Editoriali

La cultura tra Venezia e l’Alto Adige3 min read

20 Novembre 2013 2 min read

La cultura tra Venezia e l’Alto Adige3 min read

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Questi i fatti: la città di Venezia – candidata a “Capitale Europea della Cultura 2019” – e il collegato territorio del Nord Est hanno subito una sonora sconfitta.

Venezia non è entrata nell’elenco delle finaliste del prossimo anno e la Provincia Autonoma di Bolzano (e non il Comune di Bolzano) che ha fatto parte della “cordata Nord-Est” ne ha subito le sorti. Andiamo con ordine.

Al momento tralascio ogni personale valutazione sulle spese sostenute per “Bolzano Capitale della Cultura Europea 2019 “ anche se dalle somme riportate dai locali quotidiani, non è chiaro giustificare “a caldo” il rapporto tra quanto speso direttamente dalla città di Venezia quale protagonista e capofila dell’iniziativa (70 mila Euro) e quanto speso dalla Provincia Autonoma di Bolzano (oltre un milione di Euro) quale Ente pubblico aggregato.

Se è vero che sin dall’inizio di questo straordinario e ambizioso progetto erano emerse perplessità non tanto sul contenuto quanto sulle procedure ossia sulla mancata corrispondenza tra la proposta di macroregione e il bando che puntava sulla scelta di una singola città da rilanciare, se questo è vero allora dobbiamo chiedere ai responsabili politici perché hanno continuato coltivare questa iniziativa di per sé con finale preannunciato. Perché hanno sottovalutato le ripetute e dichiarate incertezze del Sindaco di Venezia il quale aveva ripetutamente manifestato l’intenzione di ritirarsi dalla competizione. E che dire della decisione adottata dalla provincia di Trento?

C’è da pensare che l’arroganza politica e la grossolanità amministrativa siano prevalse e che la causa dell’esclusione sia stata il grave errore (anche politico) di preferire la scelta territoriale a quella cittadina, “senza la quale la cordata di cui faceva parte l’Alto Adige non sarebbe nata”.

Invero esiste nel bando l’ipotesi di … ”associare alle città le loro regioni circostanti… per raggiungere un pubblico più vasto”; trattasi di previsione non “intonata” al caso nostro. La città di Venezia – per la sua storia e bellezza – non ha bisogno – a suo sostegno – della discesa in campo dell’armata Nord-Est e comunque quale legame simbiotico, culturale e storico ci sarebbe – ad esempio – tra la trasformazione in museo del Forte di Fortezza o il programmato Polo bibliotecario bolzanino con la rinascita del Porto vecchio di Trieste? Come “agganciare” simili interventi di riconversione? Perché non raggiungere invece il reale tessuto sociale e associativo dell’Alto Adige per riflettere sulla ancora attualità della storica “isola felice”?

Se la sfida è stata lacunosa nell’aspetto culturale e dominata invece dalla politica , se le cose stanno così, è prevalso il detto che ”… l’importante è partecipare.” perché partecipare alla gara (nel nostro caso alla sua esclusione) può produrre in ogni caso importanti benefici politici.

Potrei continuare e scorrere anche rapidamente la breve e non luminosa storia di questa fallita candidatura; è invece urgente e importante chiedere a chi oggi ha perso (e con lui anche noi) che  deve uscire dal silenzio, dalla passività e dall’intellettualismo di facciata; deve chiarire, spiegare e far conoscere quello che si è fatto e quello che è accaduto. “Sono tranquillo” ha dichiarato l’Assessore provinciale responsabile: è sufficiente? Di certo no: deve mettere da parte il suo stato d’animo e dichiarare l’esistenza di errori e indicare le responsabilità comprese  le proprie se esistono !

Per ultimo mi sembra indicativo dire “in bocca al lupo” alla città che sarà dichiarata vincitrice tra le sei preselezionate e nello stesso tempo con forza auspicare che la città di Bolzano recuperi il suo valore e ritrovi la sua autorevolezza di effettivo capoluogo del territorio provinciale e non di semplice spettatrice di eventi.