“La maggioranza degli italiani si sente tradita dal patto Pd/Svp sulla toponomastica?”
Abbiamo raggiunto Roberto Bizzo, rappresentante del Pd e presidente del Consiglio provinciale, col quale ci siamo intrattenuti su argomenti difficili e scottanti. Ovviamente il cuore del discorso non poteva che cadere sulla questione toponomastica. Qualche domanda piccante è servita sul piatto caldissimo del menù politico altoatesino.
Il presidente Francesco Palermo proverà a ottenere il via libera alla sua proposta di mediazione, basata sul testo della norma di attuazione (condiviso da tutti nella paritetica) e su un elenco di nomi, frutto di sintesi tra gli allegati A (Durnwalder-Fitto) e il più restrittivo sul bilinguismo allegato B (Durnwalder-Delrio).Entriamo subito nel vivo del problema: accordo sulla toponomastica al ribassocon questa soluzione?
Non si tratta di gioco al ribasso, ma di coerenza: Il problema è che, mentre si approva una buona norma d’attuazione che definisce cos’è il modo condiviso con cui decidere la toponomastica -e, più in generale, definisce per la prima volta che sulle questioni “sensibili” si ragiona su base paritetica e col metodo del consenso- contemporaneamente si vorrebbe anche approvare un elenco di toponimi -frutto di un lavoro non paritetico- che applicando quella norma non sarebbero mai approvabili, perché su di essi il consenso non c’è. Inoltre il compito della commissione paritetica è quello di definire norme di attuazione, ovvero delle norme che sono le condizioni per decidere o per fare delle leggi. Quindi non è certo compito della commissione paritetica quello di occuparsi direttamente dei toponimi, cosa che vorrebbero gli allegati; questo lavoro lo lasciamo a coloro che sono esperti e preposti a ciò.
La maggioranza degli italiani altoatesini si sente tradita dal patto Svp/Pd sulla toponomastica, lei da membro del Pd cosa risponde?Innanzitutto che non si tratta di un patto Svp/Pd, ma semmai di un accordo tra l’on Bressa e il sen Zeller o se vogliamo tra l’on. Bressa e la Svp. Che dimostra quale sia la sensibilità dell’on Bressa nei confronti della popolazione locale.
La toponomastica è un tema difficile, controverso e complesso. Tocca le sensibilità della testa e della “pancia” di molti. Non è appena una questione partitica come in questi giorni si è voluta dipingere e ben diffondere sui quotidiani locali per alimentare una presunta tensione all’interno del PD. Questa è una questione squisitamente politica e non riducibile alle sole dinamiche di partito. Quindi in questo momento parla Bizzo, il cittadino figlio di questa terra, e non solamente il membro del PD. Come politico, affrono la questa questione con la serietà, la coerenza e la responsabilità che merita. Poi, se a qualcuno viene il mal di pancia probabilmente ha ridotto questo momento storico alle sole dinamiche di palazzo. Peccato!
L’atteggiamento del Pd ricorda un po’ quello di Daladier e Chamberlain alla conferenza di Monaco del 1938. Concessioni continue al ribasso non evitarono l’ingordigia territoriale della Germania. Il paragone può sembrare azzardato ma in realtà, quella italiana, sembra una ritirata “millimetrata”. Ovvero, ogni anno da circa trent’anni si cedono millimetri che sono diventati chilometri. Perché?
Perché non si è voluto prendere atto che con la chiusura della cosiddetta vertenza, si era anche chiuso il tempo del dovere, nel senso che l’alleanza con la Svp, da obbligata –con l’obiettivo di chiudere appunto la vertenza- poteva e doveva diventare politica. Alcuni invece, hanno preferito perseguire l’alleanza con la Svp come unico obiettivo, perché la cosa più importante era stare al governo.
Tralasciando le analisi, gli italiani di qui s’aspettano un mantenimento della toponomastica odierna ( magari ufficializzando i nomi tedeschi e ladini. Se questa linea non dovesse passare, è consapevole che servirebbe azione oltre le righe? Rompere con la Svp ad esempio, anche se il partito non pare d’accordo? Spaccatura in arrivo?
No, non sono io a volere ulteriori spaccature, voglio essere semplicemente coerente con una norma di cui ci siamo occupati nella commissione che prevede come principio la condivisone. Quindi la mia posizione è nell’indirizzo della rappresentatività dei cittadini che sentono sempre più di non avere voce in capitolo e possibilità di replica. Se per azione sopra le righe si intende che qualche volta ci sia bisogno di dire dei “no” decisi e convinti per salvare la coerenza che un politico deve alla propria gente, allora sì.
Ad un anno dalle elezioni la sensazione è che il suo partito non voglia turbare i rapporti con l’alleato di sempre. Quest’alleato però non pare paritetico, sembra dettare agende ed obiettivi. Il futuro sarà simile? Il gruppo italiano questa volta potrebbe voltar le spalle all’asse storico. Nel Pd ne avete parlato? A volte su questi temi il Pd altoatesino non sembra sul pezzo, perso tra bellissimi discorsi filosofici ma tremendamente lontano dai reali obiettivi del gruppo linguistico che dovrebbe rappresentare…
Che dire? Lanciarmi in una difesa a spada tratta delle modalità con le quali alcuni nel PD hanno deciso di affrontare le questioni nodali che riguardano la nostra comunità in questi anni, non mi sento di farlo. Dico solamente che la questione, sia del PD ma anche dei partiti in generale, è quella di recuperare la prossimità con le persone, fuori dai palazzi del potere e dalle logiche di convenienza, ritrovare un rapporto con la realtà e da questo sviluppare non tanto una riflessione, ma un’azione che possa poi diventare politica. Non per niente in questo periodo, per metterci davanti alla riforma dello statuto di autonomia ho deciso di incontrare le diverse realtà che rappresentano la nostra comunità per partire proprio dai bisogni per dare poi risposte concrete. Questo è solo un esempio di come intendo io la politica.
Non è il caso di decidere che partito debba essere il Pd? Il progetto interetnico pare naufragato, pure male, con la crescente voglia di cambiare strada, dagli Usa alla Francia, che cosa si può fare?
Quello che ho sempre creduto: un partito popolare, capace di rappresentare al proprio interno tutti i settori di una società complessa e compitamente autonomista.