Politica. Più Europa, senza buttare l’acqua col bambino, e no ai minibot

Nulla è ancora deciso per il nuovo quadro politico europeo che dovrà affrontare le reali e note questioni che coinvolgono l’UE.

Innanzitutto ricordo che il nostro Paese assieme ad altri Stati è stato fondatore dell’UE e che oggi – pur trovandosi soggetto “in fieri” a una procedura d’infrazione per debito eccessivo – è la seconda o terza forza economica europea.

Ciò premesso, i risultati delle elezioni europee sono stati contrassegnati, sia dal tasso di astensionismo, di circa il 50%, ossia un europeo su due non è andato a votare, sia dall’imponente presenza di partiti statalisti cosiddetti sovranisti.

Andiamo con ordine senza farci trascinare dall’onda sovranista che contesta il valore e la garanzia di pace dell’Europa tanto da essere orientata e (forse) decisa a buttare ….”l’acqua sporca e il bambino”.

Il richiamo ai sovranisti è d’obbligo. Questi negano che l’Europa unita sia un valore e una garanzia di pace e “gridano” sempre più che l’Ue è uno strumento nelle mani di grandi lobbies economiche e finanziarie il cui scopo è di neutralizzare definitivamente la sovranità economica degli Stati nazionali.

Intendono così realizzare il loro “mito” ossia “signoreggiare” l’economia che sa e fa tutto. È  questo un forte e ambiguo messaggio da parte di chi non conosce e contesta quanto è in esistenza, ossia un continente in pace da settanta anni: la libertà, la libera circolazione, il mercato unico, la moneta unica, grossa parte della legislazione ambientale e tutti i conseguenti effetti positivi.

Giudicare favorevolmente l’Europa non vuol dire che tutto va bene. La mancata e poca condivisione nella gestione dei migranti o il diniego dell’assegnazione del seggio ONU ne è la prova. Aggiungo che il ruolo del Parlamento Europeo è ancora impantanato e inconcludente. Se la democrazia moderna nasce con i parlamenti, e se i parlamenti esistono quale essenziale strumento politico ed espressione della volontà del cittadino elettore – se ciò è vero – il Parlamento ha la funzione e il compito di iniziativa legislativa. Il Parlamento Europeo, anche quello appena eletto, è l’unico parlamento al mondo che non ha iniziativa legislativa e dunque non ha piena competenza. A mio avviso le elezioni europee sono un rito inutile se non si mette prima il necessario punto fermo. Non è così ?

Qual è il punto di arrivo di questo discorso? La risposta è affermare che c’è bisogno di più e nuova Europa. Sì, è vero che il progetto di integrazione europea vive una fase critica della sua storia. Vive in una crisi sociale e politica. È la crisi del modello dominante che è meno europeista. Chiediamoci se abbandonare, o peggio cancellare l’UE, non significa favorire il risorgere di vecchi nazionalismi, con annesse guerre economiche, che potrebbero mettere a rischio la pace (basta ricordarsi dei Balcani). L’Europa non sopravvive se rimane ferma all’economia e non sopravvive se non riesce a superare quel miscuglio di risentimento e senso di esclusione oggi esistente. Essa deve trovare lo slancio per compiere nuovi e significativi balzi in avanti per sconfiggere il malessere che sta avvitando il modo di vivere e di pensare. Le attuali regole europee a suo tempo liberamente scritte e sottoscritte dai governi, sono da aggiornare e migliorare. Bisogna rinnovare il vestito istituzionale europeo perché vecchio e obsoleto e adattarlo alle attuali necessità, alle sensibilità dei tempi e ad un nuovo spirito europeo di collaborazione. Il principio della soluzione della crisi europea non è nella tecnica, non è nella supposta forza salvifica della tecnocrazia, sta invece nella politica e nel potere. Serve una filosofia politica diversa, una filosofia che si sposti dal primato dell’economia al primato della politica nel rispetto della storia, dei valori tradizionali ed anche del proprio orgoglio nazionale. E di questo il nostro Paese deve farsi carico.

Infine, la storia dei minibot è diventata paradossale. Si tratta di una proposta per accelerare il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. Bene. È ambigua? È imprudente? Non lo so. L’art.105 del Trattato di Maastricht prevede che “la BCE ha il diritto esclusivo per l’emissione di banconote all’interno dell’UE”. Se non vogliamo accreditare la tesi che i minibot sono l’anticamera dell’uscita dall’Ue o dall’Euro basta far fede al principio di ragionevolezza e trovare un altro e diverso strumento-proposta ….altrimenti non si va da nessuna parte.

Antonino Papa

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