Adolescenti: bisogni e dipendenze

di Giuseppe Maiolo, psicoanalista     

Essere presenti nella piazza virtuale dei Social è ormai per tutti cosa abituale.  Un tempo c’era la piazza del paese o il corso principale della città dove andar a fare lo “struscio” per farsi vedere e curiosare. Nulla di diverso in quanto a soddisfazione dei bisogni come quelli di apparire e segnalare la propria presenza. Niente di nuovo per le necessità degli individui e I bisogni degli adolescenti. In questo senso i millennials, cioè i ragazzi e le ragazze del nostro tempo digitale che sono sempre connessi, si mostrano agli altri con infiniti selfie e postano sui Social più in voga come Instagram o Youtube, video abilmente realizzati con gli smartphone.

Può sembrare una moda ma non lo è. Si tratta invece di un bisogno: essere visibili.  Ora le nuove tecnologie lo rendono sempre più facile e comune e in adolescenza, tra I compiti più importanti della crescita c’è quello di farsi vedere, acquisire riconoscimento e identità. Parafrasando Cartesio, si potrebbe dire “mi vedono dunque esisto”. Avere un’immagine da mostrare agli altri significa così uscire dall’indifferenziato e denunciare a gran voce il proprio cambiamento e la crescita mostrando un corpo rinnovato o decisamente nuovo. Postare foto proprie, anche intime e private potrebbe essere un modo per esorcizzare l’ansia per le repentine trasformazioni e contenere l’angoscia per quel corpo fisico che in adolescenza spesso è estraneo o nemico.

Essere on line h24, come si dice oggi, per un tempo esteso o continuato che si dilata e si estende alla notte, è il modo che hanno i teenager, e a volte anche i bambini della primaria cresciuti troppo in fretta con smartphone e Wkhatsapp, per marcare il territorio e dare un segno della propria presenza. Significa essere identificabili nel mondo virtuale e nel regno del “tutto è possibile”.

Per questo scorrazzare di notte facendo vamping o flamming, cioè vampirizzando i pari che nottetempo navigano da sotto le coperte nella loro cameretta o infiammando le conversazioni delle chat con improperi offensivi e provocazioni gratuite, è diventato un’abitudine e un divertimento di adolescenti e preadolescenti. Di solito nessuno degli adulti si accorge. E men che meno quei genitori che dormono sonni tranquilli per il semplice fatto di aver detto ai figli di spegnere il telefonino senza attivare nessun controllo.

La sfida educativa impone che i nostri bambini digitali, abilissimi con i loro pollici e un po’ meno con le loro conoscenze, debbano avere il controllo degli adulti e sapere cos’è gioco e divertimento e cos’ è offesa e provocazione nel web. Devono essere educati prestissimo al rispetto degli altri e anche informati sui rischi derivanti da un uso eccessivo o improprio delle tecnologie. Perché oltre ai bisogni ci sono pure i nuovi disordini e le nuove dipendenze. Tra queste per esempio quei disturbi psicologici che impediscono di controllare l’utilizzo degli strumenti e alterano I comportamenti sociali, quelli lavorativi e le relazioni. Oppure quelle forme di dipendenza che generano depressione e ansia e si manifestano con comportamenti particolari come quello chiamato FOMO (acronimo di Fear of missino out) che non è solo paura ma vera e propria angoscia di essere tagliati fuori, esclusi o dimenticati sui social dove si ha un profilo.

In foto: Giuseppe Maiolo

 

 

 

 

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