Ormai è una “cyberwar” quella in corso sui social tra fazioni politiche ed ideologiche. Questa volta a farne le spese è il profilo del consigliere bolzanino Andrea Bonazza, leader di Casapound. A Bonazza va riconosciuto un primato “social”, è il politico italiano con più preferenze e like. La pagina censurata contava ben 10300 like, nessuno politico in Alto Adige s’avvicina a questi numeri. Ma le segnalazioni non perdonano ed i recenti algoritmi d’aggiornamento del colosso americano neppure. Basta una sbavatura, una parola non considerata “consona al contesto”, epiteti offensivi, razzismo, e si è bloccati. “Arrivato a 10.300 “mi piace” qualcuno ha deciso di segnalare a Facebook la mia pagina politica nonostante io abbia sempre seguito i parametri e le regole del social”, ha dichiarato questo Andrea Bonazza. Facebook ha però evidenziato nei suoi filtri pos, parole od interazioni “ che incitavano odio” e quindi ha fatto scattare il blocco. Segnalazioni che diventano veri e propri siluri politici in grado di bloccare per qualche tempo l’avversario di turno. Non serve essere hacker per scovar guide o tutorial che indichino come “bloccare” con procedimenti ad hoc, pagine o profili. Accanto anche paradossi : gli algoritmi di Facebook non colgono il senso delle frasi, capita quindi che l’ utilizzo di tali parole sia considerato “ non consono” e quindi si venga bloccati. Capita di frequente a moltissimi utenti, a loro volta segnalati e poi “bannati”. Sui social è uno scontro continuo, che coinvolge anche aziende e società più o meno importanti. Una vera e propria “cyberwar”, a colpi di click, che, a quanto, pare è arrivata anche nella Bolzano virtuale.
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