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Il governo Monti a termine

LA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA

TRA IPOCRISIE E RICERCA DI UN CAPRO ESPIATORIO

«Doveva avere il coraggio di staccarmi la spina, sapendo che l’avrei potuta staccare anch’io» sostiene il presidente del consiglio Mario Monti tuttora in carica ed evidentemente deluso dall’atteggiamento del segretario del PDL nei confronti del suo governo. Ricordiamo brevemente a tal proposito le parole pronunciate nell’aula di Montecitorio dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, secondo il quale «l’esperienza del governo Monti sarebbe conclusa».

Che dire di questo improvviso cambiamento di rotta dopo che lo stesso “Popolo della libertà” per tanti mesi ha sempre sostenuto la politica del governo tecnico? Improvvisamente l’operato del professore bocconiano sembra non accontentare più nemmeno chi gli era più fedele. A questo punto, non pare casuale la decisione dell’onorevole Silvio Berlusconi di ricandidarsi come stella di punta di un centro – destra fortemente mutilato e secondo i sondaggi con poche probabilità di vittoria.

Il governo Monti non è un prodotto del caso, ma la conseguenza di un fallimento politico – circostanze già viste e riviste in Italia, e pertanto nulla di nuovo sotto il sole. “Medicina amara” per un paese molto malato?

No, il problema invece è un altro. Il governo, in quanto organo esecutivo, agisce in funzione della fiducia del parlamento e attribuire oggi, dopo oltre un anno di attività, le responsabilità del disagio dell’Italia nei confronti del governo dei tecnici, perché questo si intravede nell’azione del PDL, non è responsabile.

E’ vero, formalmente il governo Monti non è stato sfiduciato, ma proclamare alla Camera che si ritiene conclusa l’esperienza Monti, vi equivale. Comprensibile quindi la decisione del professor Monti di volersi dimettere dopo l’approvazione della legge di stabilità.

Personalmente sono dell’avviso che rimanere in carica per approvare tale legge è espressione di grande responsabilità istituzionale, che troppo spesso non si riscontra in tanti politici osannati giornalmente dai numerosi mass media italiani. Non possiamo sempre cercare un capro espiatorio per le nostre colpe e usare le persone a nostro piacimento.

Un Paese come l’Italia che vanta una storia repubblicana importante, con politici degni di tale nome, deve trovare la forza di risorgere e di superare non solo la crisi economica, ma soprattutto quella culturale. Coloro che andranno a rappresentarci in Parlamento e a raccogliere i cocci sparsi, saranno chiamati a osare, a superare la barriera dei simboli per il bene comune. Una sana competizione aiuta a crescere, ma può essere anche distruttiva. Nessuno è completo e la bacchetta magica non l’avrà né destra, né sinistra, né centro, né tecnico, cosicché l’ancora di salvezza non potrà che essere che una giusta, sana condivisione.

 

 

 

 

 

Claudio Calabrese

Giornalista pubblicista, scrittore.

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Claudio Calabrese

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