ESCLUSIVO. Pandemia e inchieste. L’avvocato Alessandra Devetag: “Commessi reati gravissimi”

Non passa giorno in cui non emergano nuovi, inquietanti particolari sulla gestione Covid. Tra intercettazioni e dichiarazioni a mezzo stampa, i protagonisti principali del periodo pandemico sembrano giocare ora allo scaricabarile, nel tentativo di alleggerire la propria posizione. Martedì scorso la trasmissione televisiva “Fuori dal Coro” ha diffuso documenti segreti sui vaccini anti-Covid: sulla base di quanto affiorato, pare che le ‘alte sfere’ avessero taciuto sulla reale efficacia e sicurezza di tali prodotti, somministrati coercitivamente a milioni di Italiani. Non è accettabile che l’accaduto – a dir poco sconvolgente – venga tacitato, tanto più che il dibattito sulle reazioni avverse è più acceso che mai. A pochi mesi dalle sentenze della Corte costituzionale – che ha salvato l’obbligo vaccinale – e a circa un anno di distanza dalla sospensione del Green Pass, abbiamo fatto il punto con l’avvocato penalista Alessandra Devetag del Foro di Trieste. Già vicepresidente della Camera Penale del capoluogo giuliano e componente dell’Osservatorio permanente sulla legalità costituzionale, il legale si occupa da sempre di questioni inerenti agli obblighi vaccinali.

Le intercettazioni ai politici e agli esponenti della Sanità, unitamente ai documenti segreti sui vaccini, svelati da “Fuori dal Coro”, rivelano un quadro di inaudita gravità: non c’erano prove scientifiche – né potevano essere considerate sufficienti – per imporre le misure restrittive; mancavano dati e sono state occultate informazioni sull’efficacia e la sicurezza dei prodotti somministrati. Avvocato, se tutto venisse confermato, potremmo assistere a una nuova Norimberga?

“Se tutto venisse confermato ci troveremmo di fronte a ipotesi di reato molto gravi. È tuttavia fondamentale appurare l’atteggiamento psicologico di chi li ha commessi, per capire se si può configurare la colpa o il dolo eventuale. In quest’ultimo caso verrebbe accertato che chi ha agito, per esempio imponendo un trattamento sanitario non sicuro, l’ha fatto accettando il rischio di uccidere. Poi andrebbe indagata la finalità delle condotte, ovvero se vi fosse uno scopo ulteriore. Difficilmente si potrebbe dimostrare la finalità di sovvertimento dell’ordine costituzionale, che però sarebbe ravvisabile laddove fosse dimostrato che chi ha agito lo ha fatto con lo scopo di limitare coattivamente diritti e libertà costituzionali. Dalle intercettazioni emergerebbe, comunque, una consapevolezza nell’agire, perciò si tratta ugualmente di reati di estrema gravità”.

Secondo i pm di Bergamo, la “zona rossa” avrebbe evitato 4 mila morti. Pare quindi che le misure restrittive fossero addirittura troppo morbide: se e in quali casi la nostra Costituzione prevede di limitare la libertà di un individuo?

“La questione è stata oggetto di numerosi interventi, anche da parte di costituzionalisti affermati: nel nostro ordinamento non esiste lo stato di emergenza sanitaria. È contemplato invece lo stato di guerra, che attribuisce al governo poteri eccezionali, ma che in ogni caso non possono limitare la libertà personale. Essa può essere limitata solo dall’autorità giudiziaria, con alcune garanzie precipue del processo penale. In occasione dei lockdown si è volutamente confuso il divieto di circolazione, previsto nei casi in cui la Protezione Civile vieti l’accesso a determinate aree a seguito di calamità naturali, con il divieto di uscire di casa, misura analoga agli arresti domiciliari, che incidono senza dubbio sulla libertà personale e non solo di circolazione”.

Un commento sulle sentenze della Corte e sull’articolo 32 della Costituzione: la libertà di cura è in pericolo?

“Sì, lo è. Le sentenze della Corte rappresentano, a mio parere, un sovvertimento di quei principi costituzionali finora conosciuti. Si tratta di un sovvertimento illegittimo e assai grave: rifacendosi ad alcuni aspetti dei precedenti costituzionali, la Corte sostiene la preminenza dell’interesse collettivo su quello individuale. Tali concetti sono stati smentiti sia dalle pronunce citate dalla stessa Corte – quest’ultima ha preso in considerazione solo le parti a lei congeniali – sia dall’articolo 32 della Costituzione: è stato commesso un abuso di diritto, al fine di poter sacrificare le persone sull’altare del bene comune”.

Nonostante le autopsie venissero subito “sconsigliate”, le reali cause di morte da Covid sono note dalla primavera 2020. Tuttavia la cosiddetta “terapia domiciliare precoce” fu ostacolata in ogni modo. In qualità di penalista qual è la Sua opinione?

“Dipende dal grado di responsabilità e di consapevolezza di chi le ha ostacolate. Se chi ha agito sapeva, sulla base dell’esito delle autopsie, che le cure domiciliari precoci avrebbero potuto ridurre ospedalizzazioni e decessi, si configura un reato doloso, anche se a titolo di dolo eventuale. Significa che chi ha agito non lo ha fatto allo scopo di uccidere, ma prefigurandosi la possibilità che accadesse e accettandola. È un grado di dolo meno grave del dolo diretto, ma identifica comunque una azione volontaria. Qualora invece la condotta fosse frutto di negligenza e imperizia, rientreremmo nell’alveo del delitto colposo. Vi è infine una terza opzione, che le Istituzioni sosterranno: l’imprevedibilità della pandemia, che avrebbe giustificato lo stato di necessità. Le intercettazioni sembrano tuttavia rivelare la consapevolezza delle autorità sanitarie: è sufficiente verificare le comunicazioni ufficiali, risalenti all’aprile 2020, di quei medici che curavano il Covid tempestivamente, a casa e che scrissero al Ministero, rimanendo inascoltati”.

Secondo alcuni ricercatori i vaccini a mRNA andrebbero considerati alla stregua di farmaci: ciò spiegherebbe l’insorgenza di reazioni avverse anche 14 giorni dopo l’inoculazione. Oggi numerosi danneggiati vengono abbandonati al loro destino. Perché è così difficile dimostrare la correlazione?

“Chiariamo un concetto: anche i vaccini tradizionali possono causare reazioni avverse dopo 14 giorni dall’inoculazione. Occupandomi di queste tematiche da anni, ho letto molti studi scientifici, tra i tanti ad esempio quelli del Prof. Yehuda Schoenfeld, una vera autorità in tema di patologie autoimmuni e in particolare nel legame tra queste ultime e le vaccinazioni, il quale dimostrò che le vaccinazioni pediatriche ripetute possono causare patologie autoimmuni e neoplasie. Nel 2018 una commissione parlamentare d’inchiesta stabilì la probabilità di nesso causale tra patologie neoplastiche, linfoproliferative e autoimmuni, che possono manifestarsi anche mesi o anni dopo l’inoculo, e la profilassi vaccinale militare. Il termine delle due settimane è arbitrario. Noi avvocati specializzati in questioni vaccinali sappiamo benissimo cosa accadde l’8 luglio 2016, giorno in cui la Fnomceo introdusse l’illecito di sfiducia vaccinale. Tutti sanno che chi ‘tocca’ i vaccini muore: medici e ricercatori che hanno semplicemente osato affrontare l’argomento o pubblicare studi sulle reazioni avverse sono stati radiati. Per questo i sanitari evitano di accertare la correlazione: temono sanzioni. Dagli anni ’90 la Banca Mondiale, l’OMS e le Nazioni Unite collaborano al fine di suscitare nella popolazione la richiesta di vaccini e l’accettazione di vaccinazioni obbligatorie (public acceptance and demand, la chiamano). È tutto ufficiale e consultabile nel web scaricando la brochure, pubblicata dalle Nazioni Unite presiedute all’epoca da Kofi Annan, della “Children Vaccine Initiative” sulla “vaccinazione del 21° Secolo””.

Per la legge, chi non adempiva all’obbligo vaccinale poteva ‘legittimamente’ morire di fame…

“Il diritto al lavoro è il fondamento della nostra Repubblica: articolo 1 della Costituzione. Gli alimenti sono assicurati pure a chi ha commesso illeciti disciplinari e addirittura a chi ha commesso reati. A chi si è rifiutato – legittimamente – di adempiere all’obbligo vaccinale anti-Covid, invece, no: questa è la realtà”.

I portuali di Trieste sono diventati il simbolo della lotta al Green Pass. Si aspettava una presa di posizione del genere da parte dei suoi concittadini?

“No, però mi ha inorgoglito. Considero Trieste un faro nella notte: in città si è sempre respirata un’aria nuova, di libertà, diversa rispetto a quella delle altre realtà. Forse le motivazioni sono da ricercare nella storia di questa città”.

I media – fatta qualche rara eccezione – hanno sposato fin da subito la narrazione dominante, evitando quasi completamente di fare inchieste giornalistiche. Quali sono, a Suo parere, le responsabilità della stampa durante il periodo pandemico?

“Le responsabilità sono enormi, ma non c’è alcuna tipizzazione del reato nel diritto penale, fatta eccezione per il reato di procurato allarme. Nel 2017 la Lorenzin venne denunciata, poiché sostenne che nel Regno Unito stavano morendo di morbillo tantissimi bambini non vaccinati: cosa falsa, ma la denuncia fu archiviata. Riportare notizie parziali o distorte potrebbe tutt’al più comportare una segnalazione all’Ordine: si tratta semmai di violazioni di carattere deontologico, di responsabilità etiche e morali, ma quasi sempre non rilevanti penalmente”.

Dall’emergenza sanitaria a quella climatica: a breve milioni di Italiani dovranno ristrutturare le proprie case per tutelare l’ambiente. Se e in quali forme potrebbe tornare il Green Pass?

“Il Green Pass è soltanto dormiente: basti vedere le decisioni assunte al G20 di Bali. È in corso una ‘cinesizzazione’ della nostra società. Ne ho discusso in numerosi interventi: fin dagli Anni 90 si parlava della volontà di introdurre il passaporto vaccinale, passaporto che è stato poi programmato, per un prossimo futuro, già nel 2018, da una risoluzione del Consiglio d’Europa. Resta aperta la domanda, alla quale ognuno è libero di rispondere come meglio crede: ciò a cui abbiamo assistito durante il Covid era già programmato oppure il Covid ha costituito una fortunata coincidenza per coloro i quali auspicavano l’introduzione di passaporti vaccinali ben prima che arrivasse il Green Pass? A prescindere dalla risposta, è però innegabile che si stia andando in questa direzione: spetta a noi decidere di opporci, nelle sedi opportune, o piegarci”.