«Forse avrei potuto alleggerirgli di più il peso della politica», con queste parole piene di affetto, Enzo Nicolodi, già consigliere comunale dei Verdi a Merano, fondatore di Osko web TV, una piattaforma online su youtube e sui social di dibattito pubblico settimanale su svariate tematiche di pubblico interesse e ideatore di On the road again, la nota rassegna meranese dedicata al viaggio, nonché amico e compagno politico di Alexander Langer, rievoca la figura di quell’uomo che ha segnato una stagione irripetibile della politica altoatesina, italiana e non solo.
In merito alla domanda che poniamo a Nicolodi riguardo al fatto che Alexander Langer in Alto Adige non sia ricordato come fautore dell’Autonomia alla stregua di altri personaggi quali Silvius Magnago, Alfons Benedikter o Alcide Berloffa, Enzo ricorda che lui e Langer nel 1972 erano molto impegnati, politicamente e socialmente. «Alex allora avvertiva il valore dell’Autonomia, ma si rammaricava di non aver tematizzato abbastanza cosa significasse realmente quell’Autonomia che i costituenti cercavano di costruire», spiega Nicolodi, il quale è convinto che Langer dovrebbe essere ricordato proprio per aver traghettato l’Autonomia da un’impostazione difensiva ed etnico-linguistica a un modello aperto, inclusivo e moderno.
«Nel 1981 la visione di Langer si concretizzò nella coraggiosa contestazione del censimento linguistico. Un gesto che, più che una protesta, fu un invito al superamento delle barriere etniche in favore di una società fondata sul dialogo e sulla collaborazione tra i gruppi etnici», ricorda Nicolodi con grande stima.
Curiosi di conoscere gli aspetti meno pubblici di Alexander Langer, Enzo ci svela che Langer non era solo un intellettuale e un politico, ma anche un amico estremamente affettuoso, sempre presente e disponibile. «Erano centinaia le cartoline di auguri e saluti da ogni dove che lo raggiungevano. Una rete umana immensa che Alex apprezzava e coltivava con massima cura».
Nicolodi non ha dubbi sul fatto che Langer avesse un approccio politico inclusivo. «Per Alex dialogare significava ascoltare tutte le voci, anche quelle con le quali non era d’accordo. Addirittura riteneva che nei conservatori ci fosse il valore di alcuni principi che anche lui condivideva. Emblematico fu il convegno del 1985, intitolato: “Quanto sono conservatori i Verdi e quanto verdi sono i conservatori?”», ricorda Enzo.
Oggi Nicolodi si interroga spesso su cosa avrebbe detto Langer di fronte agli scenari globali attuali: «Sono convinto che avrebbe alzato la voce per il dialogo tra i popoli che si combattono. La sua visione rimane incredibilmente attuale, anche se è difficile oggi pensare secondo un modello langheriano».
Enzo rammenta che nel 1994 Langer pensò di candidarsi come sindaco di Bolzano. «Mi chiese un parere. Ora gli direi con più forza di provarci. Lo avrebbe fatto per i cittadini, per la sua terra. È forse questo il rimpianto più grande che ho. Non aver sostenuto fino in fondo un uomo che si caricava sulle spalle il peso delle idee, delle relazioni e del cambiamento. Alexander Langer resta, nel ricordo vivo di chi lo ha conosciuto, un punto di riferimento per chi crede in un’Europa del confronto, dell’incontro e della speranza», sottolinea con enfasi Enzo Nicolodi.