Imprese: è ora di ripartire e agire come una Start-Up. Anzi, una Re-Start-Up

Ascoltiamo quotidianamente sui media grida di imprenditori frustrati, delusi. Le imprese sono state costrette a rallentare, se non a fermarsi. Vediamo un’economia che esce a pezzi dalla pandemia di Coronavirus. Abbiamo tutti dovuto fare i conti con i blocchi al lavoro e con un cambio di paradigma che di certo non ci aspettavamo. La politica fa ciò che può ma adesso non aiuta, perché sembra essere senza una visione e senza sufficienti ristori che comunque non basteranno per tutti. La sanità è ancora in difficoltà, non certamente per colpa dei commercianti e delle imprese, e sia gli enti locali sia le società partecipate non possono fare quasi nulla per le imprese. Gli imprenditori si sentono soli.
Mandiamo un messaggio alle imprese: chi può inizi a pensare come una Start-Up, anzi, una Re-Start-Up. Nonostante la crisi, per molti imprenditori può ancora iniziare un nuovo cammino, certamente impegnativo, quasi di conversione, eppure tale da portare al successo. Il paradigma è cambiato anche per colpa dell’e-commerce ed il pericolo per alcune imprese familiari dell’artigianato tradizionale (pensiamo ad esempio alle tipografie) è quello di affrontare un mercato nuovo con modelli di business vecchi, di sentirsi innovativi per avere acquistato prima della pandemia un nuovo software o un nuovo impianto che già oggi risulta obsoleto.
Le imprese devono investire oggi più che mai tempo e risorse nella tecnologia e nell’innovazione, attraverso lo studio di nuove potenzialità da sfruttare in chiave online, che ripensino il rapporto con il proprio pubblico. Molte piattaforme online, pensiamo ai social network, sono gratuite, moltissime sono accessibili con un investimento limitato di denaro, ma dobbiamo ammetterlo, sono impegnative in termini di tempo, formazione e cultura digitale.
Le imprese dovrebbero collaborare in forme e ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese, come ad esempio la creazione di gruppo di acquisto o la creazione di un marchio comune (Marketplace per prodotti e servizi complementari); a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica, come ad esempio lo scambio di informazioni commerciali o lo scambio di prodotti.
Le aziende oggi devono digitalizzare il rapporto con i clienti attraverso i chatbot, per whatsapp o per il web. Dovrebbero digitalizzare l’ufficio attraverso gli strumenti in cloud. Potenziare le riunioni da remoto, con un nuovo galateo. Tutte soluzioni che migliorano i rapporti remoti.
La politica e le associazioni di categoria devono aiutare le imprese a focalizzarsi maggiormente sulla redditività e sul flusso di cassa positivo piuttosto che sulla crescita dei numeri. E prepararle alla ripartenza.
Alcune associazioni di categoria hanno già avviato a favore delle imprese di servizi diversi progetti, tra cui “ufficio ibrido” virtuale a fianco del reale. Un nuovo servizio di consulenza dedicato a PMI che sentono il bisogno di tornare a pensare come una nuova startup ridisegnando l’impresa ed il settore in cui operano valorizzando la storia e la tradizione della azienda ed a volte della famiglia.
Le esigenze dell’impresa in questi mesi sono cambiate: velocità, innovazione, crescita dimensionale, compagine sociale aperta, curiosità e bisogno formativo di chi fa impresa.
Le misure adottate dalle autorità pubbliche non sono ancora all’altezza delle promesse iniziali. Gli imprenditori chiedono uno sforzo sul digitale, attraverso aiuti diffusi, e chiedono di rendere la burocrazia meno complicata, più accessibile, veloce e digitalizzata.

Raoul Ragazzi

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