Oggigiorno continua a far discutere la presenza del crocifisso nello spazio pubblico. Inserita in un contesto secolare, infatti, l’immagine della croce suscita in molti un senso di sconcerto. Se poi a essere messa in croce è addirittura una figura femminile, la maggior parte degli osservatori non dispone di un immaginario capace di rendere “comprensibile” l’immagine.
L’effetto inquietante è anche maggiore se tali figure recano elementi e caratteri di entrambi i sessi, che rendono impossibile stabilirne il genere. Per mezzo millennio, la “donna in croce” è stata una figura di culto considerata portatrice di salvezza e guarigione. Se ora stiamo assistendo alla sua rinascita nei contesti più diversi, dalla politica all’arte e alla cultura pop, ciò si deve al fatto che, in vario modo, per secoli si è prestata e tuttora si presta quale piano di proiezione per le istanze e i movimenti più diversi, ed è considerata un’allegoria della tolleranza e dell’affrancamento.
La mostra e il libro intendono portare alla luce la storia della figura di culto originale e il suo significato per i fedeli del passato, esplorandone però anche i possibili ruoli nel presente, ad esempio quale figura di riferimento per una concezione dell’uomo e del “redentore” che non sia esclusiva di un genere.
Dott.ssa Ulrike Wörner, autrice e curatrice
Fino al primo settembre 2018 al Museo delle Donne, via Mainardo 2
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