“Giulio è morto perché voleva capire”.
“Nostro figlio è morto perché studiava e voleva capire :questa è la tragedia di Giulio ma anche di tanti giovani della sua generazione”, ha detto ieri sera a Bolzano la madre di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo dove venne trovato morto il 3 febbraio 2016. La presenza dei genitori di Giulio Regeni a Bolzano ha coinciso con l’adesione anche del Capoluogo altoatesino con la campagna promossa da Amnesty International “Verità per Giulio Regeni” per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore passi nel dimenticatoio delle “inchieste in corso”. Affollata la sala di rappresentanza del Comune di Bolzano, presente il sindaco Renzo Caramaschi per l’incontro promosso dal Centro Pace davanti a un pubblico interessato e commosso. I genitori hanno raccontato la vicenda della morte del figlio, oscura e inquietante, dove ancora non affiorano elementi di verità e giustizia. Claudio Regeni ha ricordato l’impegno civile e sociale del figlio, il suo interesse al dialogo, a sentire la voce degli altri. Ha ricordato di essere venuto con Giulio e la sorella a Bolzano a visitare la città e di essere andati a vedere Ötzi. Visita che aveva profondamente incuriosito il figlio perché era sempre avido di conoscere la storia e le culture “altre“. Dialogare, sentire la voce degli altri, era la cifra di Giulio, anche per questo aveva studiato la cultura e la lingua araba – ha detto Claudio Regeni. “Il nostro impegno è portare in giro la sua storia, tenere viva la sua memoria e alta l’attenzione per giungere alla verità riconosciuta e accerata.” La madre Paola ha poi soggiunto:”Era un giovane modesto e noi lo spronavamo a studiare. Giulio è morto perché studiava e voleva capire, questa è stata la sua tragedia.”
Foto, Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto
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