Da quando mercoledì scorso l’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi è stato convocato al Quirinale dal Capo dello Stato e ha accettato di formare un nuovo Esecutivo, la situazione politica italiana nazionale è cambiata di ora in ora. C’è chi degli esponenti di spicco delle varie formazioni politiche subito dopo aver appreso la notizia ha immediatamente espresso il suo pieno e incondizionato appoggio al Presidente designato, senza tra l’altro aver avuto ancora alcun contatto con lui, e chi invece ha in un primo momento negato di voler sostenere l’autore di Whatever it takes, salvo poi cambiare idea e mettersi al tavolo delle trattative. L’unica che pare resistere al fascino del “Grande salvatore”, come da molti sembra essere dipinto, è Giorgia Meloni. Secondo quanto si apprende dalle stanze dei palazzi del potere romano la guerriera di Fratelli d’Italia non intenderebbe in alcun caso votare la fiducia ad un Governo sostenuto da tutti i componenti della compagine parlamentare, benché sarebbe disposta a valutare l’opportunità di appoggiare singoli provvedimenti legislativi conformi al programma di Fratelli d’Italia.
Non c’è dubbio che se Matteo Renzi non avesse osato avviare questa crisi, da molti considerata scellerata, adesso non ci ritroveremmo un Mario Draghi intento a mettere in piedi un Governo che potremmo definire di unità nazionale ovvero di salvezza del Paese. Certo, a cogliere la palla al balzo è stato il saggio inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella che con la mossa del cavallo ha mandato in pista un pezzo da novanta come Draghi spiazzando tutti. Mentre i membri del PD fin da subito si sono mostrati più che possibilisti, così come Forza Italia, sembra esserci qualche imbarazzo da parte dei parlamentari di LEU, anche se difficilmente diranno di no.
Il Movimento 5 Stelle in un primo momento decisamente contrario, dopo che il presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte si è presentato con un semplice tavolino per tenere una conferenza stampa dal centro di piazza Colonna, circostanza alquanto buffa, per esprimere la sua disponibilità a Draghi, gran parte dei Pentastellati guidati da Vito Crimi e Beppe Grillo si sono aperti al confronto. Infatti, dopo l’incontro di oggi si sono dichiarati leali. Resta comunque incertezza su cosa faranno i duri e puri legati all’ex deputato Alessandro Di Battista.
Persino la Lega di Matteo Salvini non pone veti di alcun tipo. Questo grazie a Giancarlo Giorgetti, l’abile diplomatico del Carroccio sempre pronto a tessere i rapporti quando servono.
Anche i meno esposti in Parlamento non porranno particolari problemi, così come Più Europa di Emma Bonino e le rappresentanze delle minoranze linguistiche.
Mario Draghi, più che mai conscio del fatto che il Next generation EU sia la dimostrazione che l’Europa è in grado di condividere le problematiche europee, sicuramente punterà su un programma in questo senso, capace di liberarci dall’idea che il sogno europeo sia un fallimento L’Europa non è matrigna, ma in grado di sostenere la reale integrazione. Una sfida comune insomma.
Nessuno dovrà attendersi miracoli, ma metterci del suo ed impegnarsi. L’uomo che ha salvato l’euro s’impegnerà anche per salvare il suo Paese, l’Italia. Per riuscirci però ci vorrà l’impegno di tutti e Sergio Mattarella l’ha capito e ha agito di conseguenza.