Scritto post-sinodale di Papa Francesco su matrimonio e famiglia. Ecco le parole del Teologo P. Martin M. Lintner

Scritto post-sinodale di Papa Francesco su matrimonio e famiglia. Ecco le parole del Teologo Morale P. Martin M. Lintner

Oggi è stato pubblicato il tanto atteso scritto post-sinodale di Papa Francesco su matrimonio e famiglia, presentato dai cardinali Christoph Schönborn e Lorenzo Baldisseri e da una coppia di coniugi italiani. Tale esortazione è intitolata „Amoris Laetitia – La gioia dell’amore: sull’amore nella famiglia“.Già il titolo programmatico descrive il filo conduttore che si snoda lungo tutto lo scritto: papa Francesco intende rappresentare l’amore coniugale e familiare in tutte le sue dimensioni, dall’amore sensuale ed erotico fino all’amore dei genitori per i propri figli, come una fonte di gioia e di umanità, come un’esperienza profondamente umana che arricchisce e rende bella la vita.

Il documento merita di essere letto con attenzione. Come già in Evangelii Gaudium anche l’esortazione apostolica Amoris Laetitia è piuttosto complessa. Questo non deve però spaventare perché lo stile narrativo di Papa Francesco è concreto, semplice e comprensibile. Ciascuno di noi può comprendere questo testo, che si legge facilmente e che vale la pena d essere letto. Il cardinal Schönborn, durante la presentazione, ha menzionato il rischio di saltare subito a quei passaggi, in cui sono affrontati i cosiddetti “temi caldi”. Anche se essi sono sicuramente di grande interesse, tuttavia sarebbe un peccato concentrarsi soltanto su tali argomenti.

Perciò: il documento merita una lettura approfondita. Subito dopo la sua pubblicazione non è possibile e sarebbe anche irresponsabile in questo contesto volerne rendere conto in modo esaustivo. Si riporteranno quindi alcune e poche impressioni che scaturiscono da una prima lettura.

Papa Francesco segue interamente la linea di entrambi i Sinodi dei vescovi. Il documento del Sinodo dei vescovi di ottobre 2015 è citato dettagliatamente in molti passaggi. Questo rende evidente quanto il Papa prenda sul serio il cammino sinodale: egli ha ascoltato con attenzione la discussione dei vescovi e ciò che essi gli hanno suggerito alla fine. Papa Francesco ha evidenziato in modo esplicito che il Sinodo ha prestato attenzione a ciò che i fedeli hanno riferito ai vescovi cosicché “a partire dalle riflessioni sinodali non rimane uno stereotipo della famiglia ideale, bensì un interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni” (nr. 57). Partendo da questo pensiero – e questo approccio pastorale caratterizza l’intero scritto – è suo desiderio esprimere una parola di speranza e incoraggiare le persone: “le realtà che ci preoccupano sono sfide. Non cadiamo nella trappola di esaurirci in lamenti autodifensivi, invece di suscitare una creatività missionaria. In tutte le situazioni la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di verità e di speranza” (nr. 57).

Il Papa non si semplifica certo il compito: da una parte egli non dubita in alcun modo della dottrina della Chiesa che vede ancorata al Vangelo; dall’altra parte non teme di andare incontro alle persone che vivono forme di convivenza e di famiglia che non corrispondono alle norme ecclesiastiche e rifiuta così sia un atteggiamento rigoristico che intenda soltanto applicare delle leggi morali e condannare le persone, sia la decisione superficiale di dire che va tutto bene. Esprime la sua comprensione per “coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione” (nr. 308), ma allo stesso tempo afferma che questo argomento non può essere accettato come un pretesto per non andare incontro alle persone che vivono forme di convivenza e di famiglia che non corrispondono alle norme ecclesiastiche oppure che sono fallite. Esorta a un atteggiamento di comprensione, di pietà e di misericordia, nonostante evidenzi che la misericordia è “la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio” (nr. 311). L’esigenza di verità non può essere una scusa per non avere, in alcune situazioni, un atteggiamento comprensivo e misericordioso nei confronti di tali persone. Piuttosto parla di “primato dell’amore” secondo il Vangelo e si rammarica del fatto che “a volte ci costa molto dare spazio nella pastorale all’amore incondizionato di Dio” (nr. 311).

Nell’intero scritto si pone particolarmente l’attenzione sulla questione della coscienza. A tale proposito scrive il Papa: “stentiamo […] a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (nr. 37). Queste sono affermazioni molto importanti che vengono riprese e approfondite in passaggi fondamentali. Il Papa esprime la sua fiducia nella competenza dei fedeli in merito alla coscienza e persevera con tenacia nel compito di una formazione della coscienza. In modo particolare, nel capitolo in cui si affrontano i modi di comportamento nei confronti di situazioni familiari difficili, il Papa evidenzia che anche qui è interpellata la coscienza delle persone interessate, vale a dire che si richiede loro di divenire consapevoli della propria situazione davanti a Dio (vedi nr. 300). Anche quando, a livello oggettivo, una situazione non corrisponda alle norme ecclesiastiche, è necessario differenziare attentamente se si tratti anche di una situazione di peccato oppure se il grado di responsabilità personale della persona interessata – e quindi la gravità del peccato – non possa essere attenuato (vedi nr. 300). Anche se non sembra a prima vista, in questo contesto il Papa imbocca una nuova via nell’affrontare questo tipo di situazioni. Nei passaggi 296-312 il Papa offre un’altra via per differenziare le diverse situazioni e accompagnare le persone interessate in modo pastorale e anche spirituale, soprattutto i divorziati che vivono una nuova unione. L’attenzione posta sull’accompagnamento spirituale è degna di nota. Il Papa scrive che “due logiche […] percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e reintegrare” (nr. 296), per poi far propria la seconda forma: “La logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza” (nr. 299).

In merito a questo passaggio un’ulteriore annotazione: può sorprendere che il Papa parli nuovamente di situazioni “irregolari”, a differenza del documento conclusivo del Sinodo 2015;in questo documento il Papa parla sempre però delle “cosiddette” situazioni irregolari. Allo stesso modo nell’intero documento si rende evidente che anche le situazioni “regolari” non sono perfette soltanto perché corrispondono alla norma. Questo pensiero del “bianco o nero” è lontano da quello che sostiene il Papa, vale a dire il cammino e la crescita nel matrimonio. Pertanto egli si rammarica ad esempio del fatto che “abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita” (nr. 37). Il Papa desidera incoraggiare tutti, a prescindere dalla situazione in cui stanno vivendo, ad affrontare le sfide e a crescere insieme: “non potremo incoraggiare un cammino di fedeltà e di reciproca donazione se non stimoliamo la crescita, il consolidamento e l’approfondimento dell’amore coniugale e familiare” (nr. 89).

Il documento racchiude molti tesori tutti da scoprire: come le diverse affermazioni sull’educazione etica e sessuale di bambini e giovani, la preparazione al matrimonio e l’accompagnamento di giovani coppie sposate, il significato positivo di erotismo e sessualità, l’equivalenza di matrimonio e di celibato, una mentalità che sta di fronte alla vita in modo aperto e positivo ecc. Non sono tutti nuovi i contenuti che il Papa ci propone. Egli cita più volte le catechesi di Papa S. Giovanni Paolo II su “La teologia del corpo”, l’Enciclica sull’amore “Deus caritas est” di Papa Benedetto XVI e altri testi del magistero della Chiesa. È degno di nota come egli citi anche diverse Conferenze episcopali, come già aveva fatto in precedenza nell’Enciclica Laudato si’ e questo rende evidente quanto il Papa desideri essere in dialogo con i vescovi; il papa, inoltre, cita anche autori moderni come Erich Fromm oppure Gabriel Marcel.

Papa Francesco si è impegnato a non ripetere pensieri che già conosciamo ma a parlare con un tangibile coinvolgimento personale e con un nuovo linguaggio. Dal modo con cui si esprime si coglie bene la sua gioia nel parlare di amore nel matrimonio e nella famiglia e come egli desideri trasmettere questa sua gioia. Si comprende anche che egli sa a chi si sta rivolgendo: a persone cioè che nel loro quotidiano affrontano diverse sfide e problemi. Il Papa desidera raggiungerle, essere loro vicino, vuole accompagnarle e integrarle sempre più nella comunità della Chiesa. Le parole “differenziare”, “accompagnare” e “integrare” caratterizzano lo stile pastorale, compito che con questo scritto il Papa vuole affidare alla Chiesa.

Il cardinale Schönborn ha concluso la presentazione di questa esortazione apostolica con le parole: “Papa Francesco ripone la sua fiducia nella ,gioia dell’amore’. È la bussola che ci indica la via. È la meta e la via allo stesso tempo, perché Dio è amore, e perché l’amore proviene da Dio. Niente è più esigente dell’amore. Pertanto nessuno deve temere che Papa Francesco con il suo scritto apostolico Amoris Laetitia inviti ad una via troppo facile. La via non è facile. Ma piena di gioia!”

 

 

 

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