Alto Adige, Borgogna, Bolgheri, Napa Valley: ricercatore di Bolzano scopre il filo rosso che unisce i terroir dei vini più pregiati al mondo

C’è un filo rosso che lega i terroir da cui nascono i vini più pregiati del mondo, come Borgogna, Bolgheri, Napa Valley, Bordeaux ed alcuni terreni dell’Alto Adige: un particolare minerale di natura argillosa (mixed-layer clays) che rende il suolo particolarmente fertile e predisposto alla coltivazione di vitigni di alta qualità. Un minerale identificato per la prima volta, grazie ad una recente scoperta scientifica che potrà avere importanti ricadute sulla produzione vitivinicola di alto livello.
Il lavoro, già presentato in anteprima nel corso di un convegno internazionale tenutosi a luglio a Bordeaux, è frutto delle ricerche di Carlo Ferretti, ricercatore scientifico e geologo  nonché fondatore di GIR (Geo Identity Research), società di ricerca scientifica nata nel 2018 a Bolzano per aiutare le imprese del settore vitivinicolo a conoscere a fondo i propri territori e vigneti, offrendo soluzioni mirate alla produzione e valorizzazione di prodotti di qualità. Lo studio si è inoltre avvalso della collaborazione di Giuseppe Cruciani, professore del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara.
«Il minerale scoperto grazie alla mia ricerca è un elemento fondamentale che aiuta lo sviluppo eco-fisiologico della vite e favorisce la qualità delle sue uve» spiega Carlo Ferretti. «Il fatto che sia presente anche in alcuni vigneti dell’Alto Adige, come in altre zone rinomate del mondo, consentirà ai produttori di investire strategicamente sui vigneti migliori e di produrre ottimo vino. Queste argille inoltre sono molto importanti per la fertilità del terreno, in una componente che arriva al 50% della sostanza organica. Non solo, grazie a questo minerale il suolo è più predisposto a trattenere l’umidità: tutto questo si traduce in una maggiore sostenibilità ecologica della vigna e in una più favorevole predisposizione all’agricoltura biologica».
Il terroir è largamente influenzato dal suolo, per cui la conoscenza precisa delle sue caratteristiche mineralogiche e delle sue funzioni è indispensabile per la gestione della qualità e la produttività del vigneto. La presenza di argille, ad esempio, è molto importante, con alcuni grandi vini prodotti su terreni argillosi. L’analisi scientifica sui dati mineralogici qualitativi e quantitativi ha permesso di capire quali tipi di minerali argillosi sono più importanti e in quali quantità sono significativi sia per l’ecofisiologia di una vite che per la qualità delle sue uve. Ferretti ha dunque sviluppato un approccio analitico multi-tecnico, testato su 50 campioni di terreno prelevati da vigneti di tutto il mondo, per produrre un database preciso e comparabile di tutti i componenti minerali del suolo. La ricerca ha permesso di distinguere e misurare un tipo specifico di argilla, i cosiddetti “mixed-layer clays” (fasi intermedie cristalline tra argille come illite e smectite), minerali molto piccoli e difficili da rilevare, che in diversi vigneti rappresenta l’elemento più caratteristico del suolo. Questi minerali sono studiati con attenzione in altri campi scientifici (ad esempio nelle perforazioni profonde per la ricerca d’idrocarburi), ma non ancora nei suoli dei vigneti, né mai sono stati comparati nel mondo. La ricerca ha potuto dimostrare che sono un elemento che accomuna alcuni vigneti molto rinomati (ad esempio Bolgheri, Borgogna, Napa Valley, Bordeaux e Alto Adige) e, dal punto di vista pratico, ne ha inoltre misurato l’alta importanza per la fertilità del suolo.
Le ricadute pratiche per i produttori vitivinicoli altoatesini possono essere di grande rilevanza. Le argille a strato misto potranno d’ora in poi essere misurate e considerate negli studi di valutazione della qualità del suolo come indicatori predittivi specifici della qualità del terroir. In questo modo sarà più facile investire sui vigneti migliori, capaci di produrre vini di alta qualità. 

Foto, Carlo Ferretti

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