineata la “diversità” come un disvalore, connotata come peccato, disordine di vita e che come tale va “corretto” e senza dubbio abbandonato.

Il decreto non tiene conto dei risultati della scienza che in questi anni ha chiarito gli aspetti fisici e psicologici dell’identità di genere.

Non tiene conto nei fatti, pur considerando la misericordia un tratto fondante del messaggio evangelico, dei sentimenti, delle attese, delle speranze, delle vite di persone che spesso sono state sofferenti e discriminate.

Non tiene conto del rischio di offrire una chiara legittimazione all’omofobia e alla transfobia di una parte dell’opinione pubblica, che altro non aspetta se non questo chiarimento da parte della Chiesa, per poterlo usare come un’arma contro chi è diverso. Pensiamo, in modo particolare, a quei paesi del mondo dove la legislazione statale non offre alcuna protezione alle persone omosessuali e arriva a perseguitarle, a torturarle e ad ucciderle. Ma, allo stesso tempo, non dobbiamo mai dimenticare che questo uso strumentale della fede è pratica comune anche qui da noi: ad esempio nei circoli della destra religiosa e politica in tutti i paesi occidentali.

Dimostra ancora un pregiudizio nei confronti della sessualità umana, e anziché comprenderla come uno dei modi, fondamentali e necessari, in cui l’amore si manifesta, la considera semplicemente in relazione alla riproduzione, al di fuori della quale essa è impura, impropria.

Ma quello che più lascia stupiti e addolorati, è attribuire l’esclusione e il rifiuto ai piani di Dio, nei quali queste persone non sarebbero previste. Mentre in ogni parola della Sacra Scrittura, Dio ci invita alla fraternità e sottolinea che “tutti” siamo fatti a sua immagine. Mentre l’unica prescrizione o legge di Dio che attraversa l’intero Vangelo è l’amore reciproco. Amore senza limiti, oltre la legge, oltre il buon senso, che Gesù ha predicato e testimoniato fino alla morte.

«Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato”.» (Mt 12, 6-8)

Ancora una volta, le persone non eterosessuali, si sentono rifiutate, svantaggiate ed escluse dalla Chiesa nel loro intimo, nella loro umanità. Ma noi siamo motivati a vivere e lottare per la speranza. Speranza che ci possa essere per tutti in questa nostra Chiesa cattolica, una piena e fraterna accoglienza, una vera uguaglianza. È vero, il cammino appare in salita, ma questo non ci fermerà.

Un gruppo di persone credenti – omosessuali e non – in cammino (Alto Adige/Südtirol)

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