Le vicende intellettuali e biografiche di Grete De Francesco Weissenstein
(Vienna 1893 – Ravensbrück 1945)
In memoria dell’80° anniversario della sua deportazione dal Lager di BolzanoBiblioteca provinciale italiana ‘Claudia Augusta’ Bolzano, 17.12.2024,
ore 17.30 a cura di Elisabeth Galvan con Stefano Franchini e Vera Segre
modera Hannes Obermair
Nessuno dei pur numerosi repertori e studi tedeschi incentrati sulle biografie e sull’opera di intellettuali ebrei vittime del nazifascismo riporta il nome di Grete De Francesco, nata come Margarethe Weissenstein nel 1893 in un’agiata famiglia ebraico-viennese.
Eppure, le sue vicende biografiche e intellettuali la collocano all’interno di una vasta rete di scrittori, giornalisti, filosofi, politologi, artisti e studiosi dell’arte che va da Vienna a Berlino, da Francoforte a Basilea, da Zurigo a Milano. Grete De Francesco è una donna di confine che per tutta la vita si muove tra paesi, lingue e luoghi diversi, nello stesso modo con cui si muove tra diversi campi del sapere e ambiti culturali. È in contatto con figure come Walter Benjamin, Ernst Bloch, Theodor W. Adorno,
Siegfried Kracauer, Hermann Hesse e Thomas Mann, e amica del celebre pittore e fotografo László Moholy-Nagy. Nel 1931 consegue come prima donna il diploma alla Deutsche Hochschule für Politik di Berlino con una tesi sul fascismo italiano. Scrive per giornali austriaci, tedeschi e svizzeri e nel 1937 pubblica a Basilea un libro di grande interesse e attualità, Die Macht des Charlatans che nel 1939 esce con il titolo The Power of the Charlatan negli USA presso la prestigiosa Yale University Press (Il potere del ciarlatano, trad. it. 2021).
Nell’ottobre 1944 Grete De Francesco viene arrestata nella sua casa di Milano e successivamente internata nel Lager di Bolzano. La sua ultima testimonianza giunge proprio da qui, sotto forma di alcune lettere che grazie alla rete di resistenza operativa all’interno del campo riesce a inviare al
marito. Il 14 dicembre viene deportata con uno degli ultimi convogli a Ravensbrück dove nel febbraio 1945 si perde ogni sua traccia.
Nell’ottantesimo anniversario della sua deportazione, sembra doveroso ricordare proprio a Bolzano la figura e l’opera di Grete De Francesco cadute nel più assoluto oblio, cercando di ricostruire, attraverso le numerose lettere reperite in archivi tedeschi, austriaci e svizzeri, il suo percorso come
autrice ebrea tra l’Austria, la Germania, la Svizzera e l’Italia. Di centrale importanza sono le missive da Bolzano che documentano l’orrore del campo e che saranno presentate, come le altre lettere, per la prima volta in pubblico. L’iniziativa è organizzata insieme all’Istituto Italiano di Studi Germanici (IISG), Roma, e la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), Milano.
Elisabeth Galvan è professoressa ordinaria di Letteratura tedesca all’Università di Napoli L’Orientale. Coordina attualmente per l’ente di ricerca Istituto Italiano di Studi Germanici, Roma, e la casa editrice Mondadori il progetto editoriale “I diari di Thomas Mann, 10 volumi – Traduzione dal tedesco, introduzione e commento”. Per lo stesso Istituto di ricerca coordina il progetto scientifico interdisciplinare “Massenpsychologie – Psicologia della massa.
Declinazioni teoriche e letterarie di un fenomeno nel Novecento austriaco e tedesco” al cui interno una linea di ricerca è dedicata a Grete De Francesco Weissenstein.