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Bolzano meno sicura? I bolzanini invocano l’Esercito

19 Marzo 2018

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Bolzano meno sicura? I bolzanini invocano l’Esercito

L’ultimo mese è stato critico. Scippi in pieno giorno ad opera di bande, spaccate in più punti della città, aggressioni a lavoratori (panetteria Trenker) e malcontento diffuso e non solo nella zona ormai caldissima di via Perathoner, descritta come hub dello spaccio. Non sarebbe felice lo storico borgomastro, colui   che diede a Bolzano la spinta della Belle Epoque, a sentir oggi le lamentele dei suoi concittadini. Problema immigrazione incontrollata od esagerazione mediatica? Bolzano è peggiorata? Ci vuole veramente l’Esercito o bastano Vigili Urbani e Polizia? Queste le domande di fondo per la stesura dell’articolo, che è stato scritto esclusivamente sulle testimonianze dei bolzanini, ascoltati quartiere per quartiere e senza enfatizzazioni, solo uno scorcio di realtà quotidiana. Partiamo da Oltrisarco, ove sono moltissimi a lamentarsi del degrado della Piazza Nikoletti. Antonio, 65 anni, ad esempio sostiene che il quartiere negli ultimi 10 anni sia peggiorato e la politica cittadina quasi del tutto assente sui temi che contano. Molti, a dir la verità, lodano le iniziative di circoscrizione ma lamentano un senso d’abbandono, si sentono periferici e dimenticati. I negozianti non sono da meno, il leitmotiv prosegue a Don Bosco. Qualche spaccata e residenti che si sentono poco sicuri. Negozianti sul piede di guerra, alla fine i danni dei tentati furti tocca pagarli a loro. “Viene voglia di chiudere”, botta qualcuno. Non va meglio a Gries, rissa al supermercato giusto l’altro giorno, dove una signora sottolinea: “Siamo abbastanza stanchi, la città è peggiorata, ma non si può dire o ti danno della razzista”. I dati dei reati però risultano in calo, quando lo si fa notare la reazione è vemente e quasi incredula. “Molti non denunciano” è la risposta-default. Jogging sulla ciclabile? “Si, ma evito certi orari e soprattutto certe zone, dietro allo Stadio Druso ad esempio. Non rinuncio alla mia corsa ma ho sempre gli occhi aperti”. Lamentele ovviamente anche dal centro storico (tralasciate volutamente le zone “red”) ove Petra Weber ci racconta questo sgradevole episodio incorso pochi giorni addietro in piena zona Portici: “Stavo passeggiando con mio marito dopo cena, volevo chiamare un taxi e ho tirato fuori il cellulare dalla tasca sinistra del cappotto. Il tempo di guardare sullo schermo e mi è stato strappato di mano da un ragazzo giovane di colore che è corso via velocissimo.” Un furto con destrezza. “Poi ho chiamato una pattuglia spiegando l’accaduto ed il giorno seguente ho fatto denuncia in questura dove mi hanno detto che queste cose purtroppo sono all’ordine del giorno e che ormai la situazione sia ingestibile…Ci siamo spaventati molto… non avrei mai pensato che fosse possibile una cosa del genere, a Bolzano poi! “. A ciò s’aggiungono segnalazioni di bivacchi, in zona Piazza Vittoria ad esempio. La sensazione che si respira è molto strana. Quest’ondata d’episodi, a cui Bolzano non era abituata, ha investito un po’ tutta la città lasciando i bolzanini sgomenti ed a tratti increduli. Sono molti gli episodi segnalati dalla cittadinanza, spesso non denunciati. Molti commercianti e gestori di bar, dalla periferia al centro lamentano episodi critici. Bolzano, quindi, per molti concittadini, non è più l’isola felice d’un tempo. Poche le voci fuori dal coro. Per qualcuno le zone calde ci sono sempre state e la situazione non pare cosi allarmante. Qualcuno punta il dito verso social e certa politica, additati come fomentatori d’odio. In realtà, anche il sindaco di Bolzano ha dovuto ammettere d’aver le mani legate a livello normativo. Ma i bolzanini cosa chiedono? Praticamente all’unanimità l’intervento dell’Esercito, impegnato in molte città italiane con “Strade Sicure”. Del resto in uno stato di diritto è inammissibile vi siano zone “franche” o “in cui è meglio evitar d’andare”, passi per qualche luogo, ma non deve diventare una prassi. Non deve essere il cittadino (che paga le tasse per la propria sicurezza) ad evitare zone e luoghi ma lo stato a rendere questi territori sicuri. In caso contrario viene meno il patto tra stato e cittadino e le conseguenze non possono che essere potenzialmente pericolose.

Il nocciolo del problema

Ma questa sensazione d’insicurezza diffusa è imputabile all’immigrazione? In parte, anzi, più precisamente alla gestione dell’immigrazione, giudicata dalla cittadinanza non sempre all’altezza. A lamentarsi anche molti stranieri integrati, increduli dinanzi a certe situazioni critiche. La politica, tutta, dovrebbe occuparsi di sicurezza cittadina tralasciando le ideologie ed affrontando i problemi. Da più parti si richiede deterrenza sul territorio. Quest’aspetto potrebbe esser attenuato da “Strade Sicure”? Forse s’eviterebbero proposte di ronde, speculazione politica di vari colori, episodi particolari. Che sia l’ultima carta rimasta da giocare al Comune di Bolzano? Forse i militari non sono una panacea ma potrebbero raffreddare gli animi di una cittadinanza sempre più esasperata e stanca ed esser deterrenza per chi invece pare vivere oltre le regole. “Eppur (qualcosa) si muove” forse ai bolzanini basterebbe solo questo.

Dal sito del Ministero della Difesa, come funziona “Strade Sicure”

L’Esercito Italiano conduce l’Operazione “Strade Sicure”, su territorio nazionale, ininterrottamente dal 4 agosto 2008, in virtù della L. n. 125 del 24 luglio dello stesso anno. Il testo di legge, nel dettaglio, prevede che: “Per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, ove risulti opportuno un accresciuto controllo del territorio, può essere autorizzato un piano di impiego di un contingente di personale militare appartenente alle Forze armate”. Tale operazione è, a tutt’oggi, l’impegno più oneroso della Forza Armata in termini di uomini, mezzi e materiali. Il primo contingente, articolato su 3.000 donne e uomini dell’Esercito Italiano, ha operato a disposizione dei prefetti delle province (comprendenti aree metropolitane e comunque aree densamente popolate) per svolgere servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili, inclusa la vigilanza esterna ai Centri di Accoglienza e ai Centri di Identificazione ed Espulsione, che ha assunto notevole importanza stante la portata del fenomeno migratorio, nonché di perlustrazione e pattugliamento in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia. I militari in servizio nell’Operazione “Strade Sicure”, qualificati come Agenti di Pubblica Sicurezza, seguono uno speciale iter addestrativo, teorico-pratico, tale da garantire una pronta risposta operativa alle varie attivazioni e sempre adeguata alle circostanze.

 

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale