Matteo Messina Denaro, massimo rappresentante della mafia, finalmente in galera

Matteo Messina Denaro nato nel 1962 a Castelvetrano in provincia di Trapani è stato arrestato questa mattina, 16 gennaio 2023 dai Carabinieri del ROS mentre si trovava in una clinica privata a Palermo.
Capo indiscusso della mafia nella provincia di Trapani, è stato uno dei boss più potenti di tutta Cosa nostra, arrivando a esercitare il proprio potere anche oltre i confini della propria provincia, come in quelle di Agrigento e, addirittura, di Palermo.
Poco meno che trentenne, nel 1989 Messina Denaro venne denunciato per associazione mafiosa perché ritenuto coinvolto nella sanguinosa faida tra i clan Accardo e Ingoglia di Partanna. Nel 1991 si rese inoltre responsabile dell’omicidio di Nicola Consales, proprietario di un albergo di Triscina.
Alleato dei corleonesi, nel 1992 Messina Denaro fece parte di un gruppo di fuoco, composto da mafiosi di Brancaccio e della provincia di Trapani, recatosi a Roma per compiere appostamenti nei confronti del presentatore televisivo Maurizio Costanzo e per uccidere Giovanni Falcone e il ministro Claudio Martelli.
Nel luglio 1992 Messina Denaro fu tra gli esecutori materiali dell’omicidio di Vincenzo Milazzo (capo della cosca di Alcamo), che aveva cominciato a mostrarsi insofferente all’autorità di Riina.
Dopo l’arresto di Riina, Messina Denaro fu favorevole alla continuazione della strategia degli attentati dinamitardi e insieme ad altri boss fornì supporto logistico al gruppo di fuoco palermitano che compì gli attentati dinamitardi a FirenzeMilano e Roma, attentati che provocarono dieci morti e 106 feriti, oltre a danni al patrimonio artistico. Organizzò poi l’attentato ai danni di Totuccio Contorno, coadiuvato da Leoluca Bagarella.
Nell’estate del 1993 inizia la sua lunga latitanza che avrà fine con l’arresto odierno. Da allora si rese irreperibile e nei suoi confronti venne emesso un mandato di cattura per associazione mafiosaomicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati.
Nel giugno 2009 gli agenti del Servizio centrale operativo e delle squadre mobili delle questure di Trapani e Palermo condussero l’operazione denominata “Golem”, che portò all’arresto di tredici persone tra mafiosi e imprenditori trapanesi, accusati di favorire la latitanza di Messina Denaro fornendogli documenti falsi, ma anche di gestire estorsioni e traffico di stupefacenti per conto del latitante.
Nel 2010 Messina Denaro fu inserito dalla rivista Forbes nell’elenco dei dieci latitanti più pericolosi del mondo.
Il 13 marzo 2018 fu annunciato l’arresto, da parte di Carabinieri e DIA, di dodici soggetti ritenuti esponenti di Cosa nostra, che avrebbero provveduto al mantenimento di Matteo Messina Denaro.
È provato che la sua latitanza è stata finanziata con il gioco d’azzardo, praticato in Sicilia e a Malta, dove un suo collaboratore si era recato più volte.
Il 16 aprile 2019, nell’ambito delle indagini sulla latitanza di Messina Denaro, furono arrestati due carabinieri con l’accusa di favoreggiamento alla mafia e, inoltre, venne arrestato Antonino Vaccarino, l’ex sindaco di Castelvetrano che inviava pizzini a Messina Denaro.
A dicembre del 2019 fu rivelato che nel 2015, quando a capo del pool che indagava su Messina Denaro vi era il magistrato Teresa Principato, dal suo ufficio scomparvero un computer contenente informazioni riguardanti le indagini coperte da segreto istruttorio.
Il 21 ottobre 2020 Messina denaro venne condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise di Caltanissetta per essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Come accennato sopra, oggi,16 gennaio 2023, Messina Denaro è stato arrestato dai Carabinieri del ROS mentre si trovava a Palermo nella clinica privata La Maddalena dove il boss, sotto falso nome di Andrea Bonafede, doveva effettuare un controllo routinario per un tumore al colon.
Messina Denaro ha tentato di scappare, ma bloccato dagli uomini dell’Arma, ha confessato la sua identità – Mi chiamo Matteo Messina Denaro. In manette anche l’autista, Giovanni Luppino, con l’accusa di favoreggiamento. Messina Denaro è stato portato in una località segreta.

Foto Matteo Messina Denaro