Bolzano nel segno dei tempi

BolzanoEdizioni Praxis Verlag, 2020, pp. 176

Di Carlo Bertorelle

Claudio Calabrese, scrittore e giornalista, versatile in pittura come ritrattista, si presenta anche come narratore di luoghi con questo Bolzano nel segno dei tempi, che fa seguito ad una prima prova dedicata a Merano tra una sorpresa e l’altra, uscita un paio di anni fa.

La ricca bibliografia e l’indice dei personaggi citati testimoniano l’ampiezza delle fonti di riferimento. L’autore si è documentato a tappeto su molte opere storiche e architettoniche che hanno raccontato in passato la città. Poi però c’è la sua sentita partecipazione affettiva: egli fa propri e rielabora creativamente tutti quei dati informativi. Ne esce una esposizione piana e coinvolgente, anche se didascalica, che accompagna il lettore nell’ ideale itinerario per tutta la città. La mappa copre infatti tutto il territorio, tracciando un ritratto non convenzionale che restituisce dignità ad ogni parte di Bolzano, sia quella più antica che quella più recente, novecentesca, fin dentro ai giorni nostri.

Nel primo capitolo si immaginano nove giorni d’estate, dedicati ad altrettanti quadri di vita bolzanina vissuti prevalentemente nell’area del centro città, mentre nel secondo capitolo si incontra la parte della città nuova, al di qua del Talvera, con i numerosi riferimenti storici al periodo del ventennio fascista e ai tentativi del regime, anche urbanistici e architettonici, di italianizzare il capoluogo. Il terzo capitolo si dedica a raccontare aspetti bizzarri e inaspettati di diverse zone della città, da Gries al quartiere di Don Bosco alla Zona industriale, sempre densi di ricordi, aneddoti e curiose novità che Calabrese registra con spirito di scoperta e di sorpresa.

Naturalmente il libro non è una guida turistica dove il viaggiatore possa trovare le segnalazioni pratiche per la canonica visita di un centro urbano. Leggerlo è un piacere soprattutto per chi è già inserito nella città e la ama, ne conosce già molti angoli e spazi di vita e gode nel riviverli narrativamente. La dimensione diacronica permette di cogliere le stratificazioni nel tempo dei vari luoghi della città. Qualche concessione alla cronaca e al gossip smorza lo sviluppo didascalico tipico della guida alla città, riportando anche leggende metropolitane di cui a Bolzano si parla.

Un’avvertenza: il visitatore che si voglia mettere alla (ri)scoperta di Bolzano con la “guida” di Calabrese sappia che deve calcolare diversi giorni di movimento. Calabrese non fa selezione, non si accontenta dei punti panoramici o spettacolari o storici più in vista, ma macina e accumula dati in quantità. Nel comunicarci la sua passione per questa città “da vedere, vivere, osservare, amare” – come dice – non sa resistere alla tentazione di dirci proprio tutto.

https://www.altoadigecultura.org/recensioniLibriNew.php?idT=68&argo=&mate=N

www.praxisedizioni.it 

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