Bolzano. Zone produttive, troppe tasse, le proposte concrete di CNA

“Il mutato quadro economico e la necessità di ridurre il più possibile il consumo di suolo, soprattutto in un territorio di montagna come l’Alto Adige, devono spingere i decisori provinciali e comunali ad una nuova politica sulle zone produttive, che si basi su principi di sostenibilità urbanistica ed economica.  Riteniamo non più procrastinabili alcuni provvedimenti, come il censimento degli immobili dismessi, un meccanismo calmierante dei prezzi, ormai tra i più elevati d’Europa, il ripristino di agevolazioni provinciali mirate a pratiche virtuose, un ripensamento della zonizzazione e una visione sulla funzione abitativa di queste aree”. Lo affermano Claudio Corrarati, presidente di CNA-SHV, e Gianni Sarti, direttore dell’associazione e, da 30 anni, responsabile degli insediamenti produttivi di CNA-SHV (13 consorzi multipiano già realizzati, il 14mo in costruzione e il 15mo in programmazione), che hanno inviato una lettera con riflessioni e proposte alla Provincia, alla Camera di Commercio.

All’indomani della presentazione dello studio dell’Ire della Camera di Commercio “Aree ad elevato potenziale: zone produttive in Alto Adige – aspetti economici e prospettive”, l’Unione degli Artigiani e delle Piccole e Medie Imprese sottopone una dettagliata riflessione ai decisori politici di Provincia, Comuni, in particolare il capoluogo, e Ente camerale.

“L’Alto Adige – spiega il direttore Sarti – dispone di una superficie produttiva pari a 1.907 ettari che si distribuisce su 777 zone produttive. Alcuni fenomeni dell’ultimo decennio evidenziano come sia ormai necessario un cambio di passo nelle politiche urbanistiche della Provincia. In particolare hanno avuto un impatto significativo questi fenomeni: la crisi economica manifestatasi, soprattutto dal 2008 in poi, che ha drasticamente ridotto le disponibilità economiche di molte aziende ed ha quindi reso più difficile la realizzazione di nuove sedi aziendali; la carenza di nuove aree edificabili, che ha portato i costi delle stesse, anche se di assegnazione pubblica, a costi proibitivi soprattutto nella conca di Bolzano, portandoli a record europei, ovvero 430 Euro/mq nel pubblico, molto di più nel privato; la politica fiscale del governo che ha fortemente penalizzato, e quindi scoraggiato, la realizzazione di insediamenti produttivi”.

Esempi concreti di cosa incide sui costi: Iva al 22% sui costi di costruzione, tassa ipocatastale del 4% sulle transazioni, non deducibilità fiscale dei costi sostenuti per l’acquisto del terreno, deducibilità fiscale degli immobili ripartita nell’arco di 30 anni, politica fiscale degli enti locali che ha portato l’IMI su terreni e fabbricati a costi proibitivi.

“Il Consorzio Green che stiamo realizzando in zona produttiva, in Via Einstein, per il solo terreno di 5.544 mq paga al Comune oltre 21.000 Euro all’anno”, evidenzia Sarti.

“Questi presupposti – aggiunge il presidente Corrarati – insieme al giusto principio di ridurre il più possibile il consumo di suolo soprattutto in un territorio di montagna come l’Alto Adige rendono necessaria una nuova politica sulle zone produttive, che si basi su principi di sostenibilità urbanistica ed economica.  Riteniamo non più procrastinabili una serie di provvedimenti”.

Ecco le proposte di CNA-SHV:

  1. un censimento degli immobili dismessi nelle principali zone produttive, selezionando quelli che più si prestano ad un adeguato riuso;
  2. l’istituzione di un meccanismo virtuoso in base al quale l’elevato valore del suolo in Alto Adige non si traduca automaticamente in costi da record per i terreni produttivi, ragionando anche sui valori di stima che appaiono eccessivi;
  3. in tempi brevi, il ripristino delle agevolazioni provinciali, limitandole ai costi necessari per il riuso degli immobili inutilizzati o sottoutilizzati, intervenendo anche sulla riduzione delle imposte da parte degli enti locali, come l’IMI;
  4. nella pianificazione urbanistica, radicale ripensamento della zonizzazione, pensando al concetto di “zone miste” anche per alcune zone produttive, in modo da superare il vecchio concetto dello zoning monofunzionale, in direzione di una “mixité” di funzioni tra la zona produttiva e la città residenziale. Non dimenticando che l’economia va sempre più verso attività logistiche e terziarizzate;
  5. una visione più lungimirante sulla funzione abitativa nelle zone produttive, che tenga conto delle esigenze aziendali in tema di foresterie ma anche – a seconda della tipologia delle zone – della valenza delle abitazioni per le piccole aziende, necessarie per ridurre il traffico di spostamento e per evitare che tali zone siano disabitate e non sorvegliate la sera; 

6. piani di attuazione più attenti alle esigenze operative delle aziende e dei loro clienti/fornitori, affinché la pianificazione sia mirata non solo alla sostenibilità ambientale ma tenga conto delle necessità di spazi esterni di accesso e di manovra dei mezzi pesanti.

In foto, Claudio Corrarati

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