I media digitali sono parte integrante della quotidianità degli adolescenti. In questo scenario, non serve più controllo, ma più connessione: presenza autentica, ascolto attivo, dialogo aperto. In occasione della Giornata Mondiale dei Genitori del 1° giugno, l’associazione Young Hands pone l’accento sulle sfide e sulle opportunità legate all’educazione digitale.
Oggi i ragazzi crescono immersi in social network, app di messaggistica e videogiochi online. E proprio per questo, il ruolo dei genitori si fa più che mai centrale: non come figure di sorveglianza, ma come punti di riferimento empatici e presenti. Secondo la dott.ssa Alessia Corazza, psicoterapeuta di Young Hands, «il cervello degli adolescenti è ancora in via di sviluppo, in particolare la corteccia prefrontale – l’area responsabile dell’empatia, del pensiero razionale e del controllo degli impulsi – che matura completamente solo tra i 25 e i 30 anni». Nel frattempo, a dominare è il sistema limbico, legato alla sfera emotiva.
A ciò si aggiunge una maggiore sensibilità alla dopamina – il neurotrasmettitore del piacere – e una forte influenza dell’approvazione dei pari. Elementi che contribuiscono a comportamenti spesso impulsivi, reazioni emotive intense e una predilezione per gratificazioni immediate. Per questo, l’adolescenza è un’età di grandi opportunità, ma anche di particolare vulnerabilità.
In questo contesto, il ruolo degli adulti è cruciale. «Non servono genitori perfetti – sottolinea la specialista – ma adulti disponibili, capaci di ascoltare e accompagnare senza giudicare». La chiave è costruire un rapporto di fiducia: «Parlare con i figli di ciò che vivono online, non per controllare, ma per capire. È da lì che nasce una relazione solida, che può fare la differenza anche nei momenti critici, come in caso di cyberbullismo o uso problematico della rete».
Per promuovere un uso consapevole della tecnologia, servono regole chiare, ma anche coerenza e coinvolgimento: stabilire momenti “offline” condivisi (ad esempio durante i pasti o prima di dormire), spegnere i dispositivi durante la notte, scegliere contenuti adatti all’età e, quando possibile, fruirne insieme. Fondamentale anche dare il buon esempio: i figli osservano e imparano anche dal comportamento digitale degli adulti.
La dott.ssa Corazza mette in guardia da un errore sempre più frequente: il cosiddetto “babysitting digitale”, ovvero l’abitudine a usare schermi e dispositivi per calmare o distrarre i bambini. «Ma i bambini imparano a regolare le emozioni solo se affiancati da adulti presenti. Nessuno schermo può sostituire questo processo».
Secondo l’esperta, la miglior prevenzione contro un uso problematico dei dispositivi digitali è garantire ai ragazzi una quotidianità sana e gratificante: ore di sonno adeguate, pasti regolari condivisi, movimento quotidiano e, soprattutto, esperienze reali, non digitali. Attività sportive, creative, musicali o artistiche – scelte liberamente dai ragazzi – sono fondamentali per rafforzare l’autostima e il senso di competenza. Non devono essere orientate alla prestazione, ma al piacere, all’espressione di sé e al contatto con la realtà. Solo così si costruisce un’identità solida, che non dipende da like o confronti virtuali.
Quando un adolescente si rifugia nel mondo online, sottolinea ancora la specialista, non va giudicato o colpevolizzato. «La tecnologia diventa spesso un rifugio quando la realtà non offre spazi sicuri o significativi. È allora che serve attenzione, ma anche azione: proporre alternative concrete, ascoltare senza minimizzare, creare insieme momenti in cui il ragazzo si senta competente, riconosciuto, accolto». È un percorso che parte dalla relazione con i genitori, non dalla delega automatica agli specialisti.
Essere genitori oggi non significa essere perfetti, ma presenti. «Quello che conta – conclude la dott.ssa Corazza – è esserci davvero: ascoltare, osservare, accompagnare con rispetto. L’educazione non è controllo, ma relazione».
Foto, Alessia Corazza