Riceviamo dallo scrittore Daniele Abate questo breve scritto che volentieri pubblichiamo.

«Ehy frà! Guarda questo video»
«Ah, allora alla fine hai comprato la scheda per il telefono. Ma cos’è?»
«Non lo so, ma era su youtube, e adesso anche sull’Alto Adige. Sembra importante»
Karim avviò il video.
«Ma cosa dice? Io non ci capisco niente» chiese Mohammed.
«Neanch’io»
«È un terrorista?»
«Non lo so, pare. Mi sembra più un nazista»
«Un nazista che fa rap? Divertente. Tanto anche lui mangia la pasta col tonno. Sai, non dovresti perdere tempo con queste cose, e neanche i tuoi giga»
«Già. Hai ragione»
«Dài, vediamo quando ricominciano i corsi FSE, mi sono stancato di stare qui. Voglio lavorare»
«A te hanno dato il computer?»
«No. Lo sto ancora aspettando. Se lo avessi potrei rivedere le lezioni»
«Ma sei sicuro che te lo danno?»
«No. Ma qualcuno mi ha detto che ce li daranno»
«Inshallàh»
«Inshallàh…»

Nel frattempo a Washington DC una famiglia stava guardando il televisore.
«I can’t believe this shit! This is bullshit!»
«Chill dear… What’s up?»
«That buffalo-horned bastard and other barbarian creeps taking over the Congress. Can’t you see it? It’s fucking crazy!»
«And is the President allowing this?»
«He asked for it while he could still call the shots!»
«Oh my…»
«And now Biden is asking him to withdeaw his troops…»
«And they’re all white guys…»
«Oh yeah. That veg brit snob was right. Barbarism begins at home»

A un caffè a Piazza Walther.
«Lei non sembra Italiano» disse la signora prendendo la sua tazzina di caffè dal vassoio.
«Sono nato a Roma. Ma mia madre è Italiana e mio padre Egiziano» rispose il ragazzo girando la bustina nella teiera fumante.
«Ah, dunque lei è musulmano»
«No. Mio padre era Cristiano Ortodosso e io sono nato Cattolico, ma attualmente mi ritengo Buddista e Cristiano»
«Dunque lei non è un vero Italiano»
«Cosa intende per vero Italiano
«Bèh, lei è bilingue Inglese-Italiano»
«Questo perché mio padre parlava con me in Inglese, voleva che quando venivano a trovarci i parenti dall’America o dall’Australia fossi in grado di capirli e di parlare con loro»
«Dunque suo padre non parlava Italiano?»
«Mio padre ha lasciato Luxor quando aveva diciannove anni, per venire a studiare Architettura in Italia. Ha imparato subito l’Italiano, e si è laureato con il massimo dei voti»
«Ah, è immigrato dunque?»
«Non ne aveva bisogno. Mio nonno era farmacista, era una tradizione nella famiglia da generazioni, e lui era l’ultimo di nove figli, non era mai stato un problema la famiglia numerosa. Il problema – mi disse una volta mio padre – era il fatto che quando i musulmani invasero l’Egitto diedero agli infedeli tre possibilità: o ti converti, o paghi una tassa, o muori. La mia famiglia fortunatamente poteva permettersi di pagare la tassa, ma non appena poterono se ne andarono, e così anche mio padre.
Non a caso mi ha iscritto alla scuola cattolica e ho ricevuto un’educazione cattolica, mio padre ci teneva veramente alla mia educazione, quando la mattina mi accompagnava a scuola metteva la musicassetta di Thriller di Michael Jackson, e mi passava un foglio su cui c’era il testo – chiedeva alla sua segretaria di batterlo a macchina per me – e mi chiedeva di leggerlo mentre sentivamo la canzone» i suoi occhi stavano diventando lucidi, «forse è anche per questo che mi piace scrivere romanzi horror per bambini» concluse sottovoce.
«Bèh, comunque lei non sembra Italiano… forse… un Italiano del Sud. Ecco»
«Con l’accento romano che mi ritrovo non penso proprio. Anche se qualche volta un po’ per scherzare un po’ perché mi piace il suono prendo in prestito l’accento napoletano o siciliano, bòn, mi viene spontaneo. Ma ora che vivo a Bolzano, e amo Bolzano e la sua popolazione, mi sento Bolzanino, e per me è perfetto così»
«Ma lei non è di Bolzano. Cioè, non è un vero Bolzanino»
«Ma cosa vuol dire un vero Bolzanino, in fin dei conti? Cioè… Stiamo parlando del codice genetico? Oppure di da quanto tempo i nostri antenati si erano stanziati qui? Voglio dirle una cosa… è una storia vera, non “tratto da una storia vera”, la può trovare sul giornale con tanto di foto e nomi e cognomi. Un leader nazista ha fatto un test del DNA per dimostrare la sua arianità, e quando ha scoperto di avere geni ebraici si è convertito immediatamente. È una storia divertente, ma la dice lunga sull’invidia, non le pare? Senza contare tutti i razzisti che si tinteggiano la pelle o con le creme abbronzanti, o con le creme auto-abbronzanti, o che si fanno le lampade. Ma torniamo a noi, alla morale di questa storia.
Quello che le volevo dire è che se ognuno di noi si facesse un’esame del DNA – che è probabilmente più accessibile di un esame di coscienza per alcune persone – vedrebbe nel corso dei millenni come i suoi antenati si sono spostati nel mondo, e come il suo codice genetico è cambiato. E siccome la leggenda dice che veniamo tutti da una donna Africana, e che l’Africa è la culla dell’umanità, penso che… ognuno di noi dovrebbe tenere in considerazione il fatto che siamo tutti immigrati, siamo stati tutti nomadi, e che siamo tutti un miscuglio di codice genetico di diverse “razze”. Quindi di fatto il concetto di territorio è molto relativo, poiché anche i figli di qua emigrano e i loro figli avranno un’altra patria, ma il concetto di razza proprio non esiste, è un’illusione monolitica, una costruzione sociale per sentirsi migliori»
La signora finì il suo caffè. «Io comunque sono Bolzanina» disse sorridendo, mentre sollevava le mani in segno di resa.
Il ragazzo finì il suo tè. «Assolutamente». Soprattutto con quest’accento francese, pensò.

«Signore. Qual è il suo giudizio?»
«Mi sembra evidente Gabriele» rispose, immerso in una sfera di luce.
«Tre su tre. Mi dispiace Mefistofele»
«Eppure ero riuscito a fargli fare il video!» esclamò scuotendo le catene e allargando le nere ali.
«Sì, ma alla fine si è anche dimesso, dunque se ne è pentito. Ora forse si dedicherà a qualcosa di migliore»
«Bàaah!»
L’Arcangelo Gabriele divenne così luminoso che Mefistotele dovette dargli le spalle, il Signore fece comparire delle scale discendenti davanti a lui.
«Grazie per i tuoi servizi Mefistofele, sono felice che Gabriele sia riuscito a mostrare loro la via giusta da seguire, anche se avevano di fronte la tua. A quanto pare non c’è ancora bisogno del mio ritorno sulla Terra.»
«No. Direi proprio di no» rispose Mefistofele mentre le sue catene tintinnavano e gli zoccoli battevano gli scalini lasciando il marchio ardente di un’impronta che evaporava pochi secondi dopo.
«Ci vediamo alle prossime Olimpiadi Sacre» salutò l’Arcangelo.
«Bèh, alla fine anche lui se ne è andato con dignità» disse Gesù sorridendo, Gabriele rispose al sorriso, diventando ancora più luminoso.

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