Tanti sono i giovani bolzanini che decidono di lasciare il piccolo capoluogo di provincia per cercare di trovare se stessi, formarsi, crescere, ed esplorare orizzonti più ampi. Molti sono quelli che dopo qualche anno ritornano, altri, quelli che in un’altra dimensione crescono si affermano e lì decidono di restare. Giulia fa parte di quella generazione nata a Bolzano verso la fine degli anni 80, che quasi in massa finite le superiori dopo qualche esperienza universitaria o lavorativa, vedeva Berlino, quale città della svolta. In quella città cosmopolita, definita da molti la New York d’ Europa, i bolzanini moderni correvano a cercare se stessi in un mare più grande, in grado di poter nuotare e liberare aspirazioni e sogni, forse ancora non totalmente definiti. Tra i pochi che hanno resisisito, si sono affermati e che in patria ufficialmente hanno deciso di non ritornare, c’è lei, bionda, ironica e intelligente, Giulia Gutterer. Quando circa una decina di anni fà viaggiò alla volta di Berlino, diventare quello che è oggi non era prettamente nei suoi piani, ma la vita si sa, corre veloce ed è imprevedibile, cosi la Giulia bolzanina è riuscita a cogliere le giuste opportunità trasformando quella che è sempre stata una grande passione in una professione, che oggi, le sta facendo togliere parecchie soddisfazioni. Lei, che afferma di non essere mai stata particolarmente amante dei ritmi più veloci, ha trovato il suo giusto ritmo e sound in tutto quello che ricorda le melodie che provengono dagli anni 80, come Italo disco, Hi-NRG, New Beat, New Wave e tutto quello che si potrebbe definire electro: ma sempre un po’ zoppicante, groovy, ipnotico e mai scontato. Lavora per l’etichetta italiana Slow Motion guidata da Fabrizio Mammarella e Franz Scala, che è un po’ emblema in Italia di questo sound. Collabora con la label come booker e come promotrice per le feste Wrong Era e Slow Motion, non solo a Berlino ma in tutto il mondo. Giulia, seleziona e lavora su tracce che riecheggiano gli albori di correnti di musica elettronica che influenzeranno la club music nordamericana ed Europea negli anni Ottanta. I suoi, sono un mix di tutto ciò che la emoziona e che trasforma magistralmente nella sua musica. La sua unica grande missione è far ballare, svagare, e divertire amalgamando suoni e musiche del passato con alcune tracce ultime uscite che suona sempre con precisione nei suoi tanti set. L’abbiamo incontrata durante uno dei suoi rari rientri a Bolzano, e ci siamo fatti una bella chiacchierata.
Chi era Giulia a Bolzano e chi è oggi?
La stessa Giulia di ieri. Sicuramente oggi con qualche chilo e ruga in più, ma decisamente sempre la stessa, solo molto più matura e temprata dalla vita, e da tutti questi anni a Berlino .
Cosa ti ha spinto e portato a diventare una dj?
Sono sempre stata una grande divoratrice di musica. Vengo da un passato più punk e heavy metal (Bolzano aveva e ha ancora una bella scena rock/punk), ma ho sempre amato andare a ballare, da pazzi. Ho iniziato infatti da giovanissima, a 14 anni prendevo i famosi autobus da Bolzano per andare a ballare in discoteche come l’Alter Ego o Le Plaisir (per citarne alcune). Una volta trasferita a Berlino, ricercavo quel sound che mi faceva impazzire, ma non lo trovavo facilmente. Infatti ricordo di aver pensato “ecco, qua c’è solo la Techno, questo o nulla”, poi conoscendo Slow Motion mi si è aperto un mondo, ed ho infatti ritrovato quello che stavo cercando da tempo. Poco dopo ho iniziato a lavorare per l’etichetta e a ossessionarmi di musica, volevo sapere tutte le tracce e quindi poi la naturale conseguenza è stata quella di iniziare a metterle assieme.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato in questo campo?
Sicuramente suonare tanto ti forma. Inizi a capire il dancefloor e le esigenze dei ballerini che hai davanti. E poi sicuramente anche suonare in club importanti fa il suo. Non c’è niente di più formativo di una incredibile dose di strizza, seguita da un rush di adrenalina e soddisfazione. In pratica è come passare un esame importante ogni volta.
Quali sono i tuoi progetti attuali e per il futuro?
Ci sono alcune serate importanti in arrivo e se tutto va bene, anche un tour in Messico in vista, ma shhh non portiamoci sfortuna e teniamo le dita incrociate,
Com‘è cambiato il mestiere del dj nell’epoca del digitale?
Prima di tutto, ci sono sicuramente più supporti disponibili per suonare. Fino a pochi anni fa non esistevano chiavette USB, CD, computer o controller a semplificare il lavoro del DJ. Il DJ o la DJ, doveva trovare le proprie bombe nei negozi, e spendeva giornate intere a cercare tra scaffali impolverati. Sicuramente lo si fa ancora, ma online si può trovare davvero di tutto, in senso generale la musica è diventata più fruibile, disponibile. Ovviamente, questo ha anche “rovinato” l’industria, nel senso che questa semplificazione ha aperto le gabbie a tantissime persone ed in questo includo anche me non essendo una DJ così veterana, e anche tutta la parte delle entrate relative alla musica (quella prodotta da produttori), viene meno, per colpa di servizi come Spotify che pagano gli artisti un nulla cosmico. Poi si insomma, social media and co vanno sicuramente aggiunti a questo grande cambio. È possibile vedere dove suonano gli artisti ad ogni ora e questo è sicuramente ottimo, ma non sono fan della iper presenza dei DJ sui social media.
In che modo usi il web e i social per la tua attività?
Non sono molto “DJ social animal”! Sicuramente uso i social per far sapere dove come quando suono ma non ci dedico troppo tempo.
Cosa pensi della musica underground e del clubbing?
Tutto quello che è Slow Motion o Wrong Era è underground, quindi per me è davvero importante sempre ricercare un sound “strano” difficile da interpretare. Mi fa impazzire quando non si riesce a incasellare una traccia. Che cos’è questo? Italo? Electro? Hi NRG oppure Disco? Boh! Allora sono sicura che mi piacerà.
Come vedi il futuro della musica e dell’intrattenimento e cosa manca a Bolzano in questo senso?
A Bolzano manca uno spazio inclusivo che permetta a diversi collettivi di organizzare serate, possibilmente con generi musicali diversi e un pubblico diverso. Purtroppo negli anni la città è andata sempre più ad invecchirsi e l’amministrazione non capisce quanto potenziale, soprattutto economico e culturale, porti la vita notturna. Berlino, la città brutta che però balla da pazzi, ne è l’esempio perfetto. A Bolzano ci sono stati in passato dei club che avevano lineup di tutto rispetto. Mi ricordo il Life Club, che portava sempre i DJ che suonavano la sera prima o subito dopo, nelle grandi discoteche del veronese. Questo fermento di grandi DJ che venivano a suonare aveva creato tutta una scena di ragazzi che si scambiavano i CD dei set registrati e l’atmosfera che si respirava era super underground.
Cosa consiglieresti ad un giovane che vorrebbe emergere nel tuo settore?
Sicuramente mai guardare quello che fanno gli altri. È la cosa più sbagliata! Ognuno ha la sua strada e il suo percorso. Così come ognuno ha la sua vita e quindi paragonarsi ad altri e magari invidiarli per il loro successo, è la cosa più controproducente che ci sia. È proprio il killer della motivazione. Sempre meglio fare il proprio e guardare sempre dentro al proprio giardino, sperando di fare bene e fare sempre meglio! Poi certo, guardarsi intorno e fare un reality check ogni tanto fa bene, ma è importante con che atteggiamento lo si fa.