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Bolzano. Premio Nobel Wole Soyinka ricevuto dal Sindaco Caramaschi

21 Agosto 2017

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Bolzano. Premio Nobel Wole Soyinka ricevuto dal Sindaco Caramaschi

Il Premio Nobel per la Letteratura Wole Soyinka a Bolzano su invito del Centro Pace del Comune per partecipare ad una serie di incontri ed eventi pubblici è stato ricevuto e salutato ufficialmente in municipio dal Sindaco del capoluogo Renzo Caramaschi.
Wole Soyinka nel 1986 è stato il primo Premio Nobel africano. Nigeriano, ha sempre mantenuto un rapporto fecondo con la sua cultura originaria, quella degli Yoruba, gruppo etnico diffuso nell’Africa occidentale. Drammaturgo, poeta, romanziere e saggista ha studiato in Inghilterra, ma ha insegnato in varie università del mondo. Impegnato nella battaglia dei diritti civili e nella resistenza alle dittature, è stato varie volte incarcerato, torturato e condannato a morte.

Salutando ufficialmente l’illustre ospite, il Sindaco Caramaschi ha detto di essere orgoglioso che la Città di Bolzano possa ospitare il Premio Nobel per la Letterature Soyinka. “In questi tempi dove l’umanità sembra essersi persa, dove c’ è violenza, dove non c’è rispetto, dove c’è razzismo, Soyinka, per quella che è stata la sua vita e la sua esperienza, rappresenta il segno della civiltà dell’uomo. Ha sopportato, ha vissuto, ha sofferto, ma  in lui vedo gioia e felicità di vivere: la forza del coraggio che va oltre le contingenze, le stupidità e le atrocità umane. Per la Città di Bolzano è un onore vero averlo qui e ne siamo davvero felici. La vita di Wole Soyinka ci dice che con la cultura, con l’impegno, con il sacrificio, con lo studio e con l’intelligenza si possono superare anche i momenti più difficili.  Un grande esempio per i giovani e per lo sviluppo della nostra società. Bolzano trarrà sicuramente grande beneficio da questa “contaminazione” di bontà e di grande fiducia nel futuro”.

La figura di Wole Soyinka racchiude in sé tutto: primo Premio Nobel africano, un letterato, un uomo d’azione contro la dittatura, contro la guerra, ma anche professore, romanziere, drammaturgo, poeta. Soyinka ha vissuto una vita straordinaria passando dal carcere, all’isolamento e l’esilio, amico di Nelson Mandela a cui dedicò il discorso del Nobel, nel 1986, in cui denunciava la segregazione razziale in Sudafrica e due anni dopo, la raccolta di poesie “Mande-la’s Earth and Other Poems”. Scrittore fecondo ha scritto tantissimo e la sua produzione è stata tradotta in tutte le lingue. In Italia le sue opere sono tradotte quasi tutte da Jaca Book, che ha rieditato ultimamente alcuni suoi classici come “L’uomo è morto” che ricostruisce l’esperienza drammatica dello scrittore rinchiuso in isolamento nelle carceri nigeriane alla fine degli anni Sessanta, “Isarà. Intorno a mio padre”, “Mito e letteratura. Nell’orizzonte culturale africano”, “Aké. Gli anni dell’infanzia”, “La strada”, “La morte e il cavaliere del Re”. Importanti anche la sua autobiografia, “Sul far del giorno”, pubblicata da La nave di Teseo e “Africa” pubblicata da Bompiani. Attulamente Jaca Book riporta in libreria il suo primo romanzo, Gli Interpreti, un capolavoro della letteratura post-coloniale che ripropone il tema della cultura africana verso cui tornare e far riguadagnare la perduta dignità.

Wole Soyinka, con una barba riccia e una criniera da capotribù che si imprime facilmente nella memoria, è diventato un’icona del nostro tempo. Non solo perchè è stato il primo scrittore africano a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1986, ma per la storia che lo contraddistingue. Nato nel 1934, in Nigeria, Soyinka divenne l’emblema della lotta contro la dittatura e imprigionato tre volte, passando anche dall’isolamento. Le minacce di arresto, tortura e morte lo hanno accompagnato in tutti gli anni di dittature nigeriane, fino alla condanna dell’esilio agli inizi defgli anni Novanta. Grande difensore delle libertà dell’uomo, Soyinka continua a portare avanti le sue battaglie anche in tempi odierni di chiusura e ostilità nei confronti dell’Africa e dei paesi asiati. L’ultimp siuo atto di ribellione è stato con l’elezione di Donald Trumo alla casa bianca. Lo aveva annunciato prima e lo ha fatto: “Se dovesse essere eletto Trump io distruggerò la mia Green Card in segno di protesta con le politiche discriminatorie”. Detto fatto. Soyinka oggi è tornato dall’esilio e vive nuovamente in Nigeria.

Nato in un piccolo villaggio nel sudovest della Nigeria, figlio di un preside di scuola e di una madre di fede anglicana impegnata nel movimento per i diritti delle donne, Soyinka fu avviato dai nonni alla conoscenza del folklore e della tradizione religiosa locale. È da questa formazione che ha iniziato ad apprendere l’amore per il teatro. Nel 1952, a soli diciotto anni, riceve premi per le sue composizioni teatrali, frequentando successivamente l’Università di Ibadan in Nigeria, per trasferirsi poi in Inghilterra, all’università di Leeds.

Dopo un’esperienza come drammaturgo al Royal Court Theatre di Londra, nel 1960 rientra in Nigeria ed insegna in varie università. Tra il 1967 e il 1969, durante la guerra civile nigeriana viene incarcerato senza prove certe per essersi opposto al conflitto e aver chiesto il cessate il fuoco. In isolamento dentro una cella grande quanto una tomba, scrisse alcune delle sue poesie più forti e famose.

Uomo coraggioso e di grande onestà intellettuale, ha insegnato nelle università di Yale, Cornell, Harvard , Scheffield e Cambridge. Oggi vive in Nigeria sempre vicino alla materia viva dell’attualità politica perchè “La nostra meta è l’uomo, non il potere.” (Wole Soyinka)

In foto: Wole Soyinka