Scriviamo in riferimento dell’articolo data pubblicato in data 26/07/22 ed intitolato “Reperimento del personale, forti difficoltà in regione”.
Uiltucs ritiene garve ceratmente che dati di questo tipo emergano in una realtà virtuosa come la nostra, tuttavia è importante relazionarsi alla situazione comprendendo le cause profonde che hanno determinato la migrazione dei lavoratori stagionali sia verso altre regioni, che, addirittura, verso altri Paesi.
Va ribadito che una provincia in cui il costo della vita ha ormai raggiunto standard da nord Europa, e dove le case e gli affitti hanno toccato cifre da capogiro, è ormai doveroso compiere determinate riflessioni: non è solo il turismo ad affrontare questa crisi, sono molti i settori che si trovano in profonda difficoltà o che si stanno avviando a grandi passi verso un punto critico.
Nel settore della ristorazione collettiva, ad esempio, possiamo senz’altro considerare la condizione delle lavoratrici delle mense scolastiche. Una parte consistente di esse, infatti, ha un contratto part-time di poche ore che si traduce in una retribuzione di circa trecento o quattrocento euro al mese.
È fondamentale, quindi, interrogarsi sia in merito ai motivi per i quali il 51,3% dei datori di lavoro in Alto Adige non riesca a trovare personale, soprattutto sul perché sia PROPRIO la nostra provincia quella con il dato più critico d’Italia.
Le molte settimane di cassa integrazione hanno influito pesantemente, nel turismo, a spingere i lavoratori e le lavoratrici verso altri settori più resilienti alla crisi pandemica.
Uiltics, tuttavia, crede che le motivazioni e siano decisamente più articolate.
Esiste un innegabile problema economico nel settore della ristorazione collettiva, ma questo non è il solo fattore scatenante la crisi: le aziende cercano collaboratori già formati perché, da parte loro, non vogliono più investire nella formazione del dipendente. Questo genera, come è evidente, un enorme divario tra domanda ed offerta di lavoro
Appare chiara ormai, la necessità che si individuino delle forme di incentivo per mantenere i lavoratori in regione e attirarne di nuovi.
FONDAMENTALE e risolutivo: rapportare i salari al costo della vita in regione, dando spazio all’ importante tema della conciliazione vita-lavoro, tema spesso eclissato.
I recenti dati ASTAT sull’occupazione sembrano lasciar intravvedere uno spiraglio di luce, segnalando una tasso di disoccupazione in calo, tuttavia questo non deve distrarci dall’affrontare urgentemente temi sociali centrali quali la qualità della vita e la formazione professionale che necessitano della messa in campo di interventi strutturali risolutivi sia da parte delle istituzioni che delle imprese. Procrastinare ulteriormente determinerebbe, infatti, nel prossimo futuro, il pagamento di un prezzo sociale altissimo in settori centrali per l’economia della nostra provincia.
Foto, Patrick Valentini funzionario Uiltucs Taas