Hanno tra i 18 e i 37 anni, i volti sono quelli che incontri fuori da Piazza Domenicani pronti ad entrare ad una serata al Miró ma questa volta la fila è in fiera, nessuno spinge per entrare prima dell’ altro o ammicca al buttafuori di turno per avere un lasciapassare, non ci sono tavoli o liste in prevendita, tutti ordinatamente attendono in due file distanziate nel lungo corridoio ad un metro di distanza l’ uno dall’altro. C’è chi si è organizzato con gli amici, ci sono i fratelli o i colleghi di lavoro, l’unico lasciapassare al secondo step è la prenotazione fatta nei giorni scorsi sul sito vaccinazioneanticovid.it. L’ azienda sanitaria dell’ altoadige ha accelerato lanciando gli “ Open Vax Day & Night” , vaccinazioni per tutti a partire dai 18 anni. Questo da particolarmente ai piú giovani, l’opportunità di ricevere una vaccinazione protettiva molto prima di quanto fosse previsto in precedenza dal programma vaccinale nazionale. Il vaccino non può essere scelto e i giovani che si presentano sanno che gli verrà somministrato AstraZeneca, vaccino particolarmente dibattuto e discusso, rifiutato in questi mesi da molti over, vedendo così accantonate nei frighi del nostro territorio sempre più scorte. Dopo i lunghi lockdown in fila c’é chi incrocia lo sguardo di un amico che non vedeva da tempo, l’emozione e l’ entusiasmo è palpabile. A piccoli gruppi i militari all’ ingresso lasciano accedere alle scale mobili che conducono al padiglione vaccinale. Da una parte l’emozione di chi scende, dall’ altra la liberazione di chi appena vaccinato la scala mobile la risale. Al piano terra altri due militari, uno fa igienizzare le mani l’ altro chiede nuovamente due file ordinate e distanziate mentre un termoscanner rileva la temperatura corporea. Se fossimo al Miró diremo “ci siamo”, a due a due fanno accedere nel cuore del centro vaccinale bolzanino. Si raggiunge la “cassa”, ma qui non si paga, ci si accredita solo con il codice di prenotazione e il tesserino sanitario.Pochi istanti e viene assegnato un numero che nel giro di meno di un minuto rivediamo nei monitor. Un colloquio generale con un medico, qualche veloce domanda con la possibilità di sciogliere gli ultimi dubbi e viene assegnato un altro numero quale lasciapassare per la vaccinazione. Il tempo di congedarsi con un sorriso rassicurante della dottoressa, che il nuovo numero è già sullo schermo. Questa volta ci siamo davvero. In un’istante scorre il film con le immagini dell’ultimo anno e mezzo : Il Paese fermo, i troppi che non ce l’hanno fatta, le terapie intensive e i tanti eroi. E poi i giovani quelli spesso dimenticati e che forse più di altri hanno sofferto in silenzio. Nell’ età evolutiva, dei primi viaggi, delle prime esperienze e dei primi contatti; fermi, bloccati, chiusi, immobili.
Un’infermiera chiama per nome e rassicura con gli occhi, è come essere al guardaroba della disco prima di iniziare la serata piú bella. Via la giacca e seduti sul lettino blu, ecco iniettata la tanto sperata liberazione più attesa. Qualche secondo, poi l’appuntamento per il richiamo dopo poco più di due mesi. 15 minuti obbligatori seduti in attesa di eventuali prime reazioni, un dj che suona una sorta di musica tecno poco apprezzata dai commenti, ma che importa se si sarebbe preferita una musica diversa, quello che risuona è l’ultimo dei veri pensieri. Tutti sembrano consci e consapevoli dell’importanza del momento. Finita la “festa” si rientra a casa. Un po’ tutti gli under durante la notte o la giornata seguente hanno avuto per circa 24 ore gli strascichi da serata: brividi, tremore, febbre, nausea e dolore molto forte alla testa. Questa volta però nessuno, genitori compresi, potrà accusarli di aver fatto troppo rumore, bevuto troppo o di aver combinato chissà che cosa. Questa volta quei giovani spesso criticati e raccontati in maniera negativa hanno dato il vero esempio.