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Confesercenti, dalla bottega all’impresa

8 Agosto 2021

Confesercenti, dalla bottega all’impresa

Fra le più antiche confederazioni di imprese attualmente attive, La Confesercenti nazionale è stata fondata il 14 Febbraio 1971 a Roma, dall’unione di quattro associazioni fortemente rappresentative delle rispettive categorie: l’Anva (commercio ambulante), la Faib (distributori di carburanti), l’Uncic (commercio a posto fisso) e la Fiarc (agenti di commercio), che insieme contavano all’epoca – circa 80.000 iscritti.
In più di 40 anni di attività, la Confesercenti nazionale è cresciuta rapidamente: oggi aderiscono alla Confederazione più di 70 associazioni dei settori del commercio, turismo, servizi, artigianato, industria e di altre aree di interesse sociale ed economico. Sono circa mille le sedi dell’Organizzazione in Italia.
La principale ragione di questo successo sta nella motivazione che spinse i fondatori a costituire la nuova confederazione: la forte domanda di rappresentanza, di tutela, di sostegno alla crescita ed all’innovazione da parte delle piccole e medie imprese. A questa missione la Confesercenti rimane ancora legata. L’impegno della Confesercenti era quello di dare valore e dignità economica e sociale alle Pmi e lavorare per lo sviluppo e l’innovazione, attraverso una fitta rete di qualificate strutture territoriali.
A tal proposito risultano importanti le Conferenze Economiche realizzate dal 1978 in poi e che sono state caratterizzate da uno sforzo costante, e riuscito, di collocare le Pmi in posizione di protagoniste dei processi economici fondamentali del Paese e al contempo di affermare che non era una prerogativa esclusiva delle grandi imprese quella di fare innovazione, di creare occupazione e di frenare la dinamica dei prezzi. Successivamente sono emerse altre idee che hanno cambiato la percezione delle Pmi ed hanno condizionato le politiche nazionali di settore, a partire dalla legislazione fiscale e da quella relativa al commercio ed al turismo.
In ambito provinciale, invece, tutto iniziò nel 1972, per la precisione nel marzo. Prima un gruppo di commercianti ambulanti, tutti del settore alimentare (una ventina), poi qualche mese dopo, i benzinai gestori degli impianti (una decina), infine verso gli ultimi mesi dell’anno, alcuni commercianti fissi del genere alimentare.
Questo fu il primo “nocciolo duro” della Confesercenti di Bolzano: una quarantina di imprenditori che, stanchi di essere marginalizzati o “dimenticati” dall’unica associazione fino ad allora esistente, la Confcommercio, cominciarono a trovarsi, a parlare tra di loro, a gettare basi per creare un’altra associazione del commercio che già esisteva da qualche anno nel resto del paese, ma che a Bolzano non c’era, la Confesercenti appunto.
La prima sede fu in Via Valdagno, una piccola viuzza laterale di Via Firenze: un negozio dismesso di quattro metri per quattro, con una scrivania, una decina di sedie, una macchina da scrivere e un telefono e naturalmente un primo impiegato. Il tutto veniva pagato con le quote associative dei pochi iscritti e con un paio di feste campestri all’anno, il cui ricavato, detratte le spese vive, andava appunto a coprire i costi della mini struttura appena avviata.
Però già nel gennaio del 1973, vista la crescita degli iscritti, e quindi delle entrate – ancora poche per la verità, ma già sufficienti per assumere altri due impiegati – ci fu il primo cambio di sede: in Via Novacella a poche centinaia di metri dal primo ufficio, un po’ più grande, giusto per creare almeno tre posti di lavoro.
Si diceva delle entrate in aumento: eh già, perché proprio nel 1973 si iniziarono a tenere le contabilità degli associati e fare diversi servizi (domande varie, contatti con enti pubblici, ecc).
Ancora un anno e nel gennaio 1974 fu necessario un altro cambio sede, questa volta in Via Genova, con un ulteriore aumento di dipendenti.
Intanto le varie categorie aumentavano di iscritti, specie gli ambulanti e i benzinai, e di conseguenza aumentavano anche i servizi.
E fu in Via Genova che si avvicinarono alla Confesercenti anche alcune categorie dell’artigianato, e proprio in Via Genova nacque la CNA di Bolzano. La convivenza nella stessa sede durò circa un anno, poi, essendo due strutture in fase di continua crescita, fu necessaria la separazione, anche se venne sempre mantenuto un buon rapporto di reciproca collaborazione. Lo stesso percorso, Confesercenti e CNA insieme, venne fatto a Merano, qualche anno dopo, e anche a Trento, dove, su iniziativa dei dirigenti della Confesercenti di Bolzano, vennero gettate le basi per creare le due strutture anche nella vicina provincia.
Insomma un percorso non certo facile, anzi pieno di ostacoli e di tentativi di boicottaggio messi in atto da varie parti (politiche e associative che qui non vale la pena citare), ma che non impedirono, anzi stimolarono, la voglia, l’entusiasmo, e la creatività del gruppo dirigenti che intanto aveva raccolto attorno a sé altre categorie, dai rappresentanti di commercio, agli operatori dello spettacolo viaggiante, dai pubblici esercizi e tutta la gamma merceologica del commercio fisso.
Altro cambio di sede attorno al 1980 in Via Tre Santi e poi in Via Macello. Nel frattempo, con l’entrata in vigore della legge Vicentini, che introduceva la contabilità generale anche per le piccole imprese con fatturato superiore ad un certo numero di milioni, i servizi diventarono essenziali e strategici: entrate in aumento, ma anche spese crescenti data la necessità di nuovo personale e di nuovi impianti.
Dal punto di vista della rappresentatività la Confesercenti cominciò ad essere, proprio in quegli anni, una realtà della quale non si poteva non tener conto: certo l’ostracismo nei suoi confronti continuava, ma era cosa ben diversa dai primi anni in cui sembrava di essere in pieno deserto e dove i soci fondatori venivano quasi indicati col dito. Insomma, il clima stava cambiando, e stava cambiando anche la struttura commerciale.
Furono quelli – gli anni ’80 – dove la grande distribuzione alimentare iniziò la sua scalata alla conquista di quote di mercato sempre più ampie, e dove, di conseguenza, tanti piccoli esercizi alimentari, specialmente le tradizionali “latterie”, furono costretti a chiudere. E sempre in quegli anni iniziò la ristrutturazione della rete dei distributori di carburante.
Tutte queste trasformazioni, e anche la continua e crescente domanda di servizi da parte delle imprese associate, portò inevitabilmente anche una lenta, ma necessaria trasformazione della struttura interna della Confesercenti.
Se per venti anni circa la Confesercenti si era caratterizzata per la sua determinazione nella difesa delle categorie più deboli del comparto commerciale, nella battaglia all’espansione quasi selvaggia della grande distribuzione, insomma, in parole semplici, la sindacalizzazione era il primo e decisivo impegno dell’associazione, con gli anni ’90 fu necessario modificare la strategia. Certo, la difesa delle categorie associate rimaneva sempre un punto essenziale, ma non l’unico: quindi, sindacato si, ma sindacato di imprese con tutto quello che ne consegue in termini di risposta adeguata alle esigenze sempre crescenti degli associati, e necessità di allargare sempre più la base associativa per “contare sempre di più”.