Uscendo dalla visione di Assembly Hall vieni pervaso, come spettatore, da una sottile vena di felicità che transita attraverso corpo e che nasce dalla sensazione di aver assistito ad un qualcosa di nuovo. Hai la percezione di aver partecipato ad una pagina che si gira e che ti mostra uno spettacolo diverso per la sua struttura compositiva da quello che già conosci.
A questo si aggiunge, di conseguenza, la sensazione che qualcuno abbia bussato alla porta della tua interiorità e ti abbia fatto notare che esistono altre finestre da aprire sul mondo.
In programma questo fine settimana al teatro Comunale di Bolzano nella stagione del Teatro Stabile e dal 3 al 5 aprile al teatro Sociale di Trento, Assembly Hall racconta della riunione di un’associazione medioevale dove si deve decidere del destino della stessa visto che è a rischio chiusura per mancanza di fondi, di riferimenti e si trova obbligata all’organizzazione di un torneo d’epoca.
Questo è il volano che muove l’intreccio scenico e sul palco si alternano momenti recitati con altri danzati, ma da non intendere con il classico teatro-danza anche se qui, in questo caso, si possono riconoscere le lezioni di altri grandi maestri.
Durante la fatidica assemblea si susseguono i temi e le immagini medioevali, le storie con la ragazza indifesa e pura da salvare, le avventure dei cavalieri e la ricerca di uno in particolare. Una specie di messia.

Le vicende portano con sé simboli del potere come gli elmi o di battaglie armate con elmi, lance, alabarde e con l’aggiunta di un’armatura lucente.
Il Medioevo è un grande bacino del sapere dal quale ottimi autori hanno attinto nel tempo storie e temi per raccontare il presente. Lo sapeva Mario Monicelli quando ha realizzato “L’armata Brancaleone” oppure Ingmar Bergmann con il suo “Settimo Sigillo”.
La forza e la novità di questa rappresentazione interpretata dalla compagnia canadese Kidd Pivot per la regia di Crystal Piter e Jonathon Young sta nel modo e nella scelta di abbinare questi temi. E di farli rimbalzare nel presente.
La rappresentazione non è animata da luci potenti. Sullo sfondo c’è una grande parete con porta e una grande cornice all’interno della quale si interpretano i temi dell’immaginario teatrale che direttamente escono da lì per ritrovarli sul proscenio e nella cronaca di un nostro quotidiano.
Questo passaggio dall’arte di un tempo alla realtà di adesso rievoca tutte quelle sfaccettature delle nostre giornate fatte di relazioni di gruppo squilibrate, quasi vicino a quelle delle sette, o quell’attesa che arrivi il portatore di novità e giustizia a suo tempo invocato ma quando si presenta si può spezzettare.

Il testo recitato è in inglese con la traduzione proiettata in alto. Questo può essere un fastidio perché mentre leggi non vedi quello che accade sotto, ma in realtà non è un inglese complesso. Ci sono convenevoli, frasi da inizio riunioni. Linguaggio da tutti i luoghi e da nessun luogo in particolare.
La danza, coreografata da Crystal Pite, passa da momenti di danza che esprime al meglio l’anima della situazione da rappresentare ad altri più ieratici come quando attorno ad un tavolo di potere si decidono i destini di un qualcosa d’importante. Con tutta la solennità del caso.
Oppure la gestualità del gruppo in cerca di salvezza si dispone sul lembo di questa Assembly Hall con le pose d Zattera della Medusa di Gericault.
Tra le tante danze, invece, c’è la parte di un combattimento dove le braccia di una danzatrice si muovono come ali d’uccello sopra un corpo disteso mentre sullo sfondo sonoro c’è il gracchiare di cornacchie. Altre danze si profilano sul rumore metallico di lance che si combattono, sempre a risuonare le nostre guerre.
Il testo composto dell’attore Jonathon Young è perfetto nel dire quelle intersezioni di senso, per segnare passaggi delle azioni.
Sono una decina i danzatori in scena; tutti ottimi. Interessanti le luci con il loro modo di illuminare parti dei corpi e rimandandoti l’impressione del loro essere qui e ora.
La produzione di questo spettacolo assembla vari centri culturali molto prestigiosi. Nell’elenco troviamo il festival d’Edimburgo, il londinese Sadler’s Wells, il parigino Thèatre de la Ville e anche il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento.
A Trento lo spetteacolo è Centro Santa Chiara, mentre a Bolzano era in programma per il Teatro Stabile.