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Commercio online, una tassa sulle restituzioni

9 Gennaio 2020

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Commercio online, una tassa sulle restituzioni

I ricercatori in ambito economico dell’Università di Bamberg, specializzata nella ricerca sulle restituzioni in ambito commerciale, auspicano l’introduzione di una tassa sulle restituzioni nell’e-commerce.  

“Nell’ambito di un nuovo studio, gli esperti evidenziano come, secondo gli stessi commercianti online, una tassa sulle restituzioni di circa tre euro farebbe diminuire il numero delle restituzioni del 16 percento”, spiega l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige. In Germania per esempio, a fronte di 490 milioni di articoli restituiti annualmente, il calo delle restituzioni sarebbe di circa 80 milioni.

“Questi dati e risultati scientifici non possono che spingere all’azione. Non possiamo più ignorare ciò che avviene giornalmente nei nostri centri urbani e paesi: un numero incalcolabile di furgoni per le consegne appesantisce il traffico e influisce negativamente sull’immagine delle nostre località. Questi veicoli intasano le nostre strade, aumentano esponenzialmente il traffico e anche i corrieri sono sottoposti a pesanti condizioni lavorative”, riassume il presidente dell’Unione Philipp Moser. “È urgente ripensare e rinnovare i comportamenti di consumo, con l’obiettivo di stimolare i clienti ad acquistare più consapevolmente e a tenere conto dell’impatto sul clima”, aggiunge Moser. Questo risultato può essere raggiunto solo se una parte dei costi per la restituzione della merce viene imputata anche al cliente.

Attualmente solo il 15 percento dei commercianti online chiede una tassa sulla restituzione, soprattutto piccoli commercianti probabilmente attivi in specifiche nicchie di mercato. Il quadro cambia drasticamente nei grandi gruppi, che rinunciano consapevolmente alla tassa sulla restituzione. Questo avviene per motivi strategici, per creare dei vantaggi concorrenziali e delle barriere all’ingresso sul mercato. Per questo tipo di grandi gruppi la restituzione gratuita risulta vantaggiosa a livello aziendale. Essi, infatti, accettano le restituzioni e, grazie alla loro posizione sul mercato, impediscono alla concorrenza di realizzare proposte alternative.

La gestione preventiva delle restituzioni, cioè la prevenzione e limitazione delle restituzioni, e lo strumento della tassa sulle restituzioni, possono insomma contribuire a ridurre le conseguenze negative in ambito economico ed ecologico delle restituzioni stesse.

“Siamo consapevoli che il problema non può certo essere risolto localmente e che serve una soluzione internazionale. Per questo è nostra intenzione portare avanti il tema presso le competenti istituzioni e associazioni – anche per mezzo della nostra associazione di riferimento nazionale Confcommercio – cercando alleati in questo cammino”, conclude convinto il presidente dell’Unione.