Trento. UniCittà – si rilancia

Una seconda edizione del corso di formazione all’uso dei defibrillatori installati in città, il dispositivo medico (Dae, defibrillatore automatico esterno) che in pochi istanti permette di ripristinare il battito cardiaco regolare e quindi di aumentare le possibilità di sopravvivenza di chi dovesse trovarsi in difficoltà. Ma anche un’analisi delle politiche turistiche comunali, nel loro complesso (con oltre un milione di presenze turistiche in città registrato negli ultimi anni) e a seguito delle restrizioni imposte dalla pandemia. E ancora: interventi per promuovere pratiche di mobilità sostenibile, coerenti con il Piano regolatore generale approvato di recente dal Consiglio comunale, quali la realizzazione di una stazione biciclette condivise e-motion nella zona dello studentato di San Bartolomeo, una competizione studentesca per individuare un sistema di logistica innovativo per la consegna delle merci in centro città e la promozione di eventi per favorire il dialogo attivo con la cittadinanza e le rappresentanze studentesche. Sono alcuni degli interventi concordati tra Comune e Ateneo di Trento per il prossimo anno nell’ambito del protocollo d’intesa UniCittà. Il piano delle azioni nei giorni scorsi è stato sottoposto all’attenzione della Giunta comunale e del Senato accademico.
Il bilancio dei primi anni di attività è stato tracciato ieri sera a Palazzo Sardagna, sede del Rettorato, dal sindaco e dal rettore Paolo Collini che hanno poi sottoscritto il programma delle attività per il 2020/21. All’incontro hanno partecipato, inoltre, Marco Tubino, professore dell’Università che guida il Comitato di coordinamento, e Sabrina Redolfi, dirigente del Servizio Sviluppo economico, studi e statistica, in rappresentanza della componente comunale del Comitato.
Le origini
Il progetto UniCittà tra Ateneo e Comune di Trento nasce nel 2016 su impulso del Protocollo di intesa siglato tra la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) e l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia (Anci) per rafforzare la relazione di reciprocità fra le città e le università italiane.
Il patto è orientato sia a valorizzare il contributo scientifico dell’Ateneo nella definizione di opportunità e strumenti a supporto delle politiche di governo della città, sia a promuovere buone pratiche di interazione tra la comunità cittadina e la comunità universitaria, come è accaduto ad esempio con il progetto “Nutrire Trento” che, durante il lockdown, ha sostenuto l’economia locale e ha permesso l’acquisto a domicilio dei prodotti dei mercati contadini e che tuttora prosegue con iniziative di informazione ed educazione al consumo e alla produzione sostenibile di cibo.
Il Comitato di coordinamento
La pianificazione e realizzazione delle attività è affidata a un Comitato di coordinamento composto da tre rappresentanti dell’Università e tre rappresentanti del Comune di Trento, con la partecipazione di un/una rappresentante dell’Opera Universitaria e di un/una rappresentante della componente studentesca universitaria.
Il piano degli interventi 2020/2021
L’emergenza sanitaria prima e la crisi economica poi hanno reso necessaria una rivisitazione di alcune azioni. Essa ruota intorno a cinque aree di lavoro principali: digitalizzazione, mobilità sostenibile, food policy, decisioni condivise e partecipate, valorizzazione del patrimonio.
Nei prossimi mesi, oltre a completare le attività avviate, si intende realizzare la seconda edizione del corso di “Formazione all’uso dei defibrillatori semiautomatici”, dare continuità a “Nutrire Trento”, rinnovare il progetto di ricerca per la revisione del Piano di politica turistica del Comune di Trento, per un adattamento delle priorità al contesto emergenziale, attivare l’intervento “Prendere decisioni (tra partecipazione e condivisione)”, contribuire al programma culturale del Poplar Festival, dare visibilità sui reciprochi canali alla “ControGuida” curata dall’Unione degli universitari (Udu) e, infine, progettare un sistema di WayFinding urbano come occasione per valorizzare le relazioni urbane a partire dal patrimonio edilizio delle strutture universitarie.

Foto/Giovanni Cavulli ©UniTrento.

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