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Riforma Sanità territoriale, drammatica carenza di personale

6 Maggio 2022

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Riforma Sanità territoriale, drammatica carenza di personale

Le strutture ci sono, è il personale che manca, questa la drammatica situazione della sanità in Alto Adige. A lanciare l’allarme è il sindacato dei medici ospedalieri dopo che mercoledì il presidente della Provincia Arno Kompatscher, nella sua veste di assessore alla sanità, ha presentato gli stanziamenti previsti dalla riforma e precisamente 67,3 milioni di Euro di cui 24 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e 43,4 dal bilancio provinciale. Ancora 163 (38 dal Pnrr) serviranno per l’ammodernamento dei macchinari e la digitalizzazione, 18 per le nuove strutture dei Centri operativi territoriali (Bolzano, Merano, Egna, Bressanone e Brunico), le Case e gli Ospedali. di comunità. Il progetto dovrebbe partire nel 2026 ma manca un voce essenziale, ovvero il personale, carenza che si quantifica in 100 medici e 160 infermieri.
Sulla riforma della medicina territoriale i sindacati dei pensionati di Cgil/Agb, SgbCisl e Uil/Sgk fanno presente che è mancato un confronto preventivo.
I sindacati valutano positivamente il rilancio della medicina territoriale, ma sono scettici sulla sua piena realizzazione. Le parti sociali prevedono una serie di criticità, come una prevedibile resistenza all’interno delle strutture per i problemi legati alla carenza di personale: “I medici di base, soggetti fondamentali per il rilancio della medicina decentralizzata, sono già oggi presenti in numero sempre più ridotto”, fanno presente i sindacati.
Le parti sociali chiedono  l’integrazione tra il sociale e la sanità: “Le Centrali operative territoriali devono coordinare una rete che si curi non solo dei problemi di salute, ma che segua il cittadino bisognoso anche nella soluzione di altri problemi. Va coordinata la medicina, ma anche la possibile sistemazione del paziente dopo la dimissione dall’ospedale”.
Per i sindacati, le Centrali operative territoriali devono infatti gestire una rete fatta da ospedali, case e ospedali di comunità, case di riposo e per lungodegenti e per le cure domiciliari. Vista l’incidenza delle malattie croniche che colpiscono prevalentemente gli anziani per la fase di implementazione, secondo le categorie dei pensionati di Cgil/Agb, SgbCisl e Uil/Sgk, serve anche un’integrazione con la legge sull’invecchiamento attivo.
“Un coinvolgimento dei sindacati ci sembra più che opportuno e non solo perché previsto da norme nazionali. Valuteremo con particolare attenzione i futuri passi della riforma per evitare che alla fine non sia solo un intervento di facciata o che manchi un’effettiva integrazione tra il sociale e la sanità”, concludono in una nota congiunta.

Foto. Ospedale San Maurizio Bolzano