Incontri al Muse per parlare di fauna
Tornano in un’inedita veste solo online gli Incontri al Museo per parlare di fauna. Il format, uno dei più longevi e seguiti del MUSE, si aprirà parlando della situazione del lupo nelle Alpi, tema di grande attualità nel dibattito pubblico trentino e non solo.
In un momento nel quale il lupo anima le pagine dei giornali, il MUSE – Museo delle Scienze e il progetto europeo LIFE
L’appuntamento, in programma mercoledì 2 dicembre 2020, alle 20.45 in diretta Facebook, fa parte della rassegna Incontri al Museo per parlare di fauna, le tradizionali occasioni che – a cadenza mensile – permettono di avvicinarsi con prospettive sempre nuove alle ricerche e agli studi sulla fauna, alla biodiversità animale e vegetale, alla conoscenza e la conservazione della natura.
La serata, dal titolo “La situazione del lupo nelle Alpi e le nuove prospettive dal LIFE Wolfalps EU”, intende offrire il proprio contributo al dibattito pubblico dedicato alla
Come spiega Francesca Marucco,
Il monitoraggio in provincia di Trento è stato affidato proprio al MUSE. Il personale e i collaboratori del museo, infatti, in collaborazione con il Servizio Foreste e Fauna della Provincia e i volontari di tante realtà del territorio (Associazione Cacciatori Trentini, SAT, Io non ho paura del lupo, Associazione Italiana Guide Ambientali escursionistiche e WWF Trentino) le scorse settimane hanno avviato l’ambizioso progetto di monitoraggio di questa specie: in Trentino sono 32 le aree campione con probabile presenza di branchi (13 quelli accertati dal monitoraggio della PAT a fine 2019), da ispezionare percorrendo circa 60 itinerari prestabiliti fino a marzo 2021.
Mercoledì, al termine della presentazione, è previsto – sempre in modalità virtuale attraverso le domande che potranno essere inviate sulla piattaforma Facebook – un momento di dibattito moderato da Paolo Pedrini, responsabile Sezione Zoologia dei Vertebrati del MUSE.
Gli incontri 2021
Il calendario 2021 degli Incontri al Museo per parlare di fauna si aprirà mercoledì 13 gennaio con un focus sul gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), specie autoctona minacciata dalla perdita di habitat e dalla competizione con i “parenti” esotici. Ad affrontare l’argomento “tra sfide e nuove opportunità” Cristina Bruno, idrobiologa e ricercatrice della Fondazione Edmund Mach.
Il 3 febbraio, invece, ci sposteremo in Canada per parlare di pernici e cambiamenti climatici con Davide Scridel, ecologo e ricercatore del MUSE, mentre un mese dopo – il 3 marzo -, sarà la volta del popolo delle rocce, i camosci, con un approfondimento a cura degli esperti del Parco Nazionale dello Stelvio. Il 7 aprile, spazio al rapporto tra avifauna e gestione dei prati con Mattia Brambilla e Francesco Gubert della Sezione Zoologia dei Vertebrati del MUSE.
Il ciclo di appuntamenti si concluderà il 12 maggio con il “fantasma delle montagne”, l’elusivo leopardo delle nevi: sulle sue tracce, e su quelle di altri animali minacciati dall’Antropocene, Francesco Rovero dell’Università di Firenze e Valentina Oberosler del MUSE che illustreranno le potenzialità delle tecniche di fototrappolaggio e alcuni interessanti casi studio condotti sulla fauna selvatica.
Mercoledì 13 gennaio 2021
“La gestione del gambero di fiume in Trentino: sfide e opportunità” con Cristina Bruno, Fondazione Edmund Mach.
Mercoledì 3 febbraio 2021
“Tre pernici, un unico clima: l’impatto dei cambiamenti climatici sulla distribuzione del genere Lagopus nella Columbia Britannica (Canada)” con Davide Scridel, MUSE.
Mercoledì 3 marzo 2021
“Passato, presente e futuro del popolo delle rocce – un racconto sull’evoluzione e l’ecologia del camoscio delle Alpi” con Luca Corlatti e Luca Pedrotti, Parco Nazionale dello Stelvio.
Mercoledì 7 aprile 2021
“Coltivare il prato per tutelare la biodiversità: il legame tra avifauna e gestione dei prati in Trentino” con Mattia Brambilla, Francesco Gubert e Paolo Pedrini, MUSE.
Mercoledì 12 maggio 2021
“Studiare la fauna selvatica nell’Antropocene: racconti di foto-trappolaggio dal mondo, con un caso studio nei monti Altai della Mongolia”, Francesco Rovero, Università di Firenze, e Valentina Oberosler, MUSE.