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Roma. “Gli italiani scrivono male anche perché non leggono.”

7 Febbraio 2017

Roma. “Gli italiani scrivono male anche perché non leggono.”

Un disegno di legge per promuovere la lettura proposto Commissione cultura della Camera e caldamente sostenuto dall’on. Flavia Piccoli Nardelli.

 “Seicento professori universitari di chiara fama chiedono alla scuola primaria maggiori competenze, controlli più seri, partecipazione alle commissioni di esame di coloro che saranno poi responsabili dei successivi livelli di istruzione dei nostri ragazzi” scrive in un lungo intervento pubblicato dal quotidiano di Torino La Stampa, la presidente della Commissione Cultura della Camera Flavia Piccoli Nardelli, parlamentare trentina, figlia dell’onorevole Flaminio Piccoli. L’intervento, come ella scrive, vuole spiegare il senso profondo del disegno di legge (n 1504), sulla promozione della lettura affinché sia data “centralità al leggere e allo scrivere”. La questione viene posta al governo e investe il Paese intero. Non è un problema secondario- scrive Flavia Piccoli. “Intervengo in modo volutamente semplice proponendo una causa altrettanto semplice: gli italiani, non solo gli studenti, scrivono male anche perché non leggono.” Ella osserva  che in Italia, tradizionalmente, alla lettura è stato assegnato un ruolo accessorio, che si pratica per diletto, quando invece è una necessità. Per molti coincide con il periodo dell’istruzione. Cita poi John Dewey, il pedagogista americano di fama internazionale e l’italiano Benedetto Vertecchi che affermano essere “l’istruzione non solo parte della vita, ma la vita stessa La scrittura è ad essa collegata, dico di più: lo è la scrittura corsiva, proprio quella che oggi si pratica sempre meno nelle scuole.

A onor del vero Flavia Piccoli riconosce l’impegno profuso dalla scuola italiana per aver abbattuto in 40 anni l’analfabetismo di base che ha una lunghissima storia nel nostro Paese. Ma subito aggiunge che oggi la scuola “deve innalzare i livelli di competenze di tutti quei cittadini esclusi per troppi anni dal sapere. Eliminare l’esclusione porta con sé l’assunzione di responsabilità sempre più grande. I docenti universitari sanno bene che l’impreparazione in molti dei ragazzi che arrivano all’università è il costo di una scolarizzazione che abbiamo voluto e che vogliamo sempre più larga. Oggi è un dovere sociale e culturale dare a tutti la possibilità di innalzare il proprio livello di partenza. E la lettura è un’arma potentissima.”

I docenti di ogni ordine e grado – continua la parlamentare – devono trasferire agli studenti il gusto della lettura e della scrittura “Sì, certo ma non basta, subito aggiunge, devono trasferire loro l’abitudine e la necessità della lettura. Che è sociale e culturale. E non basta, non basta ancora, perché tanti rimangono indietro oppure smettono. La dispersione scolastica rimane nel nostro Paese, nonostante il recupero che si è fatto, troppo alta. I dati dicono che il mercato che traina l’editoria è proprio quello della fascia degli adolescenti.”

Sulle biblioteche scolastiche servono azioni di governo, forti, coordinate e continue. “Leggere per pensare meglio, per scrivere meglio, per vivere meglio”conclude Flavia Piccoli Nardelli, presidente della Commissione Cultura della Camera

Giornalista, scrittrice, editore.