Operazione Sarissa: Italiani in battaglia

FARAH, Afghanistan. Base operativa avanzata “El Alamein”, uno dei covi della TF-45, ovvero la crema dei reparti speciali italiani (che rispondono direttamente al comando Nato) operanti in Afghanistan. Svolazzare d’elicotteri, polvere, urla. “Come Together” nelle orecchie, oltre il sibilo metallico delle armi leggere talebane, oltre i colpi di mortaio o Rpg. “Come Together” in versione cover Aerosmith che vi consiglio d’ascoltare mentre leggete queste righe. Nel trambusto della base arrivano i feriti, Luca (nome di fantasia) sdraiato, un braccio rotto e questa canzone nelle orecchie, squarciata dai rumori della battaglia.

Ore 4.50 del mattino, circa otto ore prima. Gli italiani (circa 30 operatori divisi in tre squadre) sono lasciati a 2,5 km dall’obiettivo: un covo talebano, difeso da mitragliatrici pesanti e da circa 40 uomini. L’obiettivo? Arrestare il uno degli elementi più influenti dell’apparato talebano e recuperare informazioni informatiche e cartacee riguardanti rapporti tra talebani e forze estremiste “esterne” operanti in Medio Oriente, addestrate tra Pakistan e Afghanistan. Vento a raffiche, polvere che si mischia al sudore. Luca ha nelle orecchie ancora quella canzone dei Beatles “Come Together”, ascoltata più volte, una canzone, ricordo classico di un amore che non c’è più. Una morte prematura che ha spinto Luca in Afghanistan. Ricorda ancora il tepore di quelle domeniche d’inverno, tra odore di caffè e qualche carezza. Una raffica metallica fa tornare Luca alla realtà afgana. Qualcosa è andato storto, i nostri militari si ritrovano sotto il fuoco nemico, senza possibilità di far intervenire gli elicotteri, a 15 minuti di volo. I nostri militari però non demordono e neutralizzano i nidi di mitragliatrici, si fanno largo tra le fila nemiche andandosi a posizionare in modo tale da occupare i tre edifici circondati. Luca fa parte della terza squadra che irrompe in una casermetta, tra fumogeni e spari, gli occupanti sono tutti catturati, azione ripetuta dalle altre squadre. 30 prigionieri, tra cui un capo talebano, tre computer e numerosi fascicoli d’informazioni recuperati. Mentre via satellite si comunica la riuscita dell’operazione, una scoppio fortissimo squarcia la stanza. A terra rimangono una decina d’ostaggi e 6 italiani feriti. Spuntano all’orizzonte quattro mezzi carichi di talebani che sparano all’impazzata con armi leggere. Luca è uno dei primi che risponde al fuoco. Poco dopo altri scoppi, colpi di mortaio e Rpg. Tutti a terra, Luca riapre gli occhi gonfi, tra sudore, polvere. Ha un braccio rotto, i suoi compagni lo strascinano fuori dall’edificio. Gli sembra tutto lontano. I colpi d’arma da fuoco ad un certo punto spariscono. Appare Anna (anche questo nome di fantasia) che gli tende la mano, lo guarda. Si ritrova a letto. La musica, il caffè e gli occhi carichi d’amore d’ Anna. Allunga la mano nella direzione d’ Anna, che scompare. Solo rumore d’elicottero. Un ufficiale medico che gli blocca il braccio, un altro che gli dice di calmarsi, che ormai è al sicuro. Luca vede il sole sorgere tra lo svolazzare degli elicotteri in atterraggio. “Come Together” ancora nelle orecchie fino alla prossima missione. Luca, un soldato italiano dei reparti speciali di stanza a Farah ed Herat, a comando Nato. Operazioni (questa una ricostruzione) come queste sono per i nostri militari, considerati tra i migliori, all’ordine del giorno. La Task Force 45 (TF-45) è un’unità militare interforze di Forze speciali italiane, operante, almeno dal giugno 2006, in Afghanistan, nell’ambito dell’Operazione “Sarissa” dell’International Security Assistance Force (ISAF).

La TF-45 ufficialmente non è riconosciuta dallo Stato Maggiore della Difesa che, tuttavia, ne è comandante supremo e ne coordina le operazioni attraverso il COFS.I soldati dell’unità, infatti, non sono neanche conteggiati nel contingente italiano dei 3.880 militari (al 26 giugno 2011)[2] schierati in Afghanistan, motivo per cui il numero degli effettivi della TF-45 è ancora sconosciuto (sono stimati circa 200 effettivi, ma la cifra è incerta).

Secondo Gianandrea Gaiani, esperto militare e Direttore di Analisi Difesa, la TF-45 “costituisce la più grande unità di forze speciali mai messa in campo dall’Italia dai tempi dall’“Operazione Ibis” in Somalia.

«Non voglio rivelare dettagli. Posso solo dire che ho potuto osservare il lavoro e la professionalità di quella squadra (n.d.r.: Task Force 45). Credo che gli italiani sarebbero orgogliosi dei loro soldati.»

(Stanley A. McChrystal, generale statunitense Comandante dell’International Security Assistance Force (ISAF) e dell’U.S. Forces in Afghanistan (USFOR-A), (6 marzo 2010.)

Questi militari sono al servizio dell’interesse nazionale italiano e svolgono operazioni che in patria non vengono rese pubbliche. Sono fantasmi, ufficialmente non esistono, persone a cui qualcuno dice, si debba il nostro mondo ovattato e tranquillo.

Marco P.

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale

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