Smart working, da necessità a nuovo modello di business.
Lo smart working non è, contrariamente a ciò che erroneamente si pensa, lavorare da casa in pigiama e ciabatte. Il lavoro svolto in ufficio ibrido, cioè parte nell’ufficio tradizionale parte da remoto, è uno dei grandi protagonisti degli ultimi mesi e se per molte aziende si è trattato di sopravvivenza, altre hanno consolidato un modello di business già da tempo adottato.
La vera rivoluzione è stata di tipo “culturale”. Anche le organizzazioni più restie ad adottare modelli di lavoro flessibile, si sono rese conto dei vantaggi rappresentati dallo smart working. Questo nuovo modello lavorativo porta con sé oltre a grandi benefici anche nuove sfide.
Ecco un piccolo vademecum per capire (e sfatare) i pregiudizi più diffusi sul lavoro flessibile a distanza.
Falso. Il telelavoro è solo la possibilità di svolgere parte dei propri compiti in remoto, ovvero da casa. Lo smart working è una modalità di lavoro assai più complessa: offre un modo nuovo di dividere la propria vita tra lavoro e tempo libero, un diverso modo di organizzare le priorità e di intendere le gerarchie. Lo smart working richiede, sia da parte dell’azienda che del dipendente, un approccio olistico al lavoro, una capacità di ripensarlo nella sua interezza, parcellizzarlo e di riorganizzarlo in base alle abilità di una galassia di lavoratori flessibili e interconnessi.
Falso. Da un’indagine del 2019 dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, risulta che i lavoratori smart se ben organizzati sono mediamente più soddisfatti dei colleghi che lavorano in modo tradizionale, si ritengono più orgogliosi dell’attività che svolgono (71% rispetto al 62%) e desiderano rimanere più a lungo in azienda (71% rispetto al 56%).
Falso. Sempre l’Osservatorio Smart Working fotografa una realtà che racconta di un numero crescente di grandi aziende private italiane che ha già cominciato a organizzarsi. Per buona parte di queste, il principale beneficio dello smart working è quello di avere una migliore e più snella organizzazione interna (il 46% del campione). Per molte aziende (il 59%), questa modalità di lavoro è il modo migliore per ingaggiare e fidelizzare nuovi talenti.
Falso. Lo smart working non è solo un fatto di interfacce e di agile circolazione dei dati. Il tessuto connettivo dell’intero ecosistema dello smart working è la comunicazione, basta usare i canali giusti e avere una visione lucida del lavoro da svolgere. La resistenza più forte all’adozione dello smart working viene da aziende ancorate a un sistema di “micromanaging” che tende a risolvere i problemi uno per uno, quando si presentano, senza una visione d’insieme.
Per le aziende anche piccole come per le pubbliche amministrazioni e le società partecipate in particolare è necessario un rapido cambio di passo per non perdere l’opportunità di aumentare la motivazione delle proprie persone e per attrarre nuovi talenti, soprattutto in relazione alla necessità di sostituire circa il 15% del personale nei prossimi 3-4 anni.
Migliorare il proprio lavoro e rendere la propria vita più appagante tramite un intelligente e sapiente utilizzo dell’ufficio ibrido, reale in abbinamento al virtuale, è più semplice di ciò che si pensa.
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