ANDAR SCOPRENDO… BOLZANO

La pala d’altare del Guercino/c-Mara Da Roit

Piena riuscita per la doppia visita guidata allo splendido complesso dei Domenicani svoltasi nei giorni scorsi a beneficio della popolazione locale. Le oltre cento richieste di partecipazione giunte agli organizzatori del Centro culturale San Giacomo sono state la riprova del grande interesse per iniziative di conoscenza della propria città (o capoluogo di Provincia).

Potrebbero essere i numeri a fare notizia: ma a ben guardare quello che colpisce di più, in ciò che è accaduto l’altro giorno in piazza Domenicani a Bolzano, è il suo valore intrinseco. Perché se qualcosa come centoventi altoatesiniprincipalmente di Bolzano stessa, di Laives e dintorni – riversano prenotazioni a pioggia su una proposta di ‘visita guidata’ presso un sito urbano centralissimo, affatto nuovo (nel senso di datazione) e ‘apparentemente’ molto noto, qualcosa di bello c’è, nell’aria. Ed è la voglia di remare contro alla tendenza, un po’ insita nell’essere umano, di rivolgere l’attenzione più alle bellezze altrui che a quelle della propria città. Una città, nel caso del capoluogo altoatesino, pullulante di preziosità, alcune delle quali sotto gli occhi di tutti e probabilmente date proprio per questo per scontate, senza però averne una reale conoscenza: salvo riservare invece all’occhio attento e all’animo motivato una sorpresa dietro l’altra.

Nata come una piccola scommessa all’interno del direttivo del Centro culturale San Giacomo, memore di viaggi culturali ormai lontani, e sviluppata a poche mani, senza nemmeno un manifesto affisso, senza un centesimo speso in promozione, ma, quel che conta, con la collaborazione della preparatissima guida Elisabetta Zerbetti, l’iniziativa “Andar scoprendo” ha mostrato in questa sua prima puntata, consistente in una minuziosa visita guidata alla Chiesa e al Chiostro dei Domenicani di Bolzano, di intercettare un desiderio inespresso e forse nemmeno consapevole in molti, ma che a quanto pare covava sotto la superficie. Quello appunto di fare i turisti culturali… a casa propria. In un tempo, fra l’altro, in cui si è soliti fare le valigie anche più volte l’anno per raggiungere mete lontane, per confrontarsi con luoghi e culture d’ogni dove, trascurando senza rendersene conto ciò che è a chilometro zero, o quasi; e che per essere raggiunto necessita di pochi passi a piedi, o di una breve pedalata o al più di qualche fermata d’autobus.

Una scommessa vinta, insomma, e per la quale va anche messa in rilievo l’interazione fra Centro culturale San Giacomo e Upad, prestigiosa organizzazione che è parimenti garanzia di qualità.

Sta di fatto che, partendo dalla visita guidata ‘singola’ originariamente pianificata, andata esaurita a livello di prenotazioni nel volgere di poco, si è deciso a stretto giro di raddoppiare la proposta e offrire ben due visite consecutive (entrambe a ingresso libero), per venire incontro a quanti più interessati possibile nel rispetto però di luoghi sensibili sia per la loro ragion d’essere che per le dimensioni di taluni ambienti.

Ne sono risultati due gruppi belli, variegati, accomunati dal desiderio di approfondire la conoscenza di un sito davanti al quale passa e si sofferma quotidianamente una moltitudine di gente: spesso senza sospettare quali magnificenze esso alberghi. Sito che – a chi l’altro pomeriggio c’era – si è disvelato quanto forse mai prima, palesandosi come uno scrigno di tesori che la puntuale narrazione di Elisabetta Zerbetti ha restituito e consentito di interpretare, di apprezzare, di capire. Per molti, anche e letteralmente di SCOPRIRE.

Di grande interesse i contenuti, di indubbio fascino i luoghi.

Il percorso si è dipanato sequenzialmente dalla Chiesa al Chiostro, ed è stato suggellato da alcune highlights indiscusse. In ordine di visita: gli affreschi trecenteschi nell’aula principale, la bellissima Pala d’Altare del Guercino della seconda metà del ‘600, la straordinaria Cappella di San Giovanni con il suo ciclo d’affreschi di scuola giottesca (un ‘trionfo’ di movimenti, un tripudio di colori, un rincorrersi di significati), poi appunto il Chiostro, che oltre alle pitture murali ha riservato una chicca nel finale: la sorprendente Cappella di Santa Caterina, nella quale la stragrande maggioranza dei partecipanti alle due visite non aveva mai messo piede prima.

Tra informazioni artistiche, addentellati storici, spiegazione coinvolgente delle simbologie e, in generale, della moltitudine di soggetti rappresentati nelle opere, il tempo è volato. Facendo anche un po’ volare al di fuori del luogo fisico l’ottantina e passa di visitatori, idealmente trasportati in uno spazio e un tempo ‘altri’. Ed è stato curioso scoprire, parlando con alcuni di essi sia in corso di visita che al termine, quanto siano rimasti sorpresi e profondamente colpiti nel prendere atto di tante bellezze, e gratificati dal poterne dare una nuova e più approfondita lettura.

Iniziativa andata quindi a buon fine, e che senza far rumore ha provato a scrivere il suo piccolo capitolo all’interno di una storia bella, dove anche le associazioni di volontariato culturale possono fare la loro parte per promuovere la conoscenza del territorio, riconvertibile a propria volta in crescita della comunità. E quale missione più gratificante…

Foto d’apertura, Cappella di Santa Caterina, foto di Mara Da Roit

Cappella di San Giovanni/c-Mara Da Roit

La preparatissima guida Elisabetta Zerbetti con l’autrice del report Mara Da Roit/c-Maurizio Morrione