BOLZANO. RESTROSPETTIVA CINEMATOGRAFICA DEDICATA A DAVID LYNCH AL FILMCLUB CAPITOL

Lucky Red e la Cineteca di Bologna si uniscono per celebrare uno dei più grandi maestri del cinema di tutti i tempi. Durante l’estate la rassegna, THE BIG DREAMER, dedicata al grande regista David Lynch, scomparso il 16 gennaio di quest’anno, proporrà una selezione di alcuni dei più celebri dei suoi film. Tutti i film saranno proiettati in versione originale (inglese con sottotitoli in italiano).

All’inizio di maggio, in occasione del 35º anniversario della Palma d’Oro vinta dal film nel 1990, è stato proiettato al FILMCLUB Capitol il primo dei film in programma, CUORE SELVAGGIO (USA 1990, 125′, David Lynch). La rassegna proseguirà con ERASERHEAD (USA 1977, 89′, David Lynch) il 26.05. alle 20:30 e il 03.06. alle 18:00THE ELEPHANT MAN (GB 1980, 124′, David Lynch) il 16.06. alle 20:30 e il 17.06. alle 17:30; ed infine VELLUTO BLU (USA 1986, 120′, David Lynch) il 15.09. alle 20:30 e il 16.09. alle 17:30.

A partire da maggio, al FILMCLUB sarà distribuita una fanzine speciale, realizzata in collaborazione con Arte Settima e Cineteca di Bologna. Un numero da collezione, ricco di articoli, riflessioni e aneddoti sul cinema del maestro, la fanzine offre un approfondimento sulla visione del cinema del regista, tra immaginari distorti e poesia visiva.

Nato in un contesto indipendente e underground, ERASERHEAD, il primo lungometraggio di David Lynch, è passato nel giro di pochi mesi dalle gallerie d’arte di New York ai cinema di tutto il mondo. Un primo, ma per alcuni il più radicale e ipnotico esempio delle visioni lynchiane: bianco e nero avanguardistico, narrazione apocalittica, eventi inspiegabili e orrore ovunque. La fantascienza e l’occulto sono stati ridefiniti per sempre secondo una logica decisamente surrealista.

THE ELEPHANT MAN racconta la storia di John Merrick, il “mostro” della Londra proto-industriale, e serve a Lynch per due scopi: mostrare il lato profondamente melodrammatico del suo cinema e trovare una porta d’accesso a Hollywood. THE ELEPHANT MAN è tanto ibrido e tragicomico quanto il suo protagonista: da un lato commuove il grande pubblico fino alle lacrime, dall’altro lascia intravedere frammenti di orrore e richiami a Tod Browning. Non meno arcaico e traumatico di ERASERHEAD, THE ELEPHANT MAN si cela dietro il dramma della malattia anni ’80 per costruire una nuova riflessione sul visibile e sull’orrore.

VELLUTO BLU è un thriller psicologico e anche un film noir, con un criminale e un poliziotto. È un film violento e duro, e la reazione degli spettatori, sia per paura che per disgusto, può essere altrettanto intensa. Ma è proprio questo lo scopo di un film: suscitare qualcosa di profondamente sentito e vissuto” (David Lynch). Più che universi paralleli, i mondi di Lynch fanno pensare a mondi che si immergono in altri mondi. Scatole che contengono altre scatole (e “Cosa c’è nella scatola?”, ci si chiede in DUNE. “Dolore.”). Attraverso un orecchio, dentro (e fuori) VELLUTO BLU ci porta a passeggiare in una cavità cranica. “È un mondo strano”, ci viene detto. Sì, ma anche molto familiare, se si guarda onestamente. È davvero così strano che un affascinante pettirosso schiacci un insetto nel suo becco?

“In pochi si sono chiesti perché, vedendo un film di David Lynch, ci si sente a casa”, ha scritto Roy Menarini, appassionato studioso del cinema di Lynch. “Anche di fronte ai mondi più oscuri, alle minacce più irrazionali, alla violenza più raccapricciante, l’universo ribattezzato come Lynchtown è diventato per noi famigliare. Amiamo abitarci, tornarci, metterci alla prova ogni volta. E non è un caso che la notizia improvvisa della morte del regista americano abbia suscitato una delle più sincere e unanimi ondate di affetto che si ricordino per un artista: evidentemente quel piacere di fronte ai suoi racconti distorti e geniali è sempre stato dettato dall’integrità artistica e dalla trasparenza creativa.”

– Roy Menarini