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Così Deliveroo ha salvato la piccola gastronomia bolzanina

5 Giugno 2020

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Così Deliveroo ha salvato la piccola gastronomia bolzanina

Aggrappati al delivery. Il sevizio a domicilio è stata un’ancora di salvezza per molti esercenti altoatesini, anche le piccole gastronomie. L’incontro tra la microimpresa e i grandi player mondiali ha rappresentato una strada per la resistenza durante il lockdown per diversi di loro, anche in Alto Adige. A spiegarci nel dettaglio vantaggi e difficoltà di questo abbraccio imprenditoriale è Stefano Appoloni, titolare de “La Piadineria Romagnola” di via Dalmazia. Marzo, aprile e in parte maggio sono stati mesi dove crudo a squacquerone sono stati trainati dai riders e dagli ordini effettuali via app con lo smartphone. “Deliveroo ci ha permesso di pagare con regolarità l’affitto e le spese. In un periodo come quello passato una grande conquista, non posso negarlo”. Non tutto, peró, è così semplice e positivo affidandosi alle consegne automatizzate a domicilio “. Ogni portale, anzitutto, ha il suo sistema organizzativo. “Partiamo da Deliveroo. Il sito si trattiene il 30% secco della vendita. Il fattorino, poi, viene pagato 5 euro a consegna suddivisi in 2,50 euro a carico dell’esercente e 2,50 euro a carico del cliente finale. Alla fattura mensile, inoltre, vanno decurtati 40 euro per il tablet che Deliveroo ti obbliga ad avere e che l’esercente paga con questa trattenuta fino a copertura del costo. Da quello che rimane vanno poi sottratti il corrispettivo allo Stato per gli incassi e le tasse statali. L’utile che rimane in cassa, dunque, varia dal 12 al 30% con un calcolo spannometrico”. Ne vale la pena? “Per la cifra di incasso no ma per la mole di lavoro ed ordini che porta con sè assolutamente sì. Le due cose, dunque, vanno a bilanciarsi in una certa misura rendendo il sistema, sopra certe soglie di ordini, conveniente”. Se, tuttavia, il cliente venisse direttamente in negozio a prendere la piadina risparmierebbe lui e anche voi? “Beh, sì. Questo lo dice la logica matematica – ride – perché lui non pagherebbe i 2,50 euro di consegna e noi eviteremmo il 30% del servizio di delivery. L’ideale, tuttavia, è che i due sistemi convivano perché è anche vero che grazie a Deliveroo molte persone ti conoscono e, in un secondo momento, arrivano in negozio. Sono clienti che, senza l’approdo sulla piattaforma, l’esercente non avrebbe mai avuto. Per alcuni versi essere su Deliveroo può anche essere considerato un investimento pubblicitario”. Durante il difficile momento del lockdown sono anche cambiate alcune regole per affrontare l’emergenza. “Normalmente Deliveroo fattura ogni 15 giorni ma in quelle settimane è passato a 7 giorni, ogni giovedì, accordandosi con le banche per accreditarci i soldi sui conti correnti lo stesso giorno. Di norma bisogna attendere 3-4 giorni. È stato un gesto di vicinanza oltre ai messaggi e ai contatti personali che hanno affidato ai rappresentanti di zona. Ci telefonavano per sapere come stava andando il lavoro in generale e anche in alcuni particolari tecnici. Aspetto non banale”.
Leggermente diverse le impostazioni di Just Eat. “Qui la commissione che l’esercente deve pagare alla piattaforma è del 18% perché la consegna deve organizzarla in autonomia. Il titolare del locale è più esposto al rischio perché, concedendo al cliente la possibilità di saldare in contanti, può capitare di incappare in scherzi sgradevoli”. E’ accaduto? “Sì, esci con il prodotto e torni a casa con le piadine perché il cliente non c’era oppure ti hanno fatto uno scherzo. Purtroppo poi la merce devi buttarla: uno spreco economico e immorale”. E la bolzanina Mangio a Casa? “Stessa impostazione di Deliveroo, fatta eccezione per le funzioni legate al tablet in dotazione”. Quali sono? “L’invio della notifica push della ricezione dell’ordine, della partenza del fattorino o la possibilità di stornare prodotti dal menù se quel giorno manca la materia prima. La comunicazione al cliente è immediata”.
Lavorare solo a domicilio, comunque, non è semplice. “Non può nemmeno bastare per una piccola impresa – continua Appoloni – perché, come spiegato, i margini sono piuttosto ristretti. Non nascondo di averci pensato ma il cliente in negozio rimane fondamentale. Anche per il contatto diretto con la gente”.  Persone che, in queste settimane, hanno un po’ modificato le loro abitudini. “A pranzo lavoriamo di più, abbiamo ritmi molto elevati soprattutto nel settore del delivery ma alla sera la contrazione è evidente. I bolzanini dopo le 20 o le 21 non si vedono più per strada e tendono anche a cucinare di più a casa. Non so dire se si tratti di un cambio di abitudine temporaneo o definitivo rispetto a quello che abbiamo vissuto ma sia io sia molti colleghi abbiamo registrato questo spostamento dei carichi nella distribuzione del lavoro. Noi, come al solito, dobbiamo essere bravi ad interpretare i cambiamenti sociali adattandoci e non facendoci spaventare sfruttando pure le nuove tecnologie. Sono strumenti: studiamoli e valorizziamoli”.

Foto, Appoloni.